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Costo fotocopie in carcere: limiti e rimborso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46299/2024, ha stabilito che l’ordine del Magistrato di sorveglianza che fissa un prezzo massimo per il costo fotocopie in carcere non ha efficacia retroattiva. Di conseguenza, il diritto del detenuto al rimborso per le somme pagate in eccesso decorre solo dalla data del provvedimento e non da periodi precedenti. La Corte ha chiarito che il giudizio di ottemperanza serve a far rispettare un ordine esistente, non a introdurre nuove pretese o a rivalutare il merito.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Costo Fotocopie in Carcere: Quando Scatta il Diritto al Rimborso?

La questione del costo fotocopie in carcere rappresenta un tema di costante dibattito per i diritti dei detenuti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46299/2024) ha fornito chiarimenti cruciali sull’efficacia temporale dei provvedimenti che stabiliscono il prezzo di tali servizi e sui limiti del conseguente diritto al rimborso. La decisione analizza la natura del giudizio di ottemperanza, distinguendolo nettamente da altri rimedi a tutela dei diritti dei reclusi.

I Fatti del Caso: Il reclamo del detenuto

Un detenuto ristretto presso la Casa circondariale di Nuoro si era visto addebitare un costo per le fotocopie ritenuto eccessivo. A seguito di un suo reclamo, il Magistrato di sorveglianza, con un’ordinanza del 12 dicembre 2023, aveva stabilito che il prezzo corretto dovesse essere compreso tra 5 e 7 centesimi a pagina.

Tuttavia, l’Amministrazione penitenziaria aveva iniziato ad applicare la tariffa corretta solo a partire da febbraio 2024. Il detenuto ha quindi presentato un’istanza in ottemperanza, chiedendo la restituzione delle somme pagate in eccesso non solo dal 12 dicembre 2023, ma a partire da una data precedente, il 21 giugno 2023, periodo in cui sosteneva di aver già subito il sovrapprezzo.

La Decisione della Magistratura di Sorveglianza

Il Magistrato di sorveglianza, con un nuovo provvedimento del 25 giugno 2024, ha accolto solo parzialmente la richiesta. Ha ordinato all’Amministrazione penitenziaria di restituire la differenza pagata in eccesso, ma limitatamente al periodo compreso tra il 12 dicembre 2023 (data della prima ordinanza) e il febbraio 2024. Il giudice ha escluso dal rimborso il periodo precedente, senza fornire, secondo la difesa del detenuto, una spiegazione adeguata per tale limitazione.

Il ricorso in Cassazione e il costo fotocopie in carcere

Il difensore del detenuto ha impugnato questa decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e una “motivazione apparente”. Secondo il ricorso, una volta accertato che il costo fotocopie in carcere era illegittimo perché superiore ai prezzi di mercato, il diritto alla restituzione avrebbe dovuto coprire l’intero periodo in cui l’illecito si era verificato, e non solo il periodo successivo alla prima ordinanza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e fornendo una spiegazione dettagliata sulla natura e i limiti del procedimento di ottemperanza nel diritto penitenziario.

L’ambito del giudizio di ottemperanza

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che il giudizio di ottemperanza è uno strumento finalizzato esclusivamente a garantire l’esecuzione di un precedente provvedimento giudiziario divenuto definitivo. Non è la sede adatta per presentare domande nuove o per rimettere in discussione il contenuto della decisione da eseguire. Il suo scopo è verificare se l’Amministrazione abbia adempiuto o meno a un ordine specifico del giudice.

L’efficacia temporale del provvedimento

Il punto centrale della motivazione risiede nell’interpretazione dell’ordinanza originaria del 12 dicembre 2023. La Corte ha osservato che quel provvedimento, nel fissare il prezzo delle fotocopie, aveva un’efficacia pro-futuro, ovvero per il tempo a venire. La dicitura “dispone il costo…” indicava una regola da applicare dal momento della decisione in poi, non una statuizione con effetti retroattivi. Di conseguenza, l’obbligo per l’Amministrazione di adeguarsi alla nuova tariffa è sorto solo il 12 dicembre 2023. Pertanto, il Magistrato, in sede di ottemperanza, ha correttamente limitato l’ordine di restituzione al solo periodo di inadempimento successivo a tale data.

Distinzione con il rimedio risarcitorio

La difesa aveva paragonato il caso a quello del rimedio risarcitorio per detenzione inumana e degradante (art. 35-ter Ord. pen.), che per sua natura è retroattivo in quanto compensa un danno subito nel passato. La Cassazione ha respinto tale analogia, chiarendo che i due istituti hanno finalità e presupposti diversi. Mentre il rimedio ex art. 35-ter ha una funzione riparatoria per una violazione di diritti fondamentali avvenuta nel passato, il provvedimento sul costo fotocopie in carcere in esame aveva una funzione regolatoria per un rapporto di servizio specifico, con efficacia per il futuro.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che la motivazione del Magistrato di sorveglianza non era affatto apparente, ma congrua e logicamente corretta. Il giudice aveva correttamente interpretato la portata del provvedimento da eseguire, limitandone gli effetti alla sfera temporale di sua competenza. Rigettando il ricorso, la sentenza stabilisce un importante principio: i provvedimenti che regolano aspetti amministrativi della vita detentiva, come i costi dei servizi, salvo diversa ed esplicita previsione, non hanno effetto retroattivo. Il diritto al rimborso per un inadempimento dell’amministrazione sorge solo a partire dalla data in cui l’obbligo è stato giudizialmente sancito.

Un provvedimento del Magistrato di sorveglianza che fissa il prezzo delle fotocopie ha effetto retroattivo?
No, secondo la sentenza, un provvedimento che stabilisce una tariffa (come il costo delle fotocopie) ha di norma efficacia per il futuro, a partire dalla data della sua emissione, a meno che non sia esplicitamente prevista la sua retroattività. Il diritto al rimborso per le somme pagate in eccesso decorre quindi da quella data.

Cosa si può chiedere in un giudizio di ottemperanza?
In un giudizio di ottemperanza si può chiedere esclusivamente che la Pubblica Amministrazione esegua un provvedimento del giudice che è diventato definitivo e che non è stato rispettato. Non è possibile presentare domande nuove o chiedere una revisione del contenuto della decisione originale.

Perché la Corte ha rigettato il ricorso nonostante il detenuto avesse pagato un prezzo eccessivo anche prima dell’ordinanza?
La Corte ha rigettato il ricorso perché il procedimento in esame era un giudizio di ottemperanza, il cui oggetto era limitato a far rispettare l’ordinanza del 12 dicembre 2023. Quell’ordinanza non aveva disposto nulla per il passato, ma aveva solo fissato le regole per il futuro. La pretesa di rimborso per il periodo precedente avrebbe dovuto essere oggetto di un diverso e autonomo procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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