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Costituzione parte civile vale querela: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per truffa, sostituzione di persona e autoriciclaggio. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: la costituzione di parte civile vale come querela, anche per i reati resi procedibili a querela dalla Riforma Cartabia. È stato inoltre confermato che l’autoriciclaggio sussiste indipendentemente dalla procedibilità del reato presupposto e che la sostituzione di persona non è assorbita dalla truffa, tutelando beni giuridici diversi.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Costituzione di Parte Civile Vale Querela: La Cassazione Post-Cartabia

Con la recente sentenza n. 17338/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale nel diritto processuale penale, affermando con forza che la costituzione di parte civile vale querela. Questa pronuncia assume un’importanza particolare alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, che ha ampliato il novero dei reati procedibili a querela di parte. La Corte ha esaminato un caso complesso che intrecciava truffa aggravata, sostituzione di persona e autoriciclaggio, fornendo chiarimenti fondamentali su tutti e tre i fronti.

I Fatti del Caso: Truffa, Sostituzione di Persona e Autoriciclaggio

Il caso ha origine dalla condanna di un’imputata per diversi reati. La Corte d’Appello aveva confermato la sua responsabilità penale per sostituzione di persona, concorso in truffe aggravate dal danno patrimoniale di rilevante gravità e autoriciclaggio. Un’altra accusa, quella di accesso abusivo a sistema informatico, era stata invece dichiarata estinta per prescrizione.

L’imputata, non accettando la decisione, ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali, mettendo in discussione la stessa procedibilità delle accuse e la configurabilità dei reati contestati.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’imputata ha contestato la sentenza di condanna sostenendo principalmente tre punti:
1. Mancanza della condizione di procedibilità per la truffa: Secondo la difesa, con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, il reato di truffa aggravata (art. 61 n. 7 c.p.) è diventato procedibile a querela. Poiché una delle vittime aveva rimesso la querela e le altre (un ente pubblico e una società finanziaria) non l’avrebbero formalmente presentata, l’azione penale non avrebbe dovuto proseguire.
2. Insussistenza dell’autoriciclaggio: Di conseguenza, se la truffa (reato presupposto) non era procedibile, non poteva sussistere neanche il reato di autoriciclaggio. Inoltre, la condotta contestata era un mero trasferimento di denaro, inidoneo a ostacolare l’identificazione della sua provenienza illecita.
3. Assorbimento della sostituzione di persona nella truffa: La difesa ha argomentato che la sostituzione di persona era stata solo un mezzo per commettere la truffa, con un’unica finalità di profitto economico, e quindi avrebbe dovuto essere assorbita nel reato più grave.

La decisione della Corte: la costituzione di parte civile vale querela

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. La decisione si fonda su principi giurisprudenziali consolidati, applicati con coerenza anche al nuovo quadro normativo.

Le motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della ricorrente.

Sul primo motivo, i giudici hanno riaffermato con chiarezza che la costituzione di parte civile vale querela. La volontà di punizione della persona offesa, necessaria per la procedibilità, non richiede formule sacramentali e può essere desunta da atti che manifestano in modo inequivocabile tale intenzione. La costituzione di parte civile nel processo penale, e la sua mancata revoca nei gradi successivi di giudizio, rappresenta proprio una di queste manifestazioni. Sia l’ente pubblico che la società finanziaria si erano costituiti parte civile e non avevano mai revocato tale atto. Questo, secondo la Corte, equivale a una querela e soddisfa pienamente la condizione di procedibilità, anche dopo la Riforma Cartabia.

Per quanto riguarda l’autoriciclaggio, la Corte ha respinto la censura per due ragioni. In primo luogo, essendo procedibile il reato di truffa, cadeva il presupposto dell’argomentazione difensiva. In secondo luogo, e in via assorbente, i giudici hanno ricordato che la configurabilità del delitto di autoriciclaggio non è influenzata dall’eventuale mancanza di una condizione di procedibilità del reato presupposto. Inoltre, la condotta non era un mero trasferimento: l’imputata aveva aperto un conto corrente a nome di una terza persona ignara, vi aveva versato i proventi della truffa e poi aveva utilizzato parte di quel denaro per acquistare 84 sterline d’oro. Queste operazioni sono state ritenute, per loro stessa natura, idonee a ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro.

Infine, è stato respinto anche l’ultimo motivo. La Cassazione ha ribadito che il reato di sostituzione di persona e quello di truffa possono concorrere. Essi tutelano beni giuridici diversi: la fede pubblica il primo, il patrimonio il secondo. La finalità di profitto non esclude la coscienza e la volontà di ledere la fede pubblica inducendo altri in errore sull’identità di una persona. Pertanto, non vi è alcun assorbimento tra i due reati.

Le conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui la volontà punitiva della vittima può essere manifestata in modi diversi dalla querela formale. La costituzione di parte civile è un atto processuale che esprime chiaramente l’interesse della persona offesa non solo al risarcimento del danno, ma anche alla persecuzione penale del colpevole. Questa interpretazione garantisce la tutela delle vittime anche nel mutato contesto normativo della Riforma Cartabia, evitando che cavilli procedurali possano vanificare l’azione della giustizia. La decisione offre anche importanti precisazioni sui contorni del reato di autoriciclaggio e sul rapporto tra truffa e sostituzione di persona, confermando la solidità di principi giurisprudenziali di lunga data.

La costituzione di parte civile può sostituire la querela per un reato come la truffa, specialmente dopo la Riforma Cartabia?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la costituzione di parte civile non revocata equivale a querela, in quanto manifesta in modo inequivocabile la volontà punitiva della persona offesa. Questo principio è valido anche per i reati, come la truffa, resi procedibili a querela dalla Riforma Cartabia.

Per configurare il reato di autoriciclaggio è necessario che il reato da cui provengono i soldi (reato presupposto) sia effettivamente procedibile?
No. La sentenza chiarisce che la configurabilità del delitto di autoriciclaggio non è influenzata dalla mancanza di una condizione di procedibilità per il reato presupposto. Il reato di autoriciclaggio sussiste autonomamente se vengono poste in essere condotte idonee a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita dei beni.

Il reato di sostituzione di persona viene assorbito da quello di truffa se lo scopo è unicamente ottenere un profitto economico?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, il reato di sostituzione di persona e quello di truffa possono concorrere formalmente. Essi proteggono beni giuridici diversi: la fede pubblica per il primo e il patrimonio per il secondo. La finalità di profitto non esclude la volontà di commettere la sostituzione di persona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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