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Costituzione parte civile: i requisiti post-Cartabia

Un imputato, condannato per diffamazione tramite patteggiamento, ha impugnato la condanna al pagamento delle spese legali della parte civile, sostenendo l’invalidità dell’atto di costituzione. Secondo il ricorrente, l’atto era troppo generico e non rispettava i nuovi e più stringenti requisiti introdotti dalla Riforma Cartabia. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che l’atto di costituzione parte civile era valido. La Corte ha spiegato che, per soddisfare i nuovi requisiti, è sufficiente che l’atto specifichi la condotta lesiva e la sua idoneità a causare un danno (causa petendi), e individui la natura dei pregiudizi risarcibili (petitum), senza necessità di una completa equiparazione all’atto di citazione civile.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Costituzione Parte Civile: La Cassazione Definisce i Requisiti Post Riforma Cartabia

La Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022) ha introdotto significative modifiche nel processo penale, in particolare per quanto riguarda i requisiti formali per la costituzione parte civile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34817 del 2024, offre un chiarimento fondamentale su come interpretare queste nuove norme, bilanciando il rigore formale con le esigenze di tutela della persona danneggiata dal reato. Il caso analizzato riguarda una condanna per diffamazione a seguito di patteggiamento e la successiva contestazione sulla validità della richiesta risarcitoria avanzata dalla vittima.

I Fatti del Processo

Il Tribunale di Parma, applicando la pena su richiesta delle parti (patteggiamento), aveva condannato un imputato a una pena pecuniaria per il reato di diffamazione aggravata. Contestualmente, lo aveva condannato a rimborsare le spese legali sostenute dalla persona offesa, che si era costituita parte civile nel procedimento. L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, non contestando la pena patteggiata, ma unicamente la statuizione civile. Il motivo del contendere era l’asserita nullità dell’atto di costituzione parte civile, ritenuto dalla difesa eccessivamente generico e non conforme ai nuovi e più stringenti requisiti dell’articolo 78 del codice di procedura penale, come modificato dalla Riforma Cartabia.

L’impatto della Riforma sulla Costituzione Parte Civile

Il punto centrale del ricorso si basava sull’idea che la Riforma Cartabia avesse sostanzialmente equiparato l’atto di costituzione parte civile a un atto di citazione civile (art. 163 c.p.c.). Secondo la difesa, l’atto della persona offesa era invalido perché mancava di una precisa indicazione della causa petendi (le ragioni della pretesa) e del petitum (l’oggetto della richiesta). L’atto si limitava, a dire del ricorrente, a un generico richiamo al reato contestato e a un danno subito da una società, mentre la persona offesa era una persona fisica. Di conseguenza, non sarebbero stati rispettati i requisiti formali necessari per garantire che l’azione civile, in caso di necessità, potesse proseguire autonomamente in sede civile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, giudicandolo infondato. Pur riconoscendo che la questione era stata sollevata tempestivamente in udienza, i giudici hanno fornito un’interpretazione chiara e pragmatica della nuova normativa. Richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 38481/2023), la Corte ha affermato che la richiesta risarcitoria della parte civile era pienamente conforme ai requisiti del novellato art. 78 c.p.p.

Il danneggiato, infatti, non si era limitato a un mero rinvio al capo d’imputazione, ma aveva compiuto un passo ulteriore e decisivo: aveva correlato la specifica condotta diffamatoria contestata all’imputato alla sua concreta idoneità a ledere la reputazione del destinatario. In questo modo, aveva delineato con adeguata precisione la causa petendi, ovvero il fondamento fattuale e giuridico della sua pretesa risarcitoria.

Allo stesso modo, la Corte ha ritenuto che anche il petitum fosse stato compiutamente definito. La parte civile aveva individuato i pregiudizi risarcibili nei danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dalla formulazione dei giudizi offensivi. Secondo la Cassazione, questa specificazione era adeguata alla tipologia di illecito e al danno conseguente.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica. La Riforma Cartabia ha effettivamente innalzato il livello di specificità richiesto per l’atto di costituzione parte civile, con l’obiettivo di renderlo idoneo a un eventuale trasferimento nel giudizio civile. Tuttavia, questo non significa imporre un formalismo eccessivo che ostacoli la tutela della vittima. È sufficiente che l’atto definisca in modo chiaro e specifico il nesso tra il reato e il danno, e la natura del risarcimento richiesto. La Corte conferma che la richiesta risarcitoria deve essere fondata su una descrizione precisa del fatto e del pregiudizio, superando il vecchio approccio basato su un semplice richiamo all’imputazione, ma senza trasformare l’atto in una copia pedissequa di un atto di citazione civile.

Dopo la Riforma Cartabia, un atto di costituzione di parte civile deve essere dettagliato come un atto di citazione civile?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene i requisiti siano più stringenti, non è richiesta una totale equiparazione. È sufficiente che l’atto delinei con precisione la ‘causa petendi’ (la condotta illecita e il suo legame con il danno) e il ‘petitum’ (i danni patrimoniali e non richiesti), in modo adeguato alla specificità del caso.

Come si definisce correttamente la ‘causa petendi’ nell’atto di costituzione di parte civile secondo la nuova normativa?
Secondo la sentenza, per definire la ‘causa petendi’ non basta un generico richiamo al capo di imputazione. La parte civile deve correlare la specifica condotta contestata all’imputato alla sua idoneità a ledere un proprio diritto (nel caso di specie, la reputazione), delineando così il presupposto fattuale e giuridico della richiesta di risarcimento.

È possibile costituirsi parte civile in un procedimento penale che si conclude con un patteggiamento?
Sì, la sentenza lo conferma implicitamente, decidendo nel merito una questione relativa alle spese di costituzione in un processo definito con patteggiamento. Una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (citata nel testo) ha stabilito che il danneggiato può costituirsi parte civile anche quando l’imputato ha già depositato una richiesta di patteggiamento con il consenso del PM, e il giudice deve provvedere sulla regolamentazione delle spese di costituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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