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Costituzione parte civile: creditore e persona offesa

Un creditore di una società fallita ha richiesto la rimessione in termini per la costituzione parte civile in un processo per bancarotta fraudolenta, sostenendo di non aver ricevuto la notifica dell’udienza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che nel reato di bancarotta la “persona offesa” è la collettività dei creditori, rappresentata dal curatore. Il singolo creditore è solo un “danneggiato” e non può beneficiare della rimessione in termini, istituto riservato alla persona offesa.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Costituzione parte civile: creditore e persona offesa nella bancarotta

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 8608 del 2025, offre un importante chiarimento sulla costituzione parte civile nei procedimenti per bancarotta fraudolenta. La decisione si concentra sulla distinzione cruciale tra “persona offesa” e “danneggiato dal reato”, stabilendo limiti precisi per l’azione del singolo creditore che intende chiedere un risarcimento nel processo penale. Questo articolo analizza la pronuncia, illustrandone i fatti, le motivazioni e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Singolo Creditore

Un ex dipendente di una società dichiarata fallita, creditore della stessa per il trattamento di fine rapporto non percepito, presentava un’istanza al Tribunale di Roma. Chiedeva di essere “rimesso in termini”, ovvero di ottenere una proroga per potersi costituire parte civile nel processo penale per bancarotta fraudolenta a carico dell’amministratore della società. Il creditore sosteneva di non aver mai ricevuto la notifica dell’udienza preliminare e, di conseguenza, di non aver avuto conoscenza della celebrazione del giudizio, vedendosi preclusa la possibilità di avanzare le proprie pretese risarcitorie.

Il Tribunale di Roma rigettava l’istanza, affermando che il singolo creditore di una società fallita non può essere qualificato come “persona offesa” dal reato di bancarotta. Contro tale decisione, il creditore proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla costituzione parte civile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea interpretativa del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ribadito due principi fondamentali.

In primo luogo, l’ordinanza che esclude la parte civile non è autonomamente impugnabile, poiché non preclude al danneggiato la possibilità di agire per il risarcimento in sede civile.

In secondo luogo, e questo è il cuore della decisione, la richiesta di rimessione in termini per la costituzione parte civile ai sensi dell’art. 175 del codice di procedura penale è un diritto riservato esclusivamente alla “persona offesa” dal reato.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Persona Offesa e Danneggiato

La Corte ha chiarito che nel reato di bancarotta fraudolenta, il bene giuridico tutelato è l’integrità della garanzia patrimoniale a favore della massa dei creditori. Di conseguenza, la “persona offesa” non è il singolo creditore, ma la generalità dei creditori, rappresentata in giudizio dal curatore fallimentare.

Il singolo creditore, anche se ha subito un danno diretto e concreto (come il mancato pagamento del TFR), assume la qualifica di mero “danneggiato dal reato”. La sua posizione è tutelata, ma attraverso canali differenti. La legge fallimentare (art. 240) prevede che il singolo creditore possa costituirsi parte civile autonomamente solo in ipotesi specifiche, ad esempio quando il curatore non agisce o quando il creditore vanta un titolo personale. Tuttavia, questa facoltà non lo eleva al rango di “persona offesa” e, pertanto, non gli conferisce il diritto di chiedere la rimessione in termini per la costituzione.

La sentenza si allinea a un orientamento consolidato della giurisprudenza, che mira a evitare una frammentazione dell’azione risarcitoria, accentrando nel curatore la rappresentanza degli interessi della massa creditoria nel processo penale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Creditori

La pronuncia della Cassazione ha importanti conseguenze pratiche per i creditori di società fallite. Essa stabilisce che il singolo creditore che non si sia tempestivamente costituito parte civile non può rimediare attraverso l’istituto della rimessione in termini. La via maestra per la tutela dei diritti dei creditori nel contesto penale rimane l’azione esercitata dal curatore fallimentare, che agisce a nome e per conto dell’intera massa.

Il creditore che intenda agire autonomamente deve monitorare attentamente il procedimento penale per non far scadere i termini per la costituzione parte civile. Qualora li perda, la sua unica possibilità per ottenere il risarcimento del danno sarà quella di intentare una separata azione in sede civile.

Un singolo creditore può chiedere la rimessione in termini per la costituzione di parte civile in un processo per bancarotta?
No, la sentenza chiarisce che la rimessione in termini per la costituzione di parte civile è un diritto riservato esclusivamente alla “persona offesa” dal reato, che nel caso della bancarotta è la generalità dei creditori rappresentata dal curatore, non il singolo creditore.

Chi è la “persona offesa” nel reato di bancarotta fraudolenta?
La persona offesa è l’intera massa dei creditori, intesa come entità collettiva. Questa collettività è legalmente rappresentata nel processo penale dal curatore fallimentare.

Il singolo creditore di una società fallita può mai costituirsi parte civile autonomamente?
Sì, la sentenza conferma che il singolo creditore può costituirsi parte civile in via autonoma in specifiche ipotesi previste dalla legge (art. 240 l. fall.), come nel caso di omessa costituzione da parte del curatore o per far valere un titolo personale. Tuttavia, questa facoltà non gli attribuisce la qualifica di “persona offesa”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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