LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Costituzione di parte civile: vale come querela?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa. La sentenza stabilisce due principi chiave: la costituzione di parte civile equivale alla volontà di punire il reo, rendendo superflua la querela formale. Inoltre, il danno nella truffa contro un ente pubblico sussiste anche come ‘minor introito’, indipendentemente dal fatto che l’atto fraudolento sia stato scoperto prima di causare un’uscita di cassa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Costituzione di Parte Civile: Quando Sostituisce la Querela?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21112 del 2024, offre chiarimenti fondamentali su due aspetti cruciali del diritto penale e processuale: il valore della costituzione di parte civile come manifestazione della volontà di punire e la nozione di danno nel reato di truffa ai danni della pubblica amministrazione. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso di un imputato, ha ribadito principi consolidati che hanno importanti implicazioni pratiche sia per le vittime di reato sia per la difesa.

I Fatti del Caso: La Truffa ai Danni dell’Ente Pubblico

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo nei confronti di un soggetto per una serie di truffe e falsificazioni di documenti. In particolare, l’imputato aveva contraffatto bollettini di pagamento destinati a un Comune per ottenere il rilascio di provvedimenti amministrativi. L’artificio consisteva nel corrispondere importi irrisori (ad esempio, 2 euro invece di oltre 1.200) rispetto a quanto dovuto. La truffa era stata scoperta grazie a un controllo amministrativo prima che le concessioni venissero effettivamente rilasciate.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandolo su due motivi principali:
1. Per uno dei capi di imputazione, la difesa sosteneva l’erroneità della decisione dei giudici di merito nel considerare la costituzione di parte civile della persona offesa come un equipollente della querela, atto che la vittima, interpellata in primo grado, aveva espressamente rifiutato di sporgere.
2. Per un altro capo, si contestava la sussistenza stessa del reato di truffa, argomentando che l’ente pubblico non aveva subito alcun danno patrimoniale effettivo, poiché l’inganno era stato svelato prima del rilascio dei provvedimenti, prevenendo così qualsiasi esborso o perdita.

La Valenza della Costituzione di Parte Civile come Querela

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato generico e infondato. La Corte di Cassazione ha richiamato un proprio orientamento, ormai consolidato e ribadito in decine di precedenti, secondo cui la costituzione di parte civile nel processo penale manifesta in modo inequivocabile la volontà della persona offesa di ottenere la punizione del colpevole. Questo atto, pertanto, è sufficiente a integrare la condizione di procedibilità, rendendo superflua la presentazione di una querela formale. Anche se la vittima, in un primo momento, aveva declinato di sporgere querela, la sua successiva e persistente costituzione come parte civile nel procedimento è stata ritenuta espressione sufficiente della sua volontà punitiva.

Il Danno nella Truffa: Anche il ‘Minor Introito’ è Rilevante

Anche il secondo motivo è stato rigettato come manifestamente infondato. La Suprema Corte ha chiarito che, nel reato di truffa ai danni di un ente pubblico, il danno non deve necessariamente consistere in una perdita patrimoniale diretta o in un esborso di denaro. Il danno, in questo caso, si configura come un ‘minor introito’. La condotta fraudolenta dell’imputato, volta a pagare una somma notevolmente inferiore a quella dovuta, ha causato un potenziale danno economico all’ente, corrispondente alla differenza tra l’importo corretto e quello versato. Il fatto che i controlli interni abbiano permesso di scoprire la frode e di bloccare il rilascio delle concessioni è irrilevante ai fini della configurazione del reato, che si perfeziona con l’induzione in errore e il conseguente atto di disposizione patrimoniale dannoso (in questo caso, il potenziale mancato incasso).

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità sulla base della genericità e manifesta infondatezza dei motivi del ricorso. I giudici hanno sottolineato come le argomentazioni della difesa non si confrontassero adeguatamente con la motivazione della sentenza d’appello e con i principi giuridici consolidati in materia. La decisione si fonda su una giurisprudenza costante che interpreta la volontà della vittima in senso sostanziale piuttosto che meramente formale (per quanto riguarda la querela) e che adotta una nozione ampia di danno patrimoniale nel reato di truffa, includendovi anche la perdita di un profitto o di un’entrata attesa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida due importanti principi. In primo luogo, per le vittime di reato, conferma che la costituzione di parte civile è un passo fondamentale che non solo permette di chiedere il risarcimento, ma serve anche a garantire la prosecuzione del procedimento penale per i reati procedibili a querela. In secondo luogo, per chi opera con la pubblica amministrazione, ribadisce che qualsiasi artificio volto a eludere il pagamento di quanto dovuto costituisce una condotta potenzialmente fraudolenta, il cui danno si concretizza nel mancato introito per l’ente, a prescindere dall’esito finale della pratica amministrativa.

La costituzione di parte civile può sostituire la querela?
Sì. Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, quando la persona offesa si costituisce parte civile, manifesta in modo inequivocabile la volontà di punire il colpevole. Questo atto è considerato sufficiente a soddisfare la condizione di procedibilità, anche in assenza di una querela formale.

Per configurare il reato di truffa ai danni di un ente pubblico, è necessario che l’ente subisca un danno effettivo?
Il danno non deve consistere necessariamente in una perdita di cassa. La Corte ha chiarito che il danno può configurarsi anche come un ‘minor introito’, ovvero una mancata entrata. Nel caso specifico, il tentativo di pagare una somma molto inferiore a quella dovuta costituisce di per sé un danno patrimoniale per l’ente, anche se il tentativo viene scoperto prima che l’atto amministrativo finale sia compiuto.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se si ravvisano profili di colpa nella proposizione del ricorso, anche al pagamento di una somma in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati