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Corruzione propria: quando il reato è consumato?

Una dirigente medico è stata accusata di due episodi di corruzione propria. Il primo per aver favorito l’assegnazione di una borsa di studio in cambio di servizi di comunicazione per un politico; il secondo per aver avviato la creazione di un incarico di consulenza legale per una professionista in cambio del suo appoggio politico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la gravità indiziaria. La sentenza sottolinea che la corruzione propria si considera consumata al momento dell’accettazione della promessa illecita, anche se l’atto pattuito non viene poi eseguito.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Corruzione Propria: L’Accordo Basta a Consumare il Reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 39582/2024, offre un’importante analisi sul delitto di corruzione propria, chiarendo in particolare il momento in cui il reato può dirsi perfezionato. La vicenda riguarda una dirigente medico di un’azienda ospedaliera, accusata di aver piegato le sue funzioni pubbliche a interessi privati legati a un esponente politico locale. Questo caso fornisce spunti fondamentali per comprendere la linea di demarcazione tra tentativo e consumazione del reato, nonché la natura del patto corruttivo.

I Fatti al centro del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di una dirigente medico. Le accuse erano due, entrambe riconducibili alla fattispecie di corruzione propria.

1. Capo B – La Borsa di Studio: L’indagata, in concorso con un politico regionale, avrebbe favorito l’assegnazione di una borsa di studio annuale da 16.000 euro a un candidato. In cambio, quest’ultimo avrebbe prestato i suoi servizi professionali per curare la comunicazione dell’attività politica del mandante.
2. Capo C – L’Incarico Legale: La dirigente si sarebbe attivata per predisporre un bando per un consulente legale esterno all’ospedale. L’incarico sarebbe stato promesso a un’avvocatessa, all’epoca assessore comunale, in cambio del suo passaggio a una lista politica facente capo allo stesso politico, in vista di un rimpasto della giunta comunale.

Dopo un annullamento con rinvio da parte della stessa Cassazione per difetto di motivazione, il Tribunale del Riesame aveva confermato la gravità degli indizi per entrambi i capi d’accusa. La difesa ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando principalmente il travisamento delle prove (intercettazioni e dichiarazioni) e un’errata qualificazione giuridica dei fatti.

La Decisione della Suprema Corte sulla Corruzione Propria

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’impianto accusatorio a livello di gravità indiziaria. Secondo gli Ermellini, le censure della difesa non vertevano su un reale travisamento della prova, ma miravano a una rilettura dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. Il Tribunale del Riesame, nel suo secondo giudizio, aveva infatti colmato le lacune motivazionali precedenti, fornendo un’analisi logica e coerente degli elementi raccolti.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse correttamente ricostruito i fatti e qualificato giuridicamente le condotte.

Per quanto riguarda il Capo B, è stato ritenuto provato, a livello indiziario, il sinallagma corruttivo: l’atto della dirigente (assicurare la borsa di studio) era legato all’utilità conseguita dal politico (i servizi di comunicazione del vincitore). La Corte ha sottolineato come l’imparzialità della dirigente fosse stata compromessa, ad esempio attraverso la consegna di materiale per preparare l’esame al candidato prescelto, un atto palesemente contrario ai doveri d’ufficio.

Ancora più significativa è l’analisi sul Capo C. La Cassazione ha avallato la riqualificazione del reato da tentata a corruzione propria consumata. Richiamando un consolidato principio delle Sezioni Unite, ha ribadito che il delitto di corruzione si consuma nel momento in cui la promessa illecita viene accettata dal pubblico ufficiale. Non è necessaria la successiva dazione di denaro o dell’utilità. Nel caso di specie, l’accordo tra il politico, la dirigente e l’avvocatessa era già stato perfezionato. L’iter per l’assegnazione dell’incarico era stato avviato concretamente dalla dirigente. Il fatto che l’accordo non si sia poi concretizzato per problemi legati alle tempistiche non ha impedito la consumazione del reato, essendo già avvenuto lo scambio di promesse.

Di conseguenza, è stata respinta anche la doglianza sulla mancata valutazione della desistenza volontaria, poiché logicamente incompatibile con un reato già consumato.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito chiaro sull’ampiezza della fattispecie di corruzione propria. La Corte di Cassazione ribadisce che il disvalore del reato risiede nel pactum sceleris stesso, ossia nell’accordo che mercifica la funzione pubblica. La consumazione del reato si perfeziona con l’incontro delle volontà, anche se le prestazioni illecite non vengono materialmente eseguite. Per la giustizia penale, la semplice promessa di un atto contrario ai doveri d’ufficio in cambio di un’utilità, una volta accettata, è sufficiente a integrare il delitto in forma consumata, segnando un vulnus insanabile ai principi di imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione.

Quando si considera consumato il reato di corruzione propria?
Il reato di corruzione propria si considera consumato nel momento in cui la promessa di un’utilità indebita viene accettata dal pubblico ufficiale. Non è necessario che segua l’effettiva dazione del denaro o dell’utilità pattuita, poiché il perfezionamento del reato coincide con la conclusione dell’accordo corruttivo.

Cosa si intende per ‘atto contrario ai doveri d’ufficio’ in un caso di corruzione?
Un ‘atto contrario ai doveri d’ufficio’ non è solo un atto illegittimo, ma anche l’esercizio di un potere discrezionale in violazione dei doveri di imparzialità e correttezza, condizionato esclusivamente dall’interesse del privato corruttore anziché dall’interesse pubblico. Nel caso esaminato, favorire un candidato in un concorso o creare un bando ad hoc per una persona specifica sono esempi di tale condotta.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione delle intercettazioni telefoniche?
No, non è possibile. Il ricorso per cassazione può denunciare il ‘travisamento della prova’ solo quando il giudice di merito ha basato la sua decisione su un’informazione inesistente o ha radicalmente travisato il contenuto di una prova. Non è invece consentito proporre una diversa interpretazione del materiale probatorio, poiché ciò costituirebbe una rivalutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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