LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Corruzione propria: il ruolo dell’interprete e confisca

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per associazione per delinquere e corruzione propria a carico di un interprete che, insieme a funzionari pubblici, riceveva tangenti per favorire le pratiche di protezione internazionale. La Corte ha chiarito che per la corruzione propria è sufficiente la capacità di influenzare l’atto, anche senza potere decisionale. Ha annullato la sentenza limitatamente alla confisca, riducendola alla quota di profitto individuale, e ha eliminato la sanzione della riparazione pecuniaria per irretroattività.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Corruzione Propria: La Cassazione sul Ruolo dell’Interprete e i Limiti della Confisca

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso di corruzione propria che vede protagonista un interprete coinvolto in un sistema illecito per favorire le pratiche di protezione internazionale. La decisione è di grande interesse perché chiarisce la configurabilità del reato anche per chi, come un interprete, non ha un potere decisionale diretto, e stabilisce importanti principi sulla ripartizione della confisca tra i concorrenti nel reato. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti: Un Sistema di Tangenti per la Protezione Internazionale

Il caso riguarda un’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati di corruzione nell’ambito delle procedure di richiesta di asilo. Un interprete di lingua bengalese, agendo in concorso con due funzionari pubblici della Commissione territoriale e un altro complice, aveva messo in piedi un sistema ben collaudato. In cambio di somme di denaro, che si aggiravano in media sui 2.500 euro per richiedente, il gruppo garantiva informazioni riservate, un’anticipazione dell’udienza e, soprattutto, un esito favorevole della domanda di protezione.

L’interprete svolgeva un ruolo chiave: era il punto di contatto con i suoi connazionali, raccoglieva le tangenti e le ripartiva tra i membri del sodalizio. Il suo compito durante le audizioni era cruciale per orientare l’esito della pratica. A seguito delle indagini, scaturite dalla denuncia del presidente di un’associazione di cittadini del Bangladesh, l’interprete e i suoi complici venivano condannati in primo grado e in appello a una pena detentiva, oltre alla confisca di beni per un valore complessivo di 270.000 euro, considerato il profitto del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha affrontato i numerosi motivi di ricorso presentati dalla difesa dell’imputato. La sentenza finale ha rigettato gran parte del ricorso, confermando la sussistenza sia dell’associazione per delinquere sia del reato di corruzione. Tuttavia, ha accolto due specifiche doglianze, modificando in modo significativo le sanzioni patrimoniali applicate.

La Corte ha annullato la sentenza impugnata, senza rinvio, su due punti:
1. Confisca per equivalente: Ha rideterminato l’importo della confisca a carico del ricorrente, dimezzandolo a 135.000 euro.
2. Riparazione pecuniaria: Ha eliminato completamente la sanzione della riparazione pecuniaria che era stata imposta a favore del Ministero dell’Interno.

Le Motivazioni: Analisi sulla Corruzione Propria e la Confisca

Le motivazioni della Corte offrono spunti giuridici di notevole importanza. In primo luogo, viene affrontato il tema della qualificazione giuridica del reato come corruzione propria (art. 319 c.p.). La difesa sosteneva che l’interprete, essendo un mero ausiliario senza potere decisionale, non potesse commettere tale reato. La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo un principio consolidato: per integrare la corruzione propria non è necessario avere la competenza formale a decidere, ma è sufficiente poter esercitare, anche di fatto, un’ingerenza o un’influenza sull’atto contrario ai doveri d’ufficio. Nel caso di specie, il ruolo dell’interprete, attraverso la traduzione e la gestione della comunicazione, era determinante per condizionare l’esito della pratica d’asilo. La sua attività, svolta in palese violazione dei doveri di lealtà e correttezza, e con il contributo dei funzionari pubblici infedeli, integrava pienamente il reato contestato.

Il secondo punto cruciale riguarda la confisca per equivalente. La Corte ha ritenuto corretto il calcolo del profitto totale del reato, stimato in 270.000 euro. Tuttavia, ha giudicato errata l’applicazione solidale dell’intera somma a carico dei due principali complici. Richiamando un recente orientamento giurisprudenziale, la Corte ha affermato che la confisca, pur avendo natura sanzionatoria, deve essere commisurata al grado di partecipazione di ciascun concorrente al profitto, qualora sia possibile individuarne la quota. Poiché dalle prove emergeva che l’importo veniva diviso in parti uguali tra l’interprete e un altro sodale, la Corte ha potuto rideterminare direttamente l’importo a suo carico nella misura della metà (135.000 euro), annullando la sentenza su questo punto senza bisogno di un nuovo giudizio.

Infine, la Corte ha accolto il motivo relativo all’illegittima applicazione della riparazione pecuniaria (art. 322-quater c.p.). Questa sanzione, che ha una chiara connotazione punitiva, non può essere applicata retroattivamente. Poiché i fatti di reato erano stati commessi prima dell’entrata in vigore della norma che ha introdotto tale sanzione, la sua imposizione violava il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole. Di conseguenza, la sanzione è stata eliminata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione consolida alcuni principi fondamentali in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione. Innanzitutto, riafferma un’interpretazione ampia della nozione di corruzione propria, estendendola a tutti i soggetti che, pur privi di un potere formale, sono in grado di influenzare concretamente i processi decisionali della Pubblica Amministrazione. In secondo luogo, introduce un importante correttivo in materia di confisca per equivalente nei reati plurisoggettivi: laddove sia possibile ricostruire la ripartizione del profitto illecito, la confisca deve essere individualizzata e non può gravare per l’intero su ciascun concorrente. Infine, ribadisce la stretta osservanza del principio di irretroattività per le sanzioni con natura punitiva, come la riparazione pecuniaria.

Un interprete senza potere decisionale può essere condannato per corruzione propria?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, per la configurabilità del reato di corruzione propria non è necessario che il soggetto abbia un potere decisionale formale. È sufficiente che, in virtù del suo ruolo, possa esercitare una concreta ingerenza o influenza sull’atto contrario ai doveri d’ufficio, come nel caso di un interprete la cui traduzione può condizionare l’esito di una procedura.

Come viene calcolata la confisca per equivalente in caso di più concorrenti nel reato?
La confisca per equivalente può essere disposta per l’intera entità del profitto nei confronti di ciascun concorrente solo se non è possibile individuare la quota di profitto effettivamente conseguita da ognuno. Se, come nel caso di specie, risulta possibile utilizzare un criterio attendibile di riparto, la confisca non può colpire ciascuno per l’intero, ma deve essere commisurata alla quota di profitto individuale.

La sanzione della riparazione pecuniaria può essere applicata a reati commessi prima dell’entrata in vigore della legge che la introduce?
No. La riparazione pecuniaria prevista dall’art. 322-quater cod. pen. ha una connotazione punitiva e, pertanto, soggiace al principio di irretroattività della legge penale. Non può essere applicata a fatti di reato commessi prima della sua introduzione normativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati