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Corrispondenza detenuti: uso di evidenziatori è sospetto

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un carcerato in regime speciale contro il blocco di un telegramma. La decisione si basa sul fatto che l’ampio uso di evidenziatori colorati può legittimamente far sorgere il sospetto di un tentativo di inviare messaggi in codice, giustificando il controllo sulla corrispondenza detenuti per ragioni di sicurezza.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Corrispondenza Detenuti: Quando un Evidenziatore Diventa Sospetto?

La gestione della corrispondenza detenuti, specialmente per coloro che si trovano in regimi di alta sicurezza come il 41-bis, rappresenta un delicato equilibrio tra il diritto fondamentale alla comunicazione e le imprescindibili esigenze di sicurezza pubblica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 19712/2024) ha affrontato un caso emblematico: l’uso di evidenziatori colorati in un telegramma può essere un motivo sufficiente per bloccarne l’invio? La risposta della Suprema Corte è stata affermativa, stabilendo un importante principio sulla valutazione del sospetto di messaggi criptici.

I Fatti del Caso: Il Telegramma Sospetto

La vicenda ha origine dalla decisione del Magistrato di Sorveglianza di bloccare un telegramma che un detenuto, sottoposto al regime del 41-bis, intendeva inviare alla moglie. Il motivo del trattenimento non risiedeva nel testo esplicito del messaggio, ma in un elemento grafico: l’ampio utilizzo di evidenziatori colorati per sottolineare specifiche parole e frasi.

L’autorità giudiziaria ha ravvisato in questa modalità un possibile tentativo di trasmettere messaggi in codice all’esterno, destinati alla consorteria criminale di appartenenza. Il detenuto ha presentato reclamo al Tribunale di Sorveglianza, sostenendo che l’uso di evidenziatori fosse una sua semplice abitudine e non celasse alcun intento illecito. A supporto della sua tesi, ha prodotto anche una lettera ricevuta dalla moglie che presentava caratteristiche simili.

Tuttavia, il Tribunale di Sorveglianza ha respinto il reclamo, confermando la legittimità del provvedimento. Contro questa decisione, il detenuto ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge.

Il Controllo sulla Corrispondenza Detenuti e i Limiti di Legge

La normativa di riferimento, in particolare l’art. 18-ter dell’Ordinamento Penitenziario, consente limitazioni e controlli sulla corrispondenza per esigenze investigative, di prevenzione dei reati o per ragioni di sicurezza e ordine dell’istituto. Tali restrizioni, incidendo su un diritto costituzionalmente garantito (art. 15 Cost.), devono essere disposte con un provvedimento motivato dall’autorità giudiziaria.

La giurisprudenza ha costantemente affermato che la motivazione, seppur sintetica, deve fondarsi su elementi concreti che facciano ragionevolmente dubitare che il contenuto effettivo della missiva sia diverso da quello apparente. Non sono ammesse, quindi, motivazioni generiche o basate su mere clausole di stile. Il controllo deve mirare a individuare elementi, anche grafici, che possano alterare il significato del testo per veicolare messaggi illeciti.

La Valutazione del ‘Ragionevole Sospetto’

Il cuore della questione risiede nella definizione di ‘ragionevole sospetto’. Nel caso di specie, la Corte doveva stabilire se l’uso di colori potesse, di per sé, integrare un elemento concreto sufficiente a giustificare il blocco della comunicazione. La difesa del ricorrente insisteva sull’assenza di un reale pericolo, riducendo il tutto a una mera abitudine personale.

Le Motivazioni della Cassazione sul Sospetto di Messaggi Criptici

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, il Tribunale di Sorveglianza ha correttamente applicato i principi giuridici, individuando la sussistenza di un ‘ragionevole sospetto’ proprio nell’ampio e specifico uso degli evidenziatori. La motivazione del provvedimento impugnato non è stata considerata generica, ma ancorata a un dato di fatto concreto: la sottolineatura selettiva di frasi e parole, che poteva costituire un espediente per comunicare ordini o informazioni all’esterno. La Corte ha sottolineato che, di fronte a un apparato argomentativo solido e ancorato alle circostanze specifiche, le obiezioni del ricorrente si riducevano a una mera confutazione, priva di elementi di riscontro oggettivo in grado di smentire la logicità della valutazione del giudice. Anche l’argomento difensivo basato sulla lettera ricevuta dalla moglie è stato ritenuto insufficiente a scalfire la decisione, poiché il giudice di merito, con una valutazione non manifestamente illogica, ha ritenuto che tale tipo di segni grafici potesse comunque celare messaggi criptici.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di controllo sulla corrispondenza detenuti in regime speciale: anche elementi apparentemente innocui, come l’uso di colori, possono legittimamente fondare il sospetto di comunicazioni illecite e giustificare il trattenimento della corrispondenza. La decisione non deve basarsi su certezze, ma su un ‘ragionevole sospetto’ fondato su elementi concreti. Per l’amministrazione penitenziaria e l’autorità giudiziaria, ciò significa che l’attenzione deve essere rivolta non solo al contenuto testuale, ma a ogni anomalia grafica che possa essere usata come veicolo di messaggi nascosti. Per i detenuti e i loro difensori, emerge la difficoltà di superare tale valutazione di sospetto basandosi unicamente su giustificazioni soggettive come l’abitudine personale, soprattutto quando le esigenze di sicurezza pubblica sono considerate preminenti.

L’uso di evidenziatori colorati nella lettera di un detenuto può giustificarne il blocco?
Sì, secondo la sentenza, l’ampio utilizzo di evidenziatori per sottolineare specifiche frasi o parole può costituire un motivo di ragionevole sospetto che si stia tentando di veicolare messaggi criptici, legittimando il trattenimento della corrispondenza per ragioni di ordine e sicurezza.

La motivazione del provvedimento che blocca la corrispondenza deve essere molto dettagliata?
No, la motivazione può essere anche sintetica, ma non deve essere generica o una mera clausola di stile. Deve dare conto in modo comprensibile delle ragioni del sospetto, basandosi su elementi concreti (come, in questo caso, la modalità di evidenziazione del testo).

Il fatto che un detenuto usi abitualmente gli evidenziatori è una giustificazione sufficiente per escludere il sospetto?
Non necessariamente. Nel caso di specie, la difesa ha provato a dimostrare l’uso abituale, ma la Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice di merito non fosse manifestamente illogica nel considerare comunque quegli specifici segni grafici come un potenziale veicolo per messaggi nascosti, facendo prevalere le esigenze di sicurezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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