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Cooperazione fiscale internazionale: Info estere valide

La Corte di Cassazione affronta un caso di frode fiscale, stabilendo un importante principio sulla cooperazione fiscale internazionale. La sentenza chiarisce che le informazioni ottenute da autorità fiscali estere tramite canali di cooperazione amministrativa sono pienamente utilizzabili nel processo penale italiano, anche senza una formale rogatoria internazionale. Sebbene nel caso specifico i reati siano stati dichiarati estinti per prescrizione, la Corte ha annullato la confisca per equivalente ma ha confermato quella diretta, ribadendo che quest’ultima può sopravvivere alla prescrizione se la responsabilità penale è stata accertata nei gradi di merito.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cooperazione Fiscale Internazionale: Prove dall’Estero Valide nel Processo Penale

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, si è pronunciata su un tema di grande attualità e rilevanza: l’utilizzabilità nel processo penale delle informazioni ottenute tramite la cooperazione fiscale internazionale. Questa decisione chiarisce che i dati trasmessi da autorità fiscali estere, nell’ambito di procedure di assistenza amministrativa, possono legittimamente entrare a far parte del materiale probatorio, anche in assenza di una formale rogatoria internazionale. Analizziamo i dettagli di questo importante caso.

I Fatti: Una Frode Fiscale nel Settore Informatico

Il caso riguarda l’amministratore di una società operante nel commercio di materiale informatico, accusato di gravi reati fiscali. In particolare, gli venivano contestati il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti e quello di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Secondo l’accusa, la società fungeva da “buffer” (o cuscinetto) in un complesso meccanismo di frode carosello, interponendosi fittiziamente tra fornitori e clienti comunitari al fine di consentire una cospicua evasione dell’IVA. L’imprenditore, condannato in primo e secondo grado, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

Le Doglianze in Cassazione e la Cooperazione Fiscale Internazionale

Tra i motivi di ricorso, il più significativo riguardava la presunta inutilizzabilità delle prove raccolte all’estero. La difesa sosteneva che le informazioni fiscali sui clienti comunitari della società, acquisite tramite i cosiddetti “organi collaterali” (cioè le autorità fiscali estere), non potessero essere usate nel processo penale. Secondo il ricorrente, sarebbe stata necessaria una rogatoria internazionale, in quanto l’articolo 26 del Modello OCSE limiterebbe l’uso di tali dati ai soli fini fiscali, richiedendo una specifica autorizzazione per l’impiego in sede penale. Altri motivi di ricorso contestavano la sussistenza stessa dei reati e la determinazione della pena.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha analizzato dettagliatamente i motivi del ricorso, giungendo a conclusioni di notevole interesse giuridico. Sebbene la vicenda processuale si concluda con una declaratoria di prescrizione, le argomentazioni della Corte tracciano un percorso chiaro sull’ammissibilità delle prove fiscali internazionali.

L’Utilizzabilità delle Informazioni Fiscali Estere

La Corte ha respinto la tesi difensiva, affermando che le informazioni acquisite sulla base della Convenzione sulla reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale sono, in linea generale, utilizzabili nel processo penale. I giudici hanno evidenziato come la normativa internazionale e quella nazionale si siano evolute nel tempo, superando le rigide formalità del passato. In particolare, il Protocollo di modifica della Convenzione ha abrogato la disposizione che richiedeva un’autorizzazione preliminare per l’uso penale delle informazioni. Pertanto, i dati scambiati tra autorità amministrative di Stati diversi per finalità fiscali possono essere legittimamente usati per accertare reati strettamente connessi, come le frodi fiscali, senza la necessità di attivare una rogatoria. La Corte ha inoltre precisato che le limitazioni previste dal Modello OCSE si riferiscono all’uso delle informazioni per reati diversi da quelli fiscali (es. riciclaggio, terrorismo), e non per i reati tributari oggetto del procedimento.

L’Intervento della Prescrizione

Nonostante abbia ritenuto infondati i principali motivi di ricorso sulla colpevolezza, la Corte ha dovuto prendere atto del tempo trascorso. Poiché i ricorsi non erano inammissibili, i giudici hanno calcolato i termini di prescrizione, accertando che entrambi i reati si erano estinti dopo la sentenza d’appello ma prima della pronuncia della Cassazione. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’estinzione dei reati.

Il Destino della Confisca dopo la Prescrizione

Una delle parti più rilevanti della sentenza riguarda la sorte della confisca. La Corte, applicando i principi consolidati delle Sezioni Unite, ha operato una distinzione fondamentale:
1. Confisca per equivalente: Questa misura, avendo un carattere eminentemente sanzionatorio e afflittivo, non può essere mantenuta se il reato è prescritto. Di conseguenza, è stata revocata.
2. Confisca diretta: Questa misura, che colpisce il profitto o il prezzo diretto del reato, può invece sopravvivere alla prescrizione. La condizione è che l’esistenza del reato e la responsabilità dell’imputato siano state accertate con una sentenza di condanna nei precedenti gradi di giudizio, il cui merito non sia stato travolto. Essendo questo il caso, la confisca diretta disposta in primo grado è stata confermata.

Le Conclusioni

La sentenza offre due conclusioni di grande impatto pratico. In primo luogo, consolida il principio secondo cui la cooperazione fiscale internazionale fornisce strumenti probatori validi e direttamente utilizzabili nei processi penali per reati tributari, snellendo le procedure e rafforzando l’azione di contrasto alle frodi transnazionali. In secondo luogo, ribadisce la netta distinzione tra confisca diretta e per equivalente in caso di prescrizione, confermando che lo Stato può comunque acquisire i proventi diretti del reato anche quando l’azione penale si è estinta per il decorso del tempo, a patto che un giudice di merito abbia già accertato la colpevolezza.

Le informazioni fiscali ottenute da autorità estere tramite cooperazione amministrativa sono utilizzabili in un processo penale in Italia?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che gli atti e le informazioni acquisite sulla base delle convenzioni per la reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale sono generalmente utilizzabili nel processo penale per reati tributari, senza necessità di procedere a una formale rogatoria internazionale.

Cosa succede alla confisca se il reato viene dichiarato estinto per prescrizione?
La Corte distingue tra due tipi di confisca: la confisca per equivalente, che ha carattere sanzionatorio e viene revocata in caso di prescrizione; e la confisca diretta del prezzo o profitto del reato, che può essere mantenuta se la sussistenza del reato e la responsabilità dell’imputato erano già state accertate in una precedente pronuncia di condanna.

È sempre necessaria una rogatoria internazionale per usare nel processo penale dati fiscali trasmessi da un’autorità amministrativa di un altro Stato?
No, per i reati fiscali non è necessaria. La normativa internazionale e nazionale in materia di assistenza amministrativa fiscale si è evoluta nel senso di consentire l’uso di tali informazioni nei procedimenti penali per reati tributari senza le formalità della rogatoria, che rimane invece uno strumento per l’acquisizione di prove di diversa natura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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