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Convivenza more uxorio: non basta a fermare l’espulsione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino straniero contro il suo trattenimento ai fini dell’espulsione. La Corte ha stabilito che una semplice dichiarazione di convivenza more uxorio con una cittadina italiana non è sufficiente a impedire il provvedimento, se non sono soddisfatti i requisiti formali previsti dalla legge sulle convivenze di fatto (Legge n. 76/2016). Inoltre, ha affermato che eventuali vizi nella notifica del diniego di protezione internazionale non invalidano l’autonomo provvedimento di trattenimento.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convivenza More Uxorio e Immigrazione: Quando la Prova Conta Più del Fatto

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, n. 30361/2025, offre un importante chiarimento sul valore della convivenza more uxorio ai fini del divieto di espulsione di un cittadino straniero. Il caso analizzato dimostra come, nonostante l’evoluzione normativa che riconosce le convivenze di fatto, la mancanza di prove documentali adeguate possa vanificare la tutela offerta dalla legge. La decisione sottolinea una distinzione cruciale tra la situazione di fatto e la sua rilevanza giuridica, che dipende dal rispetto di specifici requisiti formali.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero, dopo aver ricevuto un diniego a una precedente richiesta di protezione internazionale, presentava una nuova domanda. Tale domanda veniva ritenuta pretestuosa e dilatoria, portando alla convalida del suo trattenimento ai fini dell’espulsione. L’interessato proponeva ricorso contro questa misura, basando la sua difesa su due argomenti principali: un presunto vizio nella notifica del provvedimento di diniego della protezione e, soprattutto, la sua condizione di inespellibilità in virtù di un rapporto di convivenza more uxorio con una cittadina italiana.

I Motivi del Ricorso

La difesa del ricorrente sosteneva che:
1. Il vizio di notifica del diniego di protezione internazionale avrebbe dovuto invalidare tutti gli atti successivi, incluso il provvedimento di trattenimento.
2. La convivenza stabile con una cittadina italiana, provata da un certificato anagrafico e una dichiarazione della compagna, costituiva un legame familiare sufficiente a impedire l’espulsione, ai sensi della normativa interna ed europea.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato su entrambi i fronti. Le motivazioni della Corte offrono spunti di riflessione fondamentali per chi si occupa di diritto dell’immigrazione.

Convivenza More Uxorio: La Prova è Regina

Il punto centrale della sentenza riguarda il valore da attribuire alla convivenza more uxorio. La Corte, pur riconoscendo che la Legge n. 76/2016 ha attribuito rilevanza giuridica alle ‘convivenze di fatto’, ha precisato che tale riconoscimento non è automatico. Per far valere il legame ai fini dell’inespellibilità, non basta una mera situazione di fatto o una semplice dichiarazione.

La legge stessa, al comma 37 dell’art. 1, stabilisce specifici parametri per l’accertamento della stabile convivenza. Nel caso di specie, la documentazione presentata (un certificato anagrafico e una dichiarazione della compagna) è stata giudicata insufficiente. La Corte ha implicitamente richiesto una prova più solida, come quella derivante da una dichiarazione anagrafica congiunta che formalizza la convivenza di fatto secondo le procedure previste dalla legge. In assenza di tale prova formale, la relazione, per quanto reale, non assume la rilevanza giuridica necessaria per paralizzare un ordine di espulsione.

L’Autonomia del Provvedimento di Trattenimento

Sul secondo motivo di ricorso, relativo al vizio di notifica, la Cassazione è stata altrettanto netta. Ha ribadito il principio secondo cui il provvedimento di trattenimento è un atto dotato di ‘obiettiva autonomia’ rispetto all’atto amministrativo di diniego della protezione internazionale. Di conseguenza, eventuali vizi procedurali del primo atto devono essere contestati nella sede competente, ovvero attraverso l’impugnazione dell’atto amministrativo stesso, e non possono essere usati per invalidare il successivo e autonomo provvedimento di trattenimento.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza n. 30361/2025 consolida un orientamento preciso: nel diritto dell’immigrazione, la tutela dei legami familiari, inclusa la convivenza more uxorio, è subordinata a una prova rigorosa e conforme ai dettami normativi. Non è sufficiente affermare l’esistenza di un legame; è necessario dimostrarlo con documentazione idonea a soddisfare i requisiti specifici della Legge n. 76/2016. Per le coppie di fatto in cui uno dei partner è un cittadino straniero, diventa quindi cruciale formalizzare la propria unione presso l’anagrafe per poter beneficiare appieno delle tutele contro l’espulsione. La decisione serve da monito: nel confronto con la pubblica amministrazione, la forma e la prova documentale hanno un peso decisivo.

Una semplice dichiarazione di convivenza more uxorio è sufficiente per evitare l’espulsione?
No. Secondo la sentenza, una mera dichiarazione della compagna, anche se supportata da un certificato anagrafico, non è sufficiente a provare la convivenza di fatto ai fini dell’inespellibilità se non risponde ai parametri normativi specifici previsti dalla Legge n. 76 del 2016.

Un difetto nella notifica del diniego di protezione internazionale rende illegittimo il successivo provvedimento di trattenimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il provvedimento di trattenimento è un atto dotato di autonomia oggettiva. Pertanto, eventuali vizi dell’atto amministrativo di diniego devono essere contestati impugnando quell’atto specifico e non possono essere usati per invalidare il successivo provvedimento di trattenimento.

La convivenza di fatto ha rilevanza ai fini del divieto di espulsione?
Sì, ma a determinate condizioni. La sentenza conferma che, dopo l’emanazione della Legge n. 76 del 2016, la ‘convivenza di fatto’ può avere valore per impedire l’espulsione. Tuttavia, tale relazione deve essere provata in modo rigoroso, rispettando i parametri e le formalità previste dalla legge stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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