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Conversione ricorso in appello: la decisione della Corte

Una conducente, condannata per guida in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso per Cassazione. La Suprema Corte ha riqualificato l’impugnazione, disponendo la conversione del ricorso in appello. La decisione si fonda sulla natura delle doglianze, che richiedevano una rivalutazione del merito e del compendio probatorio, attività non consentita in sede di legittimità. Il caso è stato quindi trasmesso alla Corte d’Appello competente.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conversione Ricorso in Appello: Quando il Ricorso per Saltum Diventa Appello

La conversione del ricorso in appello è un istituto processuale che interviene quando un’impugnazione, formalmente proposta come ricorso per cassazione “per saltum”, nasconde in realtà censure che riguardano il merito della vicenda. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i presupposti e le conseguenze di tale conversione, offrendo importanti spunti di riflessione sulla corretta qualificazione dei mezzi di impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Lecco, con la quale un’imputata veniva ritenuta responsabile del reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver causato un incidente stradale (art. 186, commi 2 lett. c) e 2-bis del Codice della Strada). La condanna consisteva in sei mesi di arresto e 1.500 euro di ammenda, pena poi sostituita con lo svolgimento di 360 ore di lavoro di pubblica utilità.

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso diretto per Cassazione, il cosiddetto ricorso “per saltum”, articolando diversi motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Richiesta di Conversione

La difesa lamentava diverse violazioni di legge e vizi di motivazione. Tra i motivi più significativi, vi erano censure relative a:

* La nullità dell’accertamento alcolemico per omesso avviso alla conducente della facoltà di farsi assistere da un difensore.
* L’insussistenza della prova del reato a causa del notevole lasso di tempo trascorso tra l’incidente e l’esecuzione dell’alcoltest.
* L’assenza di motivazione sulla mancata concessione della sospensione condizionale della pena e sulla scelta del lavoro di pubblica utilità in luogo di una pena pecuniaria.

Secondo la Corte, alcuni di questi motivi, pur presentati come violazioni di legge, implicavano una richiesta di rivalutazione del fatto e delle prove, come l’interpretazione del verbale di accertamento e la valutazione della rilevanza dell’intervallo temporale.

La Conversione del Ricorso in Appello secondo la Cassazione

La Suprema Corte, analizzando l’impugnazione, ha stabilito che essa non potesse essere trattata come un ricorso per cassazione. L’orientamento costante della giurisprudenza, infatti, prevede che quando le censure, al di là della loro veste formale, sono dirette a sollecitare una nuova valutazione del compendio probatorio e della ricostruzione dei fatti, l’impugnazione deve essere qualificata come appello.

Il ricorso “per saltum” è uno strumento eccezionale, riservato a questioni di pura legittimità. Se invece l’atto contiene motivi che, anche solo in parte, contestano l’accertamento del fatto operato dal primo giudice, la Corte di Cassazione deve interpretare la reale volontà della parte e privilegiare il mezzo di impugnazione ordinario, ovvero l’appello.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando l’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale. Questo articolo consente appunto la conversione del ricorso in appello quando vengono proposti motivi non consentiti in sede di legittimità. Nel caso specifico, le doglianze relative all’avviso al difensore e all’intervallo di tempo tra incidente e test alcolemico richiedevano un’analisi del merito, preclusa alla Corte di Cassazione.

Il principio applicato è quello di conservazione degli atti giuridici e di tutela del diritto di difesa: piuttosto che dichiarare inammissibile il ricorso, la Corte lo riqualifica, garantendo che le questioni sollevate possano essere esaminate dal giudice competente, cioè la Corte d’Appello. Di conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Milano per il proseguimento del giudizio.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La scelta del mezzo di impugnazione non è una mera formalità, ma deve corrispondere alla natura delle censure che si intendono sollevare. Proporre un ricorso “per saltum” per contestare la valutazione delle prove è un errore strategico che porta inevitabilmente alla conversione del ricorso in appello. La decisione assicura che ogni questione venga trattata nella sede appropriata, preservando la funzione della Corte di Cassazione come giudice della sola legittimità e quella della Corte d’Appello come giudice del merito.

Perché il ricorso per cassazione è stato convertito in appello?
Il ricorso è stato convertito perché, nonostante fosse stato presentato come ricorso per cassazione, conteneva motivi che richiedevano una rivalutazione delle prove e della ricostruzione dei fatti (come l’interpretazione di un verbale e la rilevanza di un intervallo di tempo), attività tipiche del giudizio di appello e non di quello di legittimità.

Cosa succede dopo la conversione del ricorso?
Ai sensi dell’art. 569, comma 3, cod. proc. pen., la Corte di Cassazione dispone la trasmissione degli atti al giudice d’appello competente. Nel caso specifico, gli atti sono stati trasmessi alla Corte di Appello di Milano, che procederà a giudicare il caso come se fosse stato presentato un normale atto di appello.

Qual è la differenza sostanziale tra i motivi di ricorso e quelli di appello evidenziata nel provvedimento?
La differenza è che i motivi di appello possono riguardare sia questioni di diritto (violazioni di legge) sia questioni di fatto (errata valutazione delle prove), mentre i motivi del ricorso per cassazione (specialmente quello “per saltum”) devono limitarsi a censure sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), senza poter rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti operata dal giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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