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Conversione ricorso in appello: la Cassazione decide

Un Procuratore Generale ricorre in Cassazione contro una sentenza di condanna per estorsione, lamentando la mancata applicazione della pena pecuniaria obbligatoria. Contemporaneamente, l’imputato presenta appello. La Corte di Cassazione, rilevando la connessione tra le due impugnazioni, dispone la conversione del ricorso in appello e trasmette gli atti alla Corte d’Appello per un giudizio unitario, in applicazione del principio di economia processuale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conversione Ricorso in Appello: La Cassazione Unifica le Impugnazioni

L’ordinamento processuale penale prevede meccanismi volti a garantire l’efficienza e la coerenza delle decisioni giudiziarie. Uno di questi è la conversione ricorso in appello, un istituto fondamentale quando contro la medesima sentenza vengono proposti mezzi di impugnazione di diversa natura. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce l’applicazione di questo principio, evidenziando la prevalenza della necessità di un giudizio unitario e completo in secondo grado.

I Fatti del Caso: Due Impugnazioni per la Stessa Sentenza

La vicenda trae origine da una sentenza del Tribunale di Verona, che condannava un imputato per il reato di estorsione (art. 629 c.p.) alla pena di tre anni e otto mesi di reclusione, oltre al risarcimento dei danni in favore delle parti civili.

Contro questa decisione sono state presentate due distinte impugnazioni:

1. Il Ricorso del Procuratore Generale: La Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia ha proposto ricorso per cassazione, basato su un unico motivo. Si contestava la violazione dell’art. 629 del codice penale, poiché il Tribunale aveva omesso di irrogare la pena pecuniaria (la multa). Tale pena, per il reato di estorsione, è prevista dalla legge come congiunta a quella detentiva e, pertanto, il giudice non ha la facoltà di disapplicarla.

2. L’Appello dell’Imputato: Contemporaneamente, anche l’imputato ha proposto impugnazione avverso la stessa sentenza, ma attraverso un atto di appello, un mezzo di gravame che consente un riesame completo del merito della vicenda.

Ci si è quindi trovati di fronte a due binari processuali differenti, ma diretti contro il medesimo provvedimento.

La Questione Giuridica e la Conversione Ricorso in Appello

Il nodo da sciogliere per la Suprema Corte era come gestire la coesistenza di un ricorso per cassazione (che si concentra su questioni di pura legittimità) e di un appello (che investe anche il merito). La soluzione è offerta direttamente dal codice di procedura penale, all’articolo 580.

Questa norma stabilisce che, quando contro la stessa sentenza sono proposti mezzi di impugnazione diversi, quello per cui è previsto il termine più breve (in questo caso il ricorso per cassazione) si converte in quello per cui è previsto il termine più lungo (l’appello). Il principio si applica in presenza di una connessione soggettiva (stesso imputato) ed oggettiva (stessa sentenza), come nel caso di specie.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha applicato pedissequamente la disciplina codicistica. I giudici hanno anzitutto accertato la pendenza di due diverse impugnazioni – il ricorso della parte pubblica e l’appello dell’imputato – avverso la medesima sentenza. Rilevata la chiara connessione soggettiva ed oggettiva tra i due atti, la Corte ha disposto la conversione del ricorso proposto dal Procuratore Generale in appello.

La ratio di questa decisione risiede nel principio di economia processuale e nella necessità di evitare possibili contrasti tra giudicati. Permettere due procedimenti paralleli creerebbe una diseconomia e il rischio di decisioni non coordinate. La conversione, invece, assicura che un unico giudice – la Corte d’Appello – possa esaminare tutte le doglianze, sia quelle di legittimità sollevate dalla Procura (la mancata applicazione della multa), sia quelle di merito avanzate dall’imputato, in un unico e completo giudizio di secondo grado.

Le Conclusioni: Prevalenza del Giudizio di Merito e Unicità del Processo

In conclusione, con questa ordinanza, la Suprema Corte riafferma un principio cardine del sistema delle impugnazioni. La conversione ricorso in appello non è un mero tecnicismo, ma uno strumento essenziale per garantire la coerenza e la razionalità del processo penale. La decisione di convertire il ricorso e di trasmettere tutti gli atti alla Corte d’Appello di Venezia assicura che il secondo grado di giudizio sia il più ampio e completo possibile. Sarà quindi la Corte territoriale a valutare, in un unico contesto, sia la richiesta della Procura di applicare la pena pecuniaria, sia i motivi di gravame presentati dalla difesa, pervenendo a una decisione onnicomprensiva sulla vicenda.

Cosa succede se contro la stessa sentenza vengono proposti un ricorso per cassazione e un appello?
Secondo l’art. 580 del codice di procedura penale, in presenza di una connessione soggettiva e oggettiva, il ricorso per cassazione viene convertito in appello. L’intero procedimento viene poi trattato dalla Corte di Appello per un giudizio unitario.

Perché il Procuratore generale ha fatto ricorso per cassazione?
Il Procuratore generale ha contestato la violazione della legge penale (art. 629 c.p.), poiché il Tribunale, nel condannare l’imputato per estorsione, aveva omesso di applicare la pena pecuniaria della multa, che per questo reato è obbligatoria e si aggiunge a quella detentiva.

Qual è l’effetto pratico della conversione del ricorso in appello?
L’effetto pratico è che la Corte di Appello di Venezia giudicherà contemporaneamente sia i motivi di appello proposti dall’imputato sia i motivi del ricorso (ora convertito in appello) proposti dal Procuratore generale, garantendo un unico processo di secondo grado, completezza del giudizio ed economia processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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