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Conversione ricorso in appello: il caso Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito la conversione ricorso in appello di un’impugnazione presentata da un Procuratore Generale. Il ricorso contestava una sentenza di non punibilità per particolare tenuità del fatto, adducendo sia violazione di legge che vizi di motivazione. Poiché il ricorso per saltum non ammette censure sulla motivazione, la Suprema Corte ha riqualificato l’atto e trasmesso il caso alla Corte d’Appello competente per un giudizio di merito, senza pronunciarsi sulla questione principale.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conversione ricorso in appello: quando la Cassazione non decide nel merito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulle regole procedurali che governano le impugnazioni. La vicenda, che riguarda l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, si è conclusa non con una decisione sul merito, ma con una conversione ricorso in appello. Questo significa che la palla passa ora alla Corte d’Appello. Analizziamo insieme perché questa decisione è fondamentale per comprendere le differenze tra i vari mezzi di impugnazione.

I Fatti del Caso: Evasione e Particolare Tenuità del Fatto

Il caso nasce da un’accusa di evasione a carico di un individuo sottoposto al regime di detenzione domiciliare. L’imputato si era allontanato dalla sua abitazione senza autorizzazione. Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo la sussistenza del reato, aveva deciso di applicare l’articolo 131-bis del codice penale, dichiarando l’imputato non punibile per la particolare tenuità dell’offesa.

Questa decisione era stata presa nonostante la contestazione di una recidiva reiterata specifica infraquinquennale e la presenza di precedenti penali della stessa indole. Il giudice di merito aveva valorizzato alcuni elementi, tra cui un provvedimento del Tribunale di Sorveglianza che attestava come l’imputato non avesse ripreso contatti con la criminalità organizzata e le sue precarie condizioni di salute, che riducevano il rischio di recidiva e giustificavano un breve allontanamento.

I Motivi del Ricorso del Procuratore Generale

Il Procuratore generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la sentenza, ritenendola errata. I motivi del ricorso erano duplici:

1. Violazione di legge: Secondo il ricorrente, la presenza di una recidiva così grave e di precedenti specifici avrebbe dovuto essere considerata un motivo ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis, in quanto indice di un’abitualità della condotta criminale.
2. Vizi di motivazione: Il Procuratore ha anche criticato la sentenza per illogicità e contraddittorietà, sostenendo che il giudice non avesse adeguatamente valutato il profilo personale dell’imputato e la reale consistenza dell’offesa.

È proprio questa duplicità di censure a essere diventata il fulcro della decisione della Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la conversione del ricorso in appello

La Suprema Corte non è entrata nel merito della questione, ovvero non ha stabilito se l’art. 131-bis fosse applicabile o meno. La sua attenzione si è concentrata su un aspetto puramente procedurale. Il ricorso presentato dal Procuratore era un cosiddetto “ricorso per saltum”, cioè un’impugnazione diretta in Cassazione saltando il grado d’appello.

La legge, tuttavia, stabilisce che il ricorso per saltum può essere proposto solo per denunciare una violazione di legge (art. 606, comma 1, lett. b), cod. proc. pen.), ma non per contestare i vizi di motivazione della sentenza (art. 606, comma 1, lett. e), cod. proc. pen.). Poiché il Procuratore aveva sollevato entrambe le questioni, il ricorso era stato presentato in una forma non ammissibile per l’impugnazione diretta in Cassazione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, richiamando la propria giurisprudenza consolidata, ha spiegato che quando un ricorso per saltum contiene anche censure tipiche dell’appello, come quelle relative ai vizi di motivazione, l’impugnazione deve essere riqualificata. In base all’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale, il ricorso proposto in modo errato deve essere convertito nel mezzo di impugnazione corretto, in questo caso l’appello.

Di conseguenza, la Corte ha ordinato la conversione ricorso in appello e la trasmissione di tutti gli atti alla Corte d’Appello di Ancona. Sarà quest’ultima a dover esaminare nel merito tutte le censure sollevate dal Procuratore, sia quelle sulla violazione di legge sia quelle sulla motivazione della sentenza di primo grado.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale fondamentale: la scelta dei motivi di impugnazione determina il giudice competente a decidere. Chi intende ricorrere direttamente in Cassazione deve limitarsi a contestare errori nell’applicazione della legge. Se, invece, si intende criticare il modo in cui il giudice ha ragionato e motivato la sua decisione, la strada corretta è quella dell’appello. Un errore nella scelta può portare non a una decisione nel merito, ma a una riqualificazione dell’atto con conseguente allungamento dei tempi processuali. Il destino del caso specifico è ora nelle mani della Corte d’Appello, che dovrà procedere a una nuova e completa valutazione della vicenda.

Quando un ricorso per Cassazione viene convertito in appello?
Un ricorso per Cassazione, proposto direttamente saltando un grado di giudizio (c.d. ricorso per saltum), viene convertito in appello quando contiene, oltre a motivi di violazione di legge, anche censure relative a vizi di motivazione della sentenza (es. illogicità, contraddittorietà), che sono proprie del giudizio di appello.

È possibile contestare la motivazione di una sentenza direttamente in Cassazione con un ricorso ‘per saltum’?
No, l’ordinanza chiarisce che il ricorso diretto in Cassazione ‘per saltum’ è ammissibile solo per denunciare violazioni di legge. Se si includono censure sulla motivazione, il ricorso non è ammissibile in quella specifica forma e deve essere convertito in appello.

Qual è stata la decisione finale della Cassazione sul caso di evasione?
La Corte di Cassazione non ha preso una decisione sul merito del caso di evasione. Ha emesso una decisione procedurale: ha convertito il ricorso del Procuratore in un appello e ha trasmesso gli atti alla Corte d’Appello competente. Sarà quest’ultima a dover giudicare se la sentenza di non punibilità del Tribunale era corretta o meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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