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Conversione pena detentiva e recidiva: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il diniego della conversione pena detentiva in pecuniaria. La decisione si fonda sulla commissione di due reati in un breve arco temporale (sei mesi), ritenuta indice di un concreto pericolo di recidiva che rende la conversione inidonea a prevenire la commissione di nuovi reati.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conversione Pena Detentiva: No se c’è Rischio di Recidiva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5419/2024, ha fornito un importante chiarimento sui criteri di valutazione per la conversione pena detentiva in pecuniaria, sottolineando come la commissione di reati in un breve arco temporale possa essere un indice decisivo del pericolo di recidiva, tale da giustificare il diniego del beneficio. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere la discrezionalità del giudice in materia di sanzioni sostitutive.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da una condanna per due ipotesi di reato previste dall’art. 455 del codice penale (spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate). La Corte di Appello di Napoli, in sede di rinvio, aveva confermato la decisione di primo grado, negando all’imputato la possibilità di convertire la pena detentiva in una sanzione pecuniaria, come previsto dalla legge n. 689/1981.

Il Ricorso e la questione della conversione pena detentiva

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge. La doglianza principale si concentrava sulla mancata concessione della conversione pena detentiva. Secondo la difesa, la Corte territoriale aveva motivato il diniego facendo riferimento a precedenti specifici molto risalenti nel tempo, senza fornire una motivazione concreta ed effettiva che giustificasse la prognosi negativa sulla futura condotta del condannato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno ritenuto che la decisione della Corte di Appello fosse correttamente motivata. Il giudizio non si basava unicamente sui precedenti penali, ma su una circostanza ben più concreta e attuale: il condannato aveva commesso due reati in un arco temporale molto ristretto, circa sei mesi. Questo elemento, secondo la Corte, è un indicatore significativo dell’inidoneità della conversione a scongiurare il pericolo di recidiva. In altre parole, la vicinanza temporale tra i due reati dimostrava una persistente tendenza a delinquere che una semplice pena pecuniaria non sarebbe stata in grado di contrastare efficacemente. La Corte ha quindi ribadito che il giudice di merito ha il compito di valutare la personalità del reo e le circostanze del fatto per decidere se la sanzione sostitutiva sia adeguata, e in questo caso la valutazione era stata immune da vizi logici o giuridici.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: la conversione pena detentiva non è un diritto automatico del condannato, ma una possibilità subordinata a una valutazione discrezionale del giudice. La decisione finale deve basarsi su una prognosi circa l’efficacia della pena sostitutiva nel prevenire la commissione di futuri reati. La vicinanza temporale tra più illeciti commessi dallo stesso soggetto costituisce un forte elemento a sfavore della concessione del beneficio, in quanto indice di una concreta pericolosità sociale. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, ciò significa che la condotta complessiva dell’imputato, e in particolare la ripetizione di comportamenti antigiuridici in un breve lasso di tempo, giocherà un ruolo determinante nell’applicazione delle sanzioni sostitutive.

Quando può essere negata la conversione della pena detentiva in pena pecuniaria?
La conversione può essere negata quando il giudice ritiene che non sia idonea a scongiurare il pericolo di recidiva. Nel caso di specie, la commissione di due reati in un ristretto arco temporale (circa sei mesi) è stata considerata un elemento decisivo per evidenziare tale inidoneità.

I precedenti penali sono sufficienti da soli a negare la conversione della pena?
L’ordinanza chiarisce che la decisione non si è basata solo sui precedenti, ma sulla loro valutazione congiunta ad altre circostanze. La Corte ha ritenuto corretta la decisione del giudice di merito che ha fondato il suo giudizio sulla combinazione dei precedenti specifici e sulla commissione di due nuovi reati in un breve periodo, evidenziando un concreto pericolo di recidiva.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo quanto stabilito nell’ordinanza, alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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