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Convalida Daspo Urbano: Poteri del Giudice Esaminati

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di convalida daspo urbano, confermando che il giudice ha il potere e il dovere di valutare non solo la legittimità formale, ma anche la proporzionalità e la giustificazione di misure restrittive della libertà personale, come l’obbligo di presentazione alla polizia. Nel caso specifico, la Corte ha respinto il ricorso del Procuratore, il quale sosteneva che il giudice non potesse sindacare nel merito la decisione del Questore. La sentenza riafferma che qualsiasi limitazione della libertà personale deve essere soggetta a un pieno controllo giurisdizionale, come previsto dalla Costituzione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida Daspo Urbano: Il Giudice Non è un Mero Burocrate

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, Sez. 1, n. 23723 del 2025, offre un chiarimento fondamentale sui poteri del giudice nel procedimento di convalida daspo urbano. La Corte ha stabilito che il controllo giurisdizionale non può limitarsi a una verifica formale, ma deve estendersi alla sostanza del provvedimento, valutandone la proporzionalità e la giustificazione, specialmente quando incide sulla libertà personale. Questo principio, radicato nell’articolo 13 della Costituzione, riafferma la centralità del giudice come garante dei diritti fondamentali dei cittadini di fronte al potere amministrativo.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un provvedimento del Questore di una città del nord Italia. A un soggetto, già noto per reati contro la persona e il patrimonio, veniva imposto un “daspo urbano”, ovvero il divieto di frequentare tutti i pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande in orario serale (dalle 18 alle 6). A questa misura, il Questore aggiungeva anche l’obbligo di presentazione presso la locale Stazione dei Carabinieri ogni venerdì sera, tra le 19 e le 20.

Il Pubblico Ministero richiedeva la convalida di entrambe le misure al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP). Il GIP, tuttavia, convalidava solo il divieto di frequentazione dei locali, ma non l’obbligo di presentazione, ritenendolo “ingiustificato e sproporzionato”. Il Procuratore della Repubblica, non condividendo la decisione, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che il giudice avesse ecceduto i propri poteri, invadendo una sfera di discrezionalità riservata all’autorità amministrativa.

La Decisione della Corte e il Controllo sulla convalida daspo urbano

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore, dichiarandolo infondato. I giudici supremi hanno confermato la correttezza dell’operato del GIP. La sentenza chiarisce che il controllo di legittimità affidato al giudice in sede di convalida non è una mera formalità. Al contrario, esso implica una verifica sostanziale sulla congruità della misura rispetto alle esigenze di prevenzione indicate dal Questore.

L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è una misura che limita la libertà personale, tutelata dall’art. 13 della Costituzione. Tale norma fondamentale prevede che nessuna restrizione della libertà personale sia possibile se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria. Di conseguenza, il giudice investito della convalida ha il dovere di esaminare attentamente i presupposti di fatto e di diritto che giustificano tale limitazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha smontato la tesi del ricorrente, secondo cui il giudice dovrebbe limitarsi a prendere atto della legittimità formale dell’atto del Questore. Questo approccio svuoterebbe di significato la garanzia costituzionale. La motivazione della sentenza si articola su alcuni punti cardine:

1. Natura del controllo giurisdizionale: Il controllo del giudice è un presidio costituzionale. È un potere-dovere di verificare che i presupposti della misura restrittiva siano concreti, attuali e proporzionati. Il giudice deve valutare se le ragioni di necessità e urgenza addotte dal Questore siano fondate e se la misura imposta sia congrua.
2. Mancanza di proporzionalità: Nel caso specifico, il GIP aveva correttamente rilevato l’assenza di una relazione logica tra le condotte passate del soggetto (porto di pistola, rissa) e l’imposizione di un obbligo di firma proprio il venerdì sera. La generica motivazione del Questore, secondo cui in quell’orario vi sarebbe la “massima affluenza presso gli esercizi pubblici”, è stata ritenuta insufficiente e sganciata da un parametro logico che giustificasse una così specifica limitazione della libertà.
3. Distinzione tra “daspo” e obbligo di presentazione: Mentre il divieto di frequentare locali (daspo) era collegato alla natura dei reati commessi, l’obbligo di firma appariva come una sanzione aggiuntiva non adeguatamente motivata. La sua funzione preventiva non era stata dimostrata in concreto.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello Stato di diritto: il potere amministrativo, anche quando agisce per finalità di sicurezza pubblica, è sempre soggetto al controllo di legalità sostanziale da parte dell’autorità giudiziaria. La convalida daspo urbano, quando accompagnata da misure che incidono sulla libertà personale, non è e non può essere un automatismo. Il giudice ha il compito di effettuare un vaglio critico e approfondito, assicurando che i diritti fondamentali del cittadino non vengano sacrificati in nome di esigenze di prevenzione generiche o non adeguatamente provate. La decisione rafforza la figura del giudice come custode delle libertà costituzionali, impedendo che misure di prevenzione si trasformino in strumenti sanzionatori privi delle necessarie garanzie giurisdizionali.

Il giudice può rifiutarsi di convalidare l’obbligo di presentazione alla polizia disposto dal Questore insieme al ‘daspo urbano’?
Sì. Il giudice non solo può, ma deve rifiutare la convalida se ritiene che l’obbligo di presentazione sia ingiustificato, sproporzionato o non supportato da una motivazione adeguata che colleghi la misura alle condotte della persona e a un concreto pericolo sociale.

Qual è il ruolo del giudice nel procedimento di convalida di queste misure?
Il ruolo del giudice non è quello di un mero controllore formale, ma di un garante della legalità sostanziale. Egli deve verificare la sussistenza di tutti i presupposti di legge, inclusa la congruità e la proporzionalità della misura restrittiva rispetto alle esigenze di sicurezza rappresentate, in ossequio all’articolo 13 della Costituzione che tutela la libertà personale.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto infondato il ricorso del Procuratore?
La Corte ha ritenuto infondato il ricorso perché la pretesa del Procuratore di limitare il potere del giudice a un controllo puramente formale è contraria ai principi costituzionali. La sentenza afferma che il controllo sulla legittimità di un atto che limita la libertà personale deve essere pieno e deve includere una valutazione sulla logicità, adeguatezza e proporzionalità della motivazione addotta dall’autorità di polizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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