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Convalida DASPO: motivazione implicita è sufficiente

Un tifoso, destinatario di un DASPO con obbligo di firma dopo una rissa, ha impugnato l’ordinanza di convalida per carenza di motivazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo un principio fondamentale sulla convalida DASPO: la motivazione sulla necessità e urgenza della misura non deve essere esplicita, ma può essere desunta implicitamente dalla gravità dei fatti contestati e dalla pericolosità del soggetto.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO: La Gravità dei Fatti Giustifica l’Urgenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18818 del 2025, affronta un tema cruciale in materia di misure di prevenzione negli stadi: la convalida DASPO. La decisione chiarisce che, per rendere valido un provvedimento che impone anche l’obbligo di firma, la motivazione sulla necessità e urgenza può essere anche implicita, purché desumibile dalla gravità dei fatti. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una rissa scoppiata tra due tifoserie rivali in occasione di una partita di calcio. A seguito degli scontri, il Questore emetteva un provvedimento di DASPO, con annesso obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (il cosiddetto “obbligo di firma”), nei confronti di un tifoso rimasto coinvolto.

Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) convalidava il provvedimento. Il destinatario della misura, tuttavia, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. A suo dire, l’ordinanza del GIP era carente sotto due profili:
1. Non spiegava la necessità di applicare l’obbligo di firma, misura più afflittiva del semplice divieto di accesso allo stadio.
2. Non esplicitava il presupposto della sua pericolosità, sostenendo anzi di essere stato una vittima degli scontri, tanto da aver riportato gravi ferite e presentato denuncia contro ignoti.

L’Analisi della Corte e i Presupposti per la convalida DASPO

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo infondate le censure del ricorrente. Gli Ermellini hanno innanzitutto ribadito quali sono i presupposti che il giudice della convalida deve verificare:

* Le ragioni di necessità ed urgenza che hanno spinto il Questore ad agire.
* La pericolosità concreta ed attuale del soggetto.
* L’attribuibilità delle condotte al soggetto e la loro riconducibilità alle ipotesi previste dalla legge (art. 6, L. 401/1989).
* La congruità della durata della misura.

Nel caso specifico, il GIP aveva correttamente svolto il suo ruolo di garanzia. La pericolosità del soggetto era emersa chiaramente dagli atti di indagine, che includevano precedenti di polizia e, soprattutto, la dichiarazione di un altro tifoso (amico del ricorrente) che ne confermava il pieno coinvolgimento nella rissa. Il fatto che avesse riportato lesioni non lo escludeva dal novero dei partecipanti attivi allo scontro.

La Motivazione Implicita per Necessità e Urgenza

Il punto centrale della sentenza riguarda la motivazione sulla necessità e urgenza. La Corte ha chiarito che, per la convalida DASPO, non sono necessarie formule esplicite. La motivazione può essere anche implicita, desumendosi da altri elementi.

In particolare, la gravità del fatto (una rissa tra tifoserie è per sua natura un evento grave e pericoloso per l’ordine pubblico) e l’inaffidabilità del soggetto (dimostrata dai suoi precedenti e dal suo coinvolgimento attivo) sono sufficienti a integrare implicitamente i requisiti di necessità e urgenza. È evidente, secondo la Corte, che in casi del genere sia necessario assicurare l’osservanza del divieto di accesso agli stadi attraverso uno strumento di controllo come l’obbligo di firma. Affidarsi al solo divieto sarebbe inadeguato a prevenire il ripetersi di fenomeni violenti.

Questa interpretazione è in linea con la giurisprudenza consolidata, che riconosce come la marcata gravità dei fatti accertati possa assolvere l’onere di motivazione del giudice in merito all’urgenza della misura.

le motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto che il Giudice per le indagini preliminari avesse operato correttamente, basando la sua decisione su un percorso argomentativo adeguato. Le indagini della Polizia di Stato avevano dimostrato la concreta e attuale pericolosità del ricorrente, soggetto già noto alle forze dell’ordine e la cui partecipazione alla rissa era stata confermata da testimonianze. Di conseguenza, il giudice ha logicamente concluso che il semplice divieto di accesso allo stadio fosse insufficiente e che l’obbligo di firma fosse necessario per prevenire future condotte violente. La doglianza sulla mancata motivazione è stata quindi respinta, poiché la gravità dei fatti e la pericolosità del soggetto giustificavano implicitamente sia la necessità che l’urgenza del provvedimento restrittivo.

le conclusioni

Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ribadisce che la motivazione dell’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di firma può ritenersi assolta anche implicitamente. Se la gravità dei fatti e la pericolosità del soggetto emergono chiaramente dagli atti, i requisiti di necessità e urgenza si possono considerare soddisfatti senza bisogno di una specifica ed esplicita enunciazione. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È sempre necessaria una motivazione esplicita sull’urgenza per convalidare un DASPO con obbligo di firma?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la motivazione sulla necessità e urgenza può essere anche implicita e desumersi dalla gravità del fatto (come una rissa) e dalla pericolosità del soggetto, senza bisogno di formule specifiche.

Come viene valutata la pericolosità di una persona ai fini del DASPO?
La pericolosità viene valutata sulla base degli atti di indagine, come i rapporti di polizia, eventuali precedenti, e le dichiarazioni di testimoni. Nel caso di specie, sono stati determinanti i precedenti di polizia del soggetto e la testimonianza di un amico che ne ha confermato il coinvolgimento nella rissa.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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