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Convalida DASPO: l’obbligo di motivazione del GIP

Un soggetto ricorre contro la convalida di un provvedimento del Questore che imponeva l’obbligo di firma per dieci anni. La Cassazione annulla la decisione del GIP, ritenendo la motivazione carente e meramente assertiva. Il giudice della convalida DASPO deve svolgere un controllo sostanziale ed esaustivo sui presupposti della misura, non un mero controllo formale.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO: il Giudice non può limitarsi a un controllo formale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22309/2024, è intervenuta su un tema cruciale riguardante le misure di prevenzione personali, in particolare sulla convalida DASPO con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il Giudice per le indagini preliminari (GIP) non può essere un mero ‘passacarte’ delle richieste del Pubblico Ministero, ma deve svolgere un ruolo di garanzia attivo e sostanziale, motivando in modo approfondito la propria decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva raggiunto da un provvedimento del Questore che, ai sensi dell’art. 6 della L. 401/1989, gli imponeva il divieto di accedere a manifestazioni sportive (DASPO) unitamente alla prescrizione di presentarsi presso gli uffici di polizia in occasione degli incontri di calcio. La durata della misura era fissata in dieci anni. Il GIP del Tribunale di Crotone, su richiesta del Pubblico Ministero, convalidava il provvedimento.

Contro l’ordinanza del GIP, il destinatario della misura proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione sotto diversi profili. In particolare, si contestava che il giudice non avesse giustificato:
* La congruità e la gradualità di una sanzione così lunga (dieci anni).
* La necessità effettiva di imporre l’obbligo di firma, data la sua incidenza sulla libertà personale.
* L’attribuibilità delle condotte al ricorrente.
* La sussistenza di una concreta e attuale pericolosità sociale.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’obbligo di motivazione nella convalida DASPO

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del GIP con rinvio per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nella censura mossa al giudice di merito, reo di aver aderito alla richiesta del PM con una ‘motivazione meramente assertiva ed assolutamente carente’.

Il Ruolo di Garanzia del Giudice

La Cassazione sottolinea che il controllo giurisdizionale sull’obbligo di presentazione non è una formalità. Tale obbligo, infatti, incide direttamente sulla libertà personale, tutelata dall’art. 13 della Costituzione, e come tale richiede un controllo inderogabile da parte dell’autorità giudiziaria.

Il GIP, quindi, ha il dovere di svolgere un ruolo di garanzia e di controllo che deve essere ‘non solo formale, ma sostanziale ed esaustivo’. Questo significa che non può limitarsi a prendere atto della richiesta del PM, ma deve verificare autonomamente la sussistenza di tutti i presupposti di legittimità della misura.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato quali sono gli elementi che il GIP deve vagliare e sui quali deve fondare la propria motivazione. L’obbligo di controllo deve investire:
1. I presupposti della misura di prevenzione: il giudice deve accertare la pericolosità concreta e attuale del soggetto e le ragioni di necessità ed urgenza che giustificano la misura.
2. L’attribuibilità dei fatti: deve essere verificato che le condotte poste a fondamento del provvedimento siano effettivamente riconducibili al destinatario.
3. La congruità della durata: il GIP deve valutare se la durata della misura, come determinata dal Questore, sia proporzionata e congrua rispetto alla gravità dei fatti e alla pericolosità del soggetto. Se la durata è ritenuta eccessiva, il giudice ha il potere di ridurla.

Nel caso di specie, il GIP si era sottratto a questa valutazione, omettendo di esplicitare le ragioni che lo avevano portato a confermare il provvedimento del Questore in tutti i suoi aspetti, inclusa la durata decennale. Una motivazione apparente o assertiva, secondo la Corte, equivale a un’assenza di motivazione e vizia irrimediabilmente l’ordinanza di convalida.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza che la convalida DASPO con obbligo di firma non può essere un atto automatico. Il giudice ha il compito di effettuare un’analisi critica e approfondita, proteggendo la libertà personale da restrizioni non adeguatamente giustificate. L’annullamento con rinvio impone al Tribunale di Crotone di riesaminare il caso, questa volta applicando i principi di diritto enunciati dalla Cassazione e fornendo una motivazione completa ed esaustiva che dia conto della valutazione di tutti i presupposti legittimanti l’imposizione di una misura così afflittiva.

Quando il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) convalida un DASPO con obbligo di firma, cosa deve valutare?
Il GIP deve svolgere un controllo sostanziale ed esaustivo, valutando tutti i presupposti di legittimità della misura di prevenzione. In particolare, deve verificare la pericolosità concreta e attuale del soggetto, le ragioni di necessità e urgenza, l’attribuibilità delle condotte addebitate e la congruità della durata della misura, che può essere ridotta se ritenuta eccessiva.

Una motivazione generica o assertiva del GIP è sufficiente per la convalida del DASPO?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una motivazione meramente assertiva, che si limita ad aderire alla richiesta del Pubblico Ministero senza un’autonoma valutazione, è assolutamente carente. Tale vizio rende illegittima l’ordinanza di convalida, in quanto il giudice non svolge il suo ruolo di garanzia imposto dalla legge.

Cosa succede se la Corte di Cassazione annulla l’ordinanza di convalida del DASPO?
La Corte di Cassazione dispone l’annullamento con rinvio. Ciò significa che il provvedimento del GIP viene annullato e il caso viene rinviato a un giudice dello stesso grado (in questo caso, il Tribunale di Crotone) per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà decidere nuovamente sulla convalida, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione e correggendo i vizi di motivazione del precedente provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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