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Convalida DASPO: legittimo il procedimento cartolare

Un soggetto, già in stato di detenzione, impugnava un provvedimento di DASPO, lamentando la violazione del diritto di difesa per i termini ristretti e l’incostituzionalità della procedura di convalida. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la procedura di convalida DASPO, pur essendo esclusivamente cartolare e con termini brevi, garantisce adeguatamente il diritto di difesa e risponde a legittime esigenze di celerità e sicurezza pubblica.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO: Legittimo il Procedimento Senza Udienza secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31811 del 2024, è tornata a pronunciarsi sulla delicata questione della convalida DASPO, chiarendo importanti aspetti procedurali legati al diritto di difesa e ai requisiti di urgenza. La decisione conferma la piena legittimità del cosiddetto ‘contraddittorio cartolare’, una procedura che non prevede un’udienza fisica, bilanciando le esigenze di sicurezza pubblica con le garanzie individuali. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso: Il DASPO notificato in Carcere

Il caso ha origine dal ricorso di un individuo al quale era stato notificato un provvedimento del Questore che gli imponeva il divieto di accedere a manifestazioni sportive (DASPO) e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Una particolarità della vicenda era che, al momento della notifica, il destinatario si trovava già in stato di custodia cautelare in carcere per altri motivi. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva successivamente convalidato la misura, come previsto dalla legge.

I Motivi del Ricorso: Difesa, Urgenza e Costituzionalità

L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione sollevando quattro questioni principali:
1. Violazione del diritto di difesa: Si lamentava che il termine di 48 ore per presentare memorie difensive prima della convalida fosse eccessivamente breve, specialmente per un soggetto detenuto.
2. Mancanza di motivazione: Il ricorrente sosteneva che l’ordinanza del GIP non motivasse adeguatamente i presupposti di necessità e urgenza, dato che la sua detenzione rendeva impossibile la commissione di nuovi reati.
3. Incostituzionalità della durata: Veniva eccepita l’illegittimità costituzionale della norma che prevede una durata minima di cinque anni per il DASPO in caso di recidiva, ritenuta sproporzionata.
4. Incostituzionalità della procedura: Si contestava la legittimità della procedura di convalida ‘cartolare’, senza un’udienza camerale e la presenza necessaria del destinatario e di un difensore.

La Decisione della Corte sulla Convalida DASPO

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo tutti i motivi manifestamente infondati. La Corte ha ribadito principi già consolidati in giurisprudenza, confermando la piena validità e costituzionalità dell’attuale procedura di convalida DASPO.

Le Motivazioni: Bilanciamento tra Difesa e Sicurezza Pubblica

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi delle norme e dei precedenti giurisprudenziali, inclusi quelli della Corte Costituzionale.

In primo luogo, riguardo al diritto di difesa, i giudici hanno affermato che il termine di 48 ore a disposizione dell’interessato per presentare le proprie ragioni è ‘congruo’. Questo termine, sebbene breve, è funzionale a garantire una decisione rapida, come richiesto dalla natura urgente della misura. Il diritto di difesa è salvaguardato dalla possibilità di depositare memorie scritte e accedere agli atti, un sistema che la Corte ritiene idoneo a tutelare le ragioni dell’interessato.

Sul punto della necessità e urgenza, la Cassazione ha chiarito che lo stato di detenzione non fa venir meno la pericolosità del soggetto. Il DASPO è una misura preventiva proiettata nel futuro: mira a impedire la commissione di reati una volta che la persona riacquisti la libertà. Pertanto, la valutazione di pericolosità prescinde dalla condizione detentiva attuale.

Per quanto concerne le questioni di legittimità costituzionale, la Corte ha respinto le eccezioni. Ha ricordato che la durata aggravata del DASPO per i recidivi è una scelta del legislatore giustificata dalla maggiore pericolosità del soggetto e che, in ogni caso, la legge prevede un meccanismo riabilitativo che consente di chiedere la cessazione della misura dopo tre anni di buona condotta. Infine, la procedura di convalida senza udienza fisica è stata ritenuta legittima in quanto rientra nella discrezionalità del legislatore graduare le forme del contraddittorio. Le esigenze di celerità e di salvaguardia dell’ordine pubblico, in questo contesto, giustificano un procedimento più snello, basato su atti scritti.

Conclusioni: La Procedura di Convalida DASPO è Salda

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la procedura di convalida DASPO è costituzionalmente legittima. Il bilanciamento operato dal legislatore tra il diritto di difesa dell’individuo e le preminenti esigenze di sicurezza pubblica è considerato adeguato. Anche in un lasso di tempo ristretto e con una procedura esclusivamente documentale, le garanzie difensive sono ritenute sufficientemente tutelate. Questa pronuncia offre quindi un importante punto di riferimento per gli operatori del diritto, confermando la solidità di uno strumento fondamentale per la prevenzione della violenza negli stadi.

È legittimo convalidare un DASPO senza un’udienza in tribunale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il procedimento di convalida ‘cartolare’, basato solo su atti scritti e senza un’udienza fisica, è legittimo perché risponde a esigenze di celerità e immediatezza imposte dalla salvaguardia dell’ordine pubblico.

Il diritto di difesa è garantito se si hanno solo 48 ore per opporsi alla convalida del DASPO?
Sì. Secondo la Corte, il termine di 48 ore è considerato congruo e sufficiente per permettere all’interessato di esercitare il proprio diritto di difesa presentando memorie scritte, realizzando così un adeguato bilanciamento con la natura urgente del provvedimento.

Un DASPO può essere emesso nei confronti di una persona che è già in carcere?
Sì. Lo stato di detenzione non esclude la necessità e l’urgenza del DASPO. La misura ha una finalità preventiva e si basa sulla valutazione della pericolosità del soggetto, proiettata al momento in cui tornerà in libertà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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