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Convalida DASPO: la Cassazione sui poteri del GIP

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un tifoso contro la convalida di un DASPO con obbligo di firma. La sentenza chiarisce che, nella procedura di convalida DASPO, il contraddittorio può essere puramente documentale e il giudice deve effettuare un controllo sostanziale sulla pericolosità del soggetto e sulla necessità della misura, potendo motivare la sua decisione anche facendo riferimento agli atti del Questore. Il giudice ha il potere di valutare tutti gli elementi, inclusi precedenti non recenti, per determinare l’adeguatezza e la durata della misura preventiva.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO: La Cassazione Sulla Motivazione e il Ruolo del Giudice

La convalida DASPO da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) rappresenta un momento cruciale per la tutela dei diritti individuali e la salvaguardia dell’ordine pubblico. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui poteri del giudice in questa fase, chiarendo i limiti del suo sindacato e la sufficienza della motivazione. Il caso analizzato offre spunti fondamentali sulla valutazione della pericolosità del soggetto e sulla validità di un contraddittorio puramente documentale.

I Fatti di Causa

Un tifoso veniva raggiunto da un provvedimento del Questore che gli vietava l’accesso a manifestazioni sportive (DASPO) per cinque anni, con l’obbligo aggiuntivo di presentarsi alla polizia giudiziaria per i primi tre anni. Il provvedimento scaturiva da alcuni disordini avvenuti presso una stazione ferroviaria, durante i quali il soggetto, insieme ad altri, avrebbe partecipato ad atti di danneggiamento e interruzione di pubblico servizio, accendendo fumogeni e causando disagi.

Il GIP del Tribunale, pur riducendo la durata dell’obbligo di presentazione, convalidava il provvedimento. L’interessato proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi, tra cui la mancanza di motivazione, il travisamento delle prove e un’errata valutazione della sua pericolosità sociale.

I Motivi del Ricorso e la questione della convalida DASPO

Il ricorrente basava la sua difesa su quattro motivi principali:

1. Vizio di motivazione sull’attribuibilità dei fatti: Sosteneva che il giudice non avesse adeguatamente motivato in che modo le sue azioni (in particolare, il brandire un’asta di bandiera) potessero essere collegate ai reati commessi da altri, come danneggiamenti e accensione di fumogeni.
2. Mancata valutazione della memoria difensiva: Lamentava che le prove e le argomentazioni presentate nella sua memoria difensiva non fossero state prese in debita considerazione.
3. Errata valutazione della pericolosità: Contestava la valutazione della sua pericolosità, basata su un precedente risalente nel tempo per cui era già intervenuta la riabilitazione.
4. Motivazione assente sull’obbligo di presentazione: Rilevava la mancanza di una specifica motivazione sulla necessità di imporre, oltre al divieto di accesso, anche l’obbligo di firma.

La Procedura di Convalida e il Contraddittorio

Uno dei punti centrali della decisione della Cassazione riguarda la natura del contraddittorio nella fase di convalida. La Corte ribadisce un principio consolidato: il contraddittorio cartolare (cioè basato solo su atti scritti) è sufficiente a garantire il diritto di difesa. La possibilità per l’interessato di presentare memorie scritte prima della decisione del giudice è considerata un mezzo idoneo a esercitare tale diritto.

Tuttavia, la Corte precisa che la valutazione di tali memorie non può essere omessa. Sebbene la mancata valutazione non comporti una nullità automatica, essa incide sulla logicità e congruità della motivazione del provvedimento finale. Nel caso di specie, il GIP aveva dato atto del deposito della memoria, e da ciò si desumeva logicamente la sua avvenuta valutazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i motivi del ricorso infondati, fornendo importanti chiarimenti sul ruolo del giudice nella convalida DASPO.

Il controllo del GIP non è meramente formale, ma deve estendersi a una verifica sostanziale dei presupposti che legittimano la misura di prevenzione. Il giudice deve accertare:
– Le ragioni di necessità e urgenza.
– La pericolosità concreta e attuale del soggetto.
– L’attribuibilità dei fatti al soggetto, anche sulla base di elementi indiziari.
– La congruità della durata della misura.

La Corte ha stabilito che il GIP ha correttamente operato. Ha ritenuto il comportamento del ricorrente – il brandire l’asta della bandiera per incitare i compagni – come una forma di concorso morale nei reati commessi dal gruppo, giustificando l’adozione del provvedimento. Il giudice ha inoltre legittimamente utilizzato una motivazione per relationem, ossia facendo riferimento alle conclusioni investigative del Questore, purché ne espliciti le ragioni di condivisione, senza una ricezione acritica.

Sulla valutazione della pericolosità, la Cassazione ha chiarito che anche precedenti datati, pur se seguiti da riabilitazione, possono essere considerati per delineare la propensione del soggetto a commettere atti violenti in contesti sportivi, non come una forma di recidiva in senso stretto, ma come indicatori di una ‘non occasionalità’ delle condotte.

Infine, il GIP ha correttamente esercitato il suo potere riducendo la durata dell’obbligo di firma, dimostrando di aver effettuato una valutazione ponderata e non meramente passiva del provvedimento del Questore.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui la convalida DASPO è un atto di controllo giurisdizionale effettivo e non una mera formalità. Il giudice ha il dovere di valutare nel merito tutti i presupposti della misura, comprese le argomentazioni difensive. Tuttavia, la sua motivazione può essere sintetica e fare riferimento agli atti dell’autorità di polizia, a condizione che il percorso logico che porta alla conferma del provvedimento sia chiaro e coerente. Questa decisione bilancia l’esigenza di prevenire la violenza negli stadi con la necessità di garantire un giusto procedimento e un controllo sostanziale sulle misure che limitano la libertà personale.

Una procedura basata solo su documenti scritti è sufficiente per la convalida di un DASPO?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il contraddittorio cosiddetto ‘cartolare’, ovvero basato sulla presentazione di memorie e documenti scritti senza un’udienza orale, è sufficiente a garantire il diritto di difesa del soggetto, purché il giudice valuti effettivamente le argomentazioni difensive presentate.

Qual è l’esatta funzione del giudice nel convalidare un DASPO?
Il giudice non svolge un controllo puramente formale. Deve effettuare una verifica sostanziale dell’esistenza di tutti i presupposti di legge: la necessità e l’urgenza della misura, la pericolosità concreta e attuale del soggetto, e l’attribuibilità dei fatti contestati. Può anche modificare la durata delle misure se la ritiene eccessiva.

Un precedente penale per cui si è ottenuta la riabilitazione può essere usato per giustificare un nuovo DASPO?
Sì, ma non ai fini della recidiva in senso tecnico. La Corte ha chiarito che un precedente, anche se risalente e seguito da riabilitazione, può essere valutato dal giudice come un elemento per dimostrare la ‘non occasionalità’ di certe condotte violente e la propensione del soggetto a delinquere in occasione di manifestazioni sportive, contribuendo così a fondare il giudizio sulla sua attuale pericolosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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