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Convalida Daspo: la Cassazione annulla per difesa lesa

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida Daspo emessa da un GIP prima della scadenza del termine di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie difese. La Corte ha stabilito che tale violazione procedurale rende inefficace l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, pur lasciando valido il divieto di accesso agli stadi. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto rigoroso dei termini a garanzia del diritto di difesa.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida Daspo: Il Diritto di Difesa non può essere Compresso

Il rispetto dei termini procedurali è un pilastro fondamentale dello stato di diritto, specialmente quando sono in gioco le libertà personali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio in materia di convalida Daspo, stabilendo che l’ordinanza del giudice emessa prima della scadenza delle 48 ore concesse all’interessato per difendersi è illegittima e comporta l’inefficacia dell’obbligo di presentazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso: una convalida troppo frettolosa

Un tifoso riceveva la notifica di un provvedimento emesso dal Questore, contenente un Daspo con annesso obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La notifica avveniva in una data e ora precise. La legge prevede che, dalla notifica, l’interessato abbia 48 ore di tempo per presentare memorie e osservazioni difensive al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), il quale deve poi decidere sulla convalida del provvedimento.

Nel caso in esame, il GIP emetteva l’ordinanza di convalida prima che questo termine di 48 ore fosse interamente decorso. Sebbene l’atto fosse stato depositato nello stesso giorno della scadenza, l’assenza di un orario preciso di deposito creava un’incertezza insanabile sul rispetto effettivo del diritto di difesa del destinatario.

I motivi del ricorso: violazione del diritto di difesa

Il destinatario del provvedimento ha presentato ricorso in Cassazione lamentando principalmente la violazione del suo diritto di difesa. Il ricorrente sosteneva che la convalida Daspo era intervenuta prima della scadenza del termine perentorio di 48 ore, impedendogli di presentare una memoria difensiva. Questa fretta procedurale, secondo la difesa, viziava irrimediabilmente la legittimità dell’ordinanza del GIP.

Oltre a questo motivo, ritenuto assorbente, il ricorso contestava anche il difetto di motivazione del provvedimento riguardo al principio di gradualità della sanzione e alla necessità di una doppia presentazione (per le partite in casa e in trasferta).

La decisione della Corte sulla convalida Daspo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il primo motivo relativo alla violazione del diritto di difesa. Gli Ermellini hanno annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, dichiarando l’inefficacia dell’obbligo di presentazione imposto dal Questore.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un principio cardine: in materia di libertà personale, le norme procedurali devono essere applicate con il massimo rigore. Il termine di 48 ore per la difesa non è una mera formalità, ma una garanzia sostanziale. L’incertezza sull’orario di emissione del provvedimento di convalida, non potendo essere risolta, deve necessariamente andare a vantaggio del cittadino.

Citando una propria precedente giurisprudenza (Sent. n. 5624/2017), la Cassazione ha ribadito che l’incertezza sulla tempestività della convalida comporta la caducazione della misura. Inoltre, rifacendosi a un altro precedente (Sent. n. 20366/2021), ha chiarito un punto cruciale: la conseguenza di questa illegittimità procedurale è la perdita di efficacia del solo obbligo di presentazione, che incide sulla libertà di circolazione. Resta invece valida ed efficace la parte del provvedimento che riguarda il divieto di accesso agli impianti sportivi (il Daspo vero e proprio), in quanto non soggetta allo stesso procedimento di convalida urgente.

Le conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro ai giudici: il termine di 48 ore per la difesa è invalicabile e deve essere scrupolosamente rispettato. Un’ordinanza di convalida emessa prematuramente, anche solo per un’incertezza sull’orario, è illegittima. La conseguenza pratica per il cittadino è l’immediata cessazione dell’obbligo di recarsi in commissariato durante le partite, una misura spesso percepita come molto afflittiva. Tuttavia, è fondamentale comprendere che il divieto di entrare allo stadio rimane in vigore. La decisione rafforza le garanzie difensive e sottolinea come la correttezza della procedura sia essenziale per la legittimità di qualsiasi provvedimento che limiti le libertà individuali.

Quanto tempo ha una persona per difendersi da un Daspo con obbligo di presentazione prima della convalida del Giudice?
Secondo la legge, la persona interessata ha un termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore per presentare memorie e osservazioni difensive al Giudice competente per la convalida.

Cosa succede se il Giudice convalida il Daspo prima che siano trascorse le 48 ore per la difesa?
Se il Giudice emette l’ordinanza di convalida prima della scadenza del termine di 48 ore, tale ordinanza è illegittima. Come stabilito dalla sentenza, questa illegittimità comporta la perdita di efficacia dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

L’annullamento della convalida dell’obbligo di presentazione cancella anche il divieto di accesso allo stadio (Daspo)?
No. La sentenza chiarisce che l’inefficacia colpisce solo la misura dell’obbligo di presentazione, che richiede la convalida giudiziaria urgente. Il divieto di accesso agli impianti sportivi (Daspo) rimane invece valido e intangibile, poiché segue un percorso giuridico differente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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