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Convalida DASPO: il termine di 48 ore per la difesa

La Corte di Cassazione ha stabilito che la convalida DASPO è legittima anche se l’ordinanza del giudice non riporta l’orario preciso di emissione. Se il destinatario ha potuto esercitare concretamente il proprio diritto di difesa presentando memorie, che sono state esaminate dal giudice, la finalità della norma è rispettata e non vi è alcuna nullità. La sostanza del diritto al contraddittorio prevale sulla mera formalità dell’indicazione oraria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO e Diritto di Difesa: La Cassazione Chiarisce il Termine di 48 Ore

La procedura di convalida DASPO rappresenta un momento cruciale in cui si bilanciano le esigenze di pubblica sicurezza e il diritto fondamentale alla difesa del cittadino. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14641 del 2024, interviene su un aspetto procedurale di grande rilevanza: il rispetto del termine dilatorio di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie difese. La Corte chiarisce che la sostanza prevale sulla forma, ritenendo valida la convalida anche quando l’orario sull’atto del giudice è assente, a patto che sia dimostrabile l’effettivo esercizio del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

Un cittadino si vedeva notificare un provvedimento del Questore che gli vietava l’accesso a manifestazioni sportive per un anno, con l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di polizia. La notifica avveniva in data 26 agosto alle ore 11:20. Successivamente, in data 28 agosto, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) emetteva l’ordinanza di convalida della misura.

Il ricorrente decideva di impugnare tale ordinanza davanti alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione del proprio diritto di difesa. Il suo argomento era semplice e diretto: l’ordinanza di convalida del GIP, emessa il 28 agosto, non riportava un orario preciso. Di conseguenza, era impossibile verificare se il giudice avesse rispettato il termine minimo di 48 ore dalla notifica del provvedimento (che sarebbe scaduto il 28 agosto alle 11:20), un lasso di tempo indispensabile per permettergli di formulare e presentare le proprie argomentazioni difensive.

La Questione Giuridica: Il Termine per la Difesa nella Convalida DASPO

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione del termine di 48 ore. La giurisprudenza consolidata riconosce questo intervallo come un presidio incomprimibile del diritto al contraddittorio. Esso serve a garantire che il destinatario del provvedimento abbia un tempo adeguato per esaminare gli atti e preparare memorie o deduzioni da sottoporre al giudice della convalida. Una convalida intervenuta prima della scadenza di tale termine è, di regola, nulla, poiché impedisce un’effettiva partecipazione difensiva.

Il ricorrente sosteneva che l’assenza dell’orario sull’ordinanza del GIP creava un’incertezza insanabile, che si traduceva in una violazione del suo diritto di difesa. Come si poteva essere sicuri che il giudice avesse atteso la scadenza del termine prima di decidere?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato, con un ragionamento che privilegia l’effettività della tutela rispetto al mero formalismo. I giudici hanno sottolineato che, sebbene il termine di 48 ore abbia una valenza sostanziale, la sua eventuale violazione deve essere valutata in concreto.

Dall’esame degli atti è emerso un fatto decisivo: il ricorrente, tramite comunicazione PEC, aveva inviato le proprie note difensive all’ufficio del giudice il 28 agosto alle ore 11:21, ovvero un minuto dopo la scadenza teorica del termine di 48 ore. L’ordinanza di convalida del GIP, pur non riportando l’orario, dava espressamente atto di aver ricevuto e considerato tale memoria difensiva, riassumendone i contenuti.

Questo elemento, secondo la Corte, è sufficiente a superare ogni dubbio. Se il giudice ha potuto leggere e valutare la memoria difensiva inviata alle 11:21, la sua decisione è stata necessariamente presa in un momento successivo. Di conseguenza, il lasso di tempo minimo per l’esercizio del diritto di difesa è stato ampiamente assicurato e il ricorrente non ha subito alcun pregiudizio concreto. La prova del rispetto del termine, in assenza di un’indicazione oraria sull’atto, è stata desunta aliunde, cioè da altri elementi processuali inconfutabili come la ricevuta di invio della PEC.

Conclusioni: La Sostanza Prevale sulla Forma

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: le garanzie procedurali, come il termine per la difesa nella convalida DASPO, non sono vuoti formalismi, ma strumenti per assicurare una tutela effettiva. Quando questa tutela è concretamente garantita – come nel caso in cui la difesa ha potuto pienamente esprimersi ed essere valutata dal giudice – l’assenza di un requisito formale, come l’orario sull’ordinanza, non è sufficiente a invalidare l’atto. La decisione della Cassazione insegna che ciò che conta è la salvaguardia sostanziale del diritto al contraddittorio, non la pedissequa osservanza di ogni dettaglio burocratico, specialmente quando la prova del rispetto della garanzia emerge chiaramente dagli atti.

È valida la convalida di un provvedimento del Questore se l’ordinanza del giudice non riporta l’orario di emissione?
Sì, è valida a condizione che sia possibile ricavare da altri elementi (ad esempio, l’orario di invio di una memoria difensiva poi citata nell’atto) che il giudice ha rispettato il termine minimo di 48 ore previsto per garantire il diritto di difesa dell’interessato.

Cosa succede se la difesa viene esercitata e il giudice la esamina prima della scadenza formale delle 48 ore?
La sentenza chiarisce che il punto cruciale è l’effettivo esercizio del diritto di difesa. Se l’interessato ha presentato le proprie memorie e il giudice le ha valutate, non si configura alcuna lesione del diritto al contraddittorio, e la convalida è legittima perché lo scopo della norma è stato raggiunto.

Il mancato rispetto del termine di 48 ore da parte del Pubblico Ministero per richiedere la convalida rende inefficace la misura?
No. Secondo l’indirizzo maggioritario richiamato dalla Corte, il mancato rispetto di tale termine da parte del PM non comporta l’inefficacia della misura, a condizione che la convalida del giudice intervenga comunque entro il termine complessivo di 96 ore dalla notifica del provvedimento del Questore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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