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Convalida DASPO: il termine di 48 ore non è assoluto

La Corte di Cassazione ha stabilito che la convalida di un provvedimento DASPO, emessa dal G.i.p. prima dello scadere delle 48 ore concesse all’interessato per difendersi, non è automaticamente nulla. Per ottenere l’annullamento, la persona colpita dal provvedimento deve dimostrare di aver subito un pregiudizio concreto e specifico al proprio diritto di difesa a causa della violazione del termine. Nel caso di specie, il ricorso è stato respinto perché il ricorrente si era limitato a lamentare il mancato rispetto del termine senza specificare quale danno ne fosse derivato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO e diritto di difesa: la Cassazione fa chiarezza

Il provvedimento di convalida DASPO rappresenta un momento cruciale nel bilanciamento tra l’esigenza di prevenire la violenza negli stadi e la tutela del diritto di difesa del singolo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15737/2025, interviene su un aspetto procedurale fondamentale: il rispetto del termine di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie memorie difensive prima che il giudice decida. La Corte stabilisce un principio ormai consolidato: la violazione formale del termine non basta a invalidare l’atto se non si dimostra un danno effettivo.

I Fatti del Caso

Un tifoso veniva raggiunto da un provvedimento del Questore che gli imponeva l’obbligo di presentarsi in Questura durante le partite della sua squadra, sia in casa che in trasferta (il cosiddetto DASPO con obbligo di firma). Il provvedimento gli veniva notificato in una certa data e ora. Due giorni dopo, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale emetteva l’ordinanza di convalida.

Il legale del tifoso presentava ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione del diritto di difesa. L’argomento principale era che l’ordinanza di convalida era stata emessa prima che fossero trascorse le 48 ore dalla notifica, termine che la legge concede per poter esaminare gli atti e depositare memorie difensive. Secondo la difesa, questa “fretta” del giudice aveva compresso il suo diritto a difendersi adeguatamente.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla convalida DASPO

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la validità del provvedimento del G.i.p. I giudici hanno seguito un indirizzo giurisprudenziale recente e ormai prevalente, secondo cui l’inosservanza del termine di 48 ore non comporta una nullità assoluta e insanabile del provvedimento di convalida.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione del vizio procedurale. La Corte chiarisce che la convalida DASPO emessa prima dello scadere del termine di 48 ore integra una “nullità generale a regime intermedio”. Questo concetto tecnico significa che il vizio non è così grave da rendere l’atto automaticamente nullo, ma può essere fatto valere solo a determinate condizioni.

La condizione fondamentale, sottolinea la Cassazione, è che la parte che lamenta la violazione deve allegare e dimostrare un “concreto e specifico pregiudizio” al proprio diritto di difesa. Non è sufficiente, quindi, limitarsi a segnalare che il termine non è stato rispettato. Occorre spiegare in che modo quella violazione ha effettivamente danneggiato la difesa. Ad esempio, si dovrebbe dimostrare che, se si fosse avuto più tempo, si sarebbero potuti presentare documenti o argomentazioni decisive che l’emissione anticipata della convalida ha impedito di produrre.

Nel caso specifico, la difesa del ricorrente si era limitata a lamentare il mancato rispetto del termine, peraltro in termini “dubitativi”, senza specificare quale tipo di difesa fosse stata preclusa o quale danno concreto ne fosse derivato. In assenza di tale dimostrazione, la nullità non può essere dichiarata e il provvedimento di convalida resta valido ed efficace.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica. Chi si trova ad affrontare un procedimento di convalida DASPO deve essere consapevole che le eccezioni puramente formali, come il mancato rispetto di un termine, hanno scarse probabilità di successo se non sono supportate dalla prova di un danno reale e tangibile. Per contestare efficacemente un provvedimento, è necessario concentrarsi sulla sostanza, dimostrando come un errore procedurale abbia inciso negativamente e in modo misurabile sulla propria capacità di difendersi. La difesa non può essere ipotetica o potenziale, ma deve fondarsi su un pregiudizio concreto che va specificamente allegato e provato.

La convalida di un DASPO prima dello scadere delle 48 ore è sempre illegittima?
No. Secondo la Cassazione, non è automaticamente illegittima. Lo diventa solo se la parte interessata dimostra che questa violazione del termine ha causato un pregiudizio concreto e specifico al suo diritto di difesa.

Cosa deve fare chi ritiene violato il proprio diritto di difesa in un procedimento di convalida DASPO?
Deve eccepire la violazione e, soprattutto, allegare e dimostrare in modo specifico quale danno concreto ha subito. Ad esempio, deve indicare quali memorie o documenti non ha potuto depositare a causa del mancato rispetto del termine e perché questi sarebbero stati rilevanti per la decisione.

Qual è la natura della nullità che deriva dalla violazione del termine di 48 ore?
Si tratta di una “nullità generale a regime intermedio”. Questo significa che non è una nullità assoluta che invalida automaticamente l’atto, ma una nullità che deve essere eccepita dalla parte interessata, la quale ha l’onere di dimostrare l’esistenza di un interesse concreto alla sua declaratoria, ossia il pregiudizio subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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