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Convalida DASPO: il termine di 48 ore è perentorio

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di presentazione alla polizia, poiché emessa prima della scadenza del termine di 48 ore concesso alla difesa. La sentenza stabilisce un principio cruciale: il momento giuridicamente rilevante di un atto giudiziario è il suo deposito in cancelleria, non la data di stesura. L’incertezza sull’orario del deposito ha comportato la violazione del diritto di difesa, portando all’annullamento della sola parte della misura che incide sulla libertà personale.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO: l’orario di deposito in cancelleria è decisivo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9809/2025, riafferma un principio fondamentale in materia di convalida DASPO e tutela del diritto di difesa. La decisione chiarisce che il rispetto del termine di 48 ore, concesso all’interessato per presentare le proprie memorie difensive, è inderogabile e la sua violazione determina la nullità del provvedimento di convalida. Il punto cruciale è che il momento che conta non è quando il giudice scrive l’atto, ma quando questo viene formalmente depositato in cancelleria.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un decreto emesso dal Questore di Napoli, con cui veniva imposto a un soggetto un DASPO della durata di cinque anni. La misura prevedeva non solo il divieto di accedere a tutti gli impianti sportivi nazionali ed esteri durante manifestazioni calcistiche, ma anche l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di polizia durante le partite di una specifica squadra.
Il decreto veniva notificato all’interessato il 25 aprile alle ore 9:25. Successivamente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Napoli convalidava il provvedimento con un’ordinanza datata 27 aprile. Proprio su quest’ultima si è incentrato il ricorso.

Il Ricorso per Cassazione e il Termine per la Difesa

L’interessato, tramite il suo difensore, ha impugnato l’ordinanza del GIP, lamentando la violazione del diritto di difesa. La legge, infatti, prevede un termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore per consentire all’interessato di presentare memorie e deduzioni al giudice della convalida.
Nel caso specifico, essendo la notifica avvenuta il 25 aprile alle 9:25, il termine sarebbe scaduto il 27 aprile alla stessa ora. Il ricorrente ha sostenuto che l’ordinanza di convalida, pur essendo stata depositata il 27 aprile, era stata redatta dal giudice alle ore 9:20, ovvero cinque minuti prima della scadenza del termine, impedendo di fatto un pieno esercizio del diritto di difesa.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Certezza Giuridica della Convalida DASPO

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il momento in cui un provvedimento del magistrato acquista rilevanza giuridica esterna non è quello della sua materiale stesura, bensì quello del suo deposito in cancelleria. È con il deposito, infatti, che l’atto viene “liberato” dal suo autore e acquista pubblica fede, producendo effetti giuridici nei confronti delle parti.

Nel caso in esame, l’attestazione della cancelleria riportava solo la data del deposito (27 aprile), ma non l’orario. L’indicazione delle “ore 9.20” figurava solo come annotazione interna all’atto, priva del requisito di certezza legale. Di fronte a questa incertezza, non era possibile stabilire se la convalida fosse avvenuta prima o dopo la scadenza del termine di 48 ore (le 9:25 del 27 aprile). Questa indeterminatezza si risolve a favore del ricorrente, in quanto l’inosservanza del termine posto a presidio del diritto di difesa è causa di nullità generale. Di conseguenza, la convalida DASPO è risultata illegittima.

La Scissione degli Effetti del DASPO

Un aspetto di grande interesse della sentenza riguarda la distinzione degli effetti dell’annullamento. La Corte ha precisato che la nullità della convalida colpisce unicamente la parte del provvedimento che incide sulla libertà personale, ovvero l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Questa misura, infatti, richiede obbligatoriamente il vaglio dell’autorità giudiziaria.
Al contrario, il divieto di accesso agli stadi, che costituisce il cuore del DASPO, rimane pienamente efficace. Esso, infatti, è considerato una misura di prevenzione atipica di competenza esclusiva dell’Autorità di Pubblica Sicurezza e non necessita di convalida giurisdizionale per essere valido.

Conclusioni

La sentenza in commento rafforza le garanzie difensive nel procedimento di convalida delle misure di prevenzione. Stabilisce in modo inequivocabile che il termine di 48 ore per il contraddittorio cartolare è perentorio e che qualsiasi incertezza sul suo rispetto opera a favore del destinatario del provvedimento. La decisione sottolinea l’importanza del deposito in cancelleria come momento che cristallizza la giuridicità di un atto, richiamando gli uffici giudiziari a una maggiore precisione nell’attestare non solo la data, ma anche l’orario del deposito, specialmente quando da esso dipendono i diritti fondamentali dei cittadini.

Qual è il momento giuridicamente rilevante per l’emissione di un provvedimento giudiziario?
Secondo la Corte, il momento giuridicamente rilevante non è quello in cui il giudice redige materialmente l’atto, ma quello del suo formale deposito presso la cancelleria, poiché solo con tale atto il provvedimento acquista rilevanza esterna e produce effetti per le parti.

Perché la convalida del DASPO è stata annullata in questo caso?
La convalida è stata annullata perché non è stato possibile dimostrare con certezza che fosse avvenuta dopo la scadenza del termine di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie difese. L’assenza dell’orario sull’attestazione di deposito della cancelleria ha creato un’incertezza che ha leso il diritto di difesa, portando alla nullità dell’atto.

L’annullamento della convalida ha cancellato l’intero DASPO?
No. La sentenza ha annullato solo la parte del provvedimento che incide sulla libertà personale, cioè l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, che necessita di convalida del giudice. Il divieto di accesso agli impianti sportivi, essendo una misura amministrativa di competenza del Questore, è rimasto valido ed efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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