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Convalida DASPO: i limiti del controllo del giudice

Un tifoso ricorre contro la convalida DASPO con obbligo di firma, lamentando incertezza nell’identificazione e difetto di motivazione. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che il giudice della convalida deve svolgere un controllo indiziario e non di merito, potendo motivare anche per relationem al provvedimento del Questore.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO: la Cassazione fissa i paletti al controllo del giudice

La convalida DASPO rappresenta un momento cruciale nel bilanciamento tra la prevenzione della violenza negli stadi e la tutela della libertà personale. Con la sentenza n. 6572/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti del sindacato del giudice in sede di convalida del provvedimento del Questore che impone, oltre al divieto di accesso ai luoghi sportivi, anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La decisione chiarisce che il controllo giudiziario deve concentrarsi sulla legittimità e non estendersi a una rivalutazione del merito delle prove, come l’identificazione fotografica del soggetto.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un tifoso destinatario di un provvedimento del Questore, emesso a seguito di disordini avvenuti durante un incontro di calcio. Il provvedimento gli imponeva il divieto di accedere ai luoghi in cui si svolgevano manifestazioni sportive per due anni, con l’aggiunta della prescrizione di presentarsi presso gli uffici di polizia in concomitanza con le partite della propria squadra.

Il G.i.p. del Tribunale competente convalidava il provvedimento. Il tifoso, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, lamentando principalmente due vizi:
1. Violazione di legge e difetto di motivazione: secondo la difesa, l’identificazione del ricorrente come partecipante attivo agli scontri era incerta, basata su fotogrammi poco chiari. Inoltre, si contestava la mancanza di una valutazione sulla pericolosità concreta e attuale del soggetto.
2. Mancanza di motivazione sull’urgenza e necessità dell’obbligo di firma: la difesa sosteneva che l’ordinanza non spiegava perché il semplice divieto di accesso agli stadi non fosse sufficiente a prevenire il pericolo, rendendo apparente la motivazione sul punto.

L’Analisi della Cassazione sulla convalida DASPO

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure sollevate. I giudici di legittimità hanno ribadito alcuni principi fondamentali che governano la materia della convalida DASPO.

In primo luogo, il ricorso mirava a ottenere una rilettura dei fatti e delle prove (l’analisi dei fotogrammi), un’attività preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un organo che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che, ai fini della convalida, non è necessaria la ‘certezza della prova’ tipica del processo penale. È sufficiente una ‘valutazione indiziaria’ sull’attribuibilità della condotta violenta al destinatario del provvedimento. Nel caso di specie, il provvedimento impugnato aveva dato conto del riconoscimento del ricorrente come uno dei tifosi che, a volto coperto e brandendo una cintura, aveva partecipato attivamente ai disordini.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su consolidati orientamenti giurisprudenziali. Il controllo del giudice della convalida è un controllo di legalità sull’atto amministrativo del Questore. Non può sostituire la propria valutazione di merito a quella dell’autorità di pubblica sicurezza, alla quale la legge affida il compito di valutare la pericolosità del soggetto e l’adeguatezza della misura.

Il giudice deve verificare la sussistenza dei presupposti di legge, ma non può spingersi oltre, a meno che la valutazione del Questore non appaia manifestamente irragionevole o sproporzionata. La partecipazione accertata a un episodio di tifo violento è, di per sé, un requisito sufficiente a fondare una prognosi di pericolosità e a giustificare la misura preventiva, la cui finalità è proprio quella di inibire la frequentazione degli stadi a chi ha dimostrato di non saper distinguere il tifo appassionato dalla violenza.

Per quanto riguarda l’obbligo di firma, la Corte ha ribadito la legittimità della motivazione per relationem. L’ordinanza di convalida può legittimamente richiamare le ragioni esposte nel provvedimento del Questore, purché l’iter logico-giuridico seguito dall’autorità amministrativa sia chiaro e consenta un adeguato controllo. L’intersezione tra l’atto amministrativo e la convalida giurisdizionale crea un corpo motivazionale unico, ritenuto sufficiente a giustificare la misura.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio: nella procedura di convalida DASPO, il giudice svolge un ruolo di garante della legalità, non di revisore del merito. Il suo compito è assicurare che il provvedimento del Questore sia fondato su presupposti legittimi (una denuncia e indizi di coinvolgimento) e che la motivazione, anche se sintetica o riferita ad altri atti, sia logicamente coerente. Le censure che attengono alla ricostruzione dei fatti o alla valutazione delle prove, come l’identificazione del tifoso, non trovano spazio nel giudizio di cassazione, essendo riservate alle fasi di merito. La decisione riafferma la natura preventiva della misura, finalizzata a neutralizzare un pericolo per l’ordine pubblico, per la quale è sufficiente un quadro indiziario solido e non la piena prova richiesta per una condanna penale.

Quale livello di prova è necessario perché un giudice convalidi un DASPO?
Non è richiesta la certezza della prova, come in un processo penale. È sufficiente che il giudice compia una valutazione indiziaria sull’attribuibilità della condotta pericolosa al destinatario del provvedimento, basandosi sugli elementi forniti dall’autorità di polizia (es. denuncia e fotogrammi).

La motivazione di un’ordinanza di convalida di un DASPO può limitarsi a richiamare quella del provvedimento del Questore?
Sì. La Corte di Cassazione ritiene legittima la motivazione ‘per relationem’, a condizione che, saldandosi con quella del provvedimento convalidato, consenta un adeguato riscontro del percorso logico-giuridico seguito dall’autorità amministrativa nel disporre la misura.

È possibile contestare l’identificazione fotografica in un ricorso per cassazione contro una convalida DASPO?
No. Contestare l’analisi dei fotogrammi o di altre prove fattuali equivale a chiedere alla Corte di Cassazione una rivalutazione del merito della vicenda, un’attività che esula dalle sue competenze. Il ricorso in Cassazione può basarsi solo su vizi di legittimità (violazioni di legge o difetti logici della motivazione) e non sulla ricostruzione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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