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Convalida DASPO: i criteri della Cassazione

Un uomo, identificato durante scontri tra tifoserie dopo una partita di calcio, è stato destinatario di un provvedimento di DASPO con obbligo di comparizione. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha convalidato la misura. L’uomo ha proposto ricorso in Cassazione, che ha rigettato tutte le doglianze. La Suprema Corte ha chiarito che per la convalida DASPO, il giudice può implicitamente rigettare le memorie difensive attraverso la motivazione complessiva, e che la misura di prevenzione è autonoma rispetto a eventuali procedimenti penali. La pericolosità del soggetto può essere desunta dalla sua condotta e dai precedenti specifici.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida DASPO: la Cassazione conferma la linea dura

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31823 del 2024, è tornata a pronunciarsi sui criteri di legittimità della convalida DASPO, il provvedimento che vieta l’accesso alle manifestazioni sportive. La decisione offre importanti chiarimenti sulla valutazione del giudice, sul rapporto con i procedimenti penali e sulla gestione delle memorie difensive. Analizziamo nel dettaglio una pronuncia che ribadisce la natura preventiva e autonoma di questa misura, volta a contrastare la violenza negli stadi.

I Fatti del Caso: dagli scontri al ricorso

La vicenda trae origine da una serie di scontri avvenuti al termine di una partita di calcio di Serie B. Tafferugli tra le tifoserie ultra delle due squadre si sono verificati sia in città che nei pressi di uno svincolo autostradale, causando il ferimento di agenti delle forze dell’ordine e di persone estranee.

Nel corso di questi eventi, le forze dell’ordine hanno bloccato e identificato un tifoso della squadra ospite. Secondo la ricostruzione, l’uomo, con il volto travisato da un passamontagna e definito come uno dei più “esagitati”, stava inseguendo alcuni ragazzi con l’intento di colpirli. Sulla base di questi fatti, il Questore ha emesso un provvedimento di DASPO della durata di otto anni, con l’aggiunta dell’obbligo di comparizione in Questura per quattro anni, durante le partite della sua squadra. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) ha successivamente convalidato la misura.

I Motivi del Ricorso e la Difesa del Tifoso

Il destinatario del provvedimento ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a quattro motivi principali:

1. Mancanza di prove (fumus): La difesa sosteneva l’assenza di indizi di colpevolezza, evidenziando che il ricorrente non era stato identificato come protagonista degli scontri e che non esistevano fotogrammi che lo ritraessero in atteggiamenti violenti. Si sottolineava inoltre che, per gli stessi fatti, il G.I.P. in sede penale aveva escluso la gravità indiziaria per i reati contestati.
2. Assenza di pericolosità sociale: Si contestava la motivazione del G.I.P., ritenuta basata su una presunta “insofferenza alle regole” e sulla mera recidiva, senza una valutazione concreta e attuale della pericolosità.
3. Carenza di necessità e urgenza: Il ricorrente lamentava una motivazione apparente sui presupposti di urgenza che giustificano l’intervento immediato del Questore.
4. Eccessiva vessatorietà: L’obbligo di comparizione, specie per le partite in trasferta, era considerato sproporzionato e incompatibile con l’attività lavorativa del ricorrente.

In tutti i motivi, la difesa ha inoltre lamentato che il G.I.P. non avesse esaminato nel merito la memoria difensiva presentata.

La Decisione della Cassazione sulla Convalida DASPO

La Suprema Corte ha dichiarato i motivi di ricorso infondati, rigettando integralmente le richieste del ricorrente. La sentenza ha ripercorso i principi consolidati in materia di convalida DASPO, confermando la legittimità dell’operato del G.I.P.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Rigettato

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive punto per punto. In primo luogo, ha chiarito che l’obbligo del giudice di motivare in relazione alle memorie difensive è assolto anche quando dal “complessivo tenore del provvedimento” sia desumibile l’implicita esclusione della loro fondatezza. Nel caso di specie, l’ordinanza impugnata, pur dando atto del deposito della memoria, ha costruito una motivazione incompatibile con le tesi difensive, ritenendole quindi infondate.

Sul fumus, la Cassazione ha ribadito che la valutazione per la misura di prevenzione è autonoma da quella penale. È irrilevante che il G.I.P. non abbia ravvisato la gravità indiziaria per i reati di resistenza o danneggiamento. Ciò che conta, ai fini del DASPO, è la condotta violenta tenuta in occasione di manifestazioni sportive. L’essere stato colto con volto travisato mentre inseguiva altre persone per colpirle è stato ritenuto un dato sufficiente.

Quanto alla pericolosità, il G.I.P. l’ha correttamente desunta non solo dalla gravità dei fatti, ma anche dalla recidivanza del soggetto, già destinatario in passato di altri due DASPO. Questo, secondo la Corte, dimostra una personalità “insofferente alle regole della civile convivenza” e giustifica una misura di lunga durata.

Infine, sull’obbligo di comparizione e la sua compatibilità con il lavoro, la Cassazione ha ricordato che è onere del ricorrente dimostrare in modo puntuale e specifico la permanente impossibilità di adempiere. La situazione lavorativa documentata (operaio con turni variabili) lasciava ipotizzare solo una sovrapponibilità “eventuale” con gli orari di firma. Per tali ipotesi, la legge stessa prevede la possibilità per l’interessato di prendere contatti con l’autorità di polizia per concordare modalità di controllo alternative.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di misure di prevenzione negli stadi. Le conclusioni principali sono tre:

1. Autonomia della Prevenzione: La valutazione per il DASPO è slegata dall’esito di un procedimento penale. La pericolosità sociale specifica è il criterio guida.
2. Motivazione Implicita: Il giudice della convalida non è tenuto a una confutazione analitica della difesa. Una motivazione complessivamente coerente e contraria alle tesi difensive è sufficiente a rigettarle.
3. Onere della Prova sull’Interessato: Spetta al destinatario del DASPO dimostrare in modo specifico l’incompatibilità assoluta tra le prescrizioni e le proprie esigenze lavorative, altrimenti prevale l’esigenza di tutela dell’ordine pubblico.

Nella procedura di convalida del DASPO, il giudice è tenuto a confutare punto per punto le argomentazioni della memoria difensiva?
No. La Cassazione ha stabilito che l’obbligo di motivazione del giudice si considera assolto anche quando dal tenore complessivo del provvedimento di convalida si possa desumere l’implicita esclusione della fondatezza delle deduzioni difensive.

Il fatto che per la stessa condotta non sia stata applicata una misura cautelare penale impedisce la convalida del DASPO?
No. La valutazione per la convalida del DASPO è autonoma e distinta da quella penale. La misura di prevenzione si basa sulla pericolosità sociale del soggetto in relazione a eventi sportivi, che può sussistere anche in assenza di gravità indiziaria sufficiente per un reato specifico o una misura cautelare penale.

L’obbligo di comparizione in questura può essere imposto anche per le partite in trasferta e come si concilia con il lavoro?
Sì, è legittimo imporre l’obbligo di comparizione anche per le partite in trasferta se adeguatamente motivato in base alla pericolosità del soggetto. Per quanto riguarda il lavoro, è onere dell’interessato fornire prova di esigenze lavorative inconciliabili. In ogni caso, la legge prevede che il Questore possa autorizzare il soggetto a farsi reperire in un luogo diverso, concordando modalità di controllo alternative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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