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Convalida Daspo: annullata per difetto di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di convalida Daspo emessa nei confronti di un tifoso. La ragione principale risiede nella totale assenza di motivazione, da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, riguardo alla pericolosità sociale concreta e attuale del soggetto. Secondo la Corte, tale valutazione è indispensabile anche in caso di recidiva, per non svuotare di significato il controllo giurisdizionale sulla limitazione della libertà personale. Il caso è stato rinviato a un nuovo giudice per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Convalida Daspo: Annullata per Mancata Motivazione sulla Pericolosità

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 1886 del 2024, offre un importante chiarimento sui presupposti necessari per la convalida Daspo con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La Corte ha annullato un’ordinanza di convalida, sottolineando che il giudice non può limitarsi a un controllo formale, ma deve motivare in modo specifico sulla concreta e attuale pericolosità sociale del soggetto, anche in caso di recidiva. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione fondamentale.

I Fatti del Caso

Un tifoso, già destinatario in passato di un provvedimento simile, riceveva dal Questore un nuovo Daspo della durata di cinque anni. La misura, scaturita dall’accensione di un fumogeno durante una partita, prevedeva sia il divieto di accesso agli impianti sportivi e alle zone limitrofe, sia l’obbligo di presentazione presso un commissariato di Polizia in occasione degli incontri della sua squadra. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale competente convalidava il provvedimento. Contro tale ordinanza di convalida, la difesa del tifoso proponeva ricorso per cassazione, lamentando diversi vizi procedurali e di motivazione.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

Il ricorrente basava la sua impugnazione su quattro motivi principali:

1. Violazione del diritto di difesa: L’ordinanza di convalida era stata emessa prima della scadenza del termine di 48 ore concesso per presentare memorie difensive.
2. Omessa motivazione sull’incompatibilità: Il GIP non aveva considerato l’incompatibilità tra il divieto di accedere a certe aree (tra cui la via di residenza del ricorrente) e l’obbligo di recarsi in commissariato, che avrebbe comportato la violazione del divieto stesso.
3. Omessa motivazione sulla pericolosità: Mancava una valutazione sull’attualità e concretezza del pericolo sociale del soggetto, requisito necessario per giustificare la misura.
4. Difformità della misura: Vi era una discrepanza tra le modalità dell’obbligo di presentazione disposte dal Questore e quelle, più gravose, indicate nell’ordinanza di convalida.

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi ma ha accolto il terzo, ritenendolo assorbente rispetto al quarto.

Analisi della Cassazione sulla convalida Daspo

La Suprema Corte ha chiarito che il ruolo del GIP nella convalida Daspo non è quello di un mero ‘notaio’. Sebbene la legge preveda un automatismo per i recidivi nell’applicazione dell’obbligo di firma, ciò non esime il giudice dal suo dovere di effettuare una valutazione sostanziale. Il controllo giurisdizionale, garantito dall’art. 13 della Costituzione, deve verificare la sussistenza di tutti i presupposti di legge, tra cui spicca la pericolosità concreta e attuale del destinatario della misura.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza è il punto cardine. La Cassazione afferma che l’ordinanza del GIP era completamente priva di qualsiasi argomentazione sulla pericolosità del soggetto. Il giudice si era limitato a prendere atto della condotta (l’accensione del fumogeno) e della recidiva, senza spiegare perché, nel caso specifico, l’individuo rappresentasse un pericolo attuale per l’ordine pubblico. Questo ‘automatismo sanzionatorio’, secondo la Corte, priverebbe il giudice del suo ruolo di garante della libertà personale, riducendolo a una semplice ratifica formale di una decisione amministrativa. La valutazione della pericolosità è un requisito imprescindibile e deve essere esplicitata nella motivazione del provvedimento di convalida. Inoltre, la Corte ha rilevato che l’ordinanza impugnata aveva inasprito l’obbligo di presentazione rispetto a quanto disposto dal Questore, un’ulteriore anomalia che il giudice del rinvio dovrà sanare.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 1886/2024 ribadisce un principio fondamentale: la limitazione della libertà personale, anche attraverso misure di prevenzione come il Daspo con obbligo di firma, richiede sempre un vaglio giurisdizionale effettivo e non meramente formale. Il giudice della convalida ha il dovere di motivare in modo puntuale sulla pericolosità attuale del soggetto, anche quando la legge prevede meccanismi più stringenti per i recidivi. L’annullamento con rinvio impone al GIP di riesaminare il caso, questa volta fornendo una valutazione completa e motivata su tutti i presupposti richiesti dalla legge, riaffermando così la centralità della tutela dei diritti costituzionali nel procedimento.

La convalida di un Daspo può avvenire prima che scadano le 48 ore per presentare memorie difensive?
No, di regola non dovrebbe. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha specificato che se l’interessato ha comunque esercitato il suo diritto di difesa presentando una memoria (come avvenuto nel caso di specie), la mera inosservanza del termine non è sufficiente a rendere nulla l’ordinanza di convalida, a meno che non si dimostri un concreto pregiudizio.

Il giudice della convalida del Daspo deve valutare la pericolosità sociale del soggetto anche se è recidivo?
Sì, assolutamente. La Corte ha stabilito che l’automatismo previsto dalla legge per i recidivi non esime il giudice dal dovere di compiere una valutazione autonoma e motivata sulla pericolosità concreta e attuale del soggetto. La mancanza di tale motivazione costituisce un vizio che porta all’annullamento del provvedimento.

Il giudice della convalida può modificare l’obbligo di presentazione rendendolo più gravoso di quello deciso dal Questore?
No. La Corte ha rilevato come vizio anche la circostanza che il provvedimento di convalida del GIP avesse modificato la portata dell’obbligo di presentazione, rendendolo più gravoso di quello imposto dal Questore. Questa discrasia dovrà essere sanata dal giudice nel giudizio conseguente all’annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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