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Controllo giudiziario: motivazione apparente annullata

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto della Corte di Appello che negava l’applicazione del controllo giudiziario a una società cooperativa. La Corte d’Appello aveva erroneamente interpretato il ricorso, ritenendo che la società negasse ogni infiltrazione mafiosa, mentre in realtà sosteneva che tale infiltrazione fosse stata solo occasionale e superata. La Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello meramente “apparente” e non coerente con i motivi del ricorso, rinviando il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Controllo Giudiziario: La Cassazione Annulla per Motivazione Apparente

Il controllo giudiziario è uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per recuperare le aziende infiltrate dalla criminalità organizzata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45433/2024) ha ribadito un principio cruciale: i giudici devono rispondere puntualmente ai motivi di ricorso, altrimenti la loro motivazione diventa meramente apparente, integrando una violazione di legge. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

Il Fatto: la Richiesta di Controllo Giudiziario e il Travisamento dell’Appello

Una società cooperativa si era vista rigettare dal Tribunale la richiesta di ammissione al controllo giudiziario, misura prevista dall’art. 34-bis del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia). La società ha quindi proposto appello, sostenendo una tesi precisa: l’infiltrazione mafiosa subita era stata di natura occasionale, non più attuale, e l’azienda era quindi ‘bonificabile’ e meritevole della misura di recupero.

La Corte d’appello, tuttavia, ha rigettato l’impugnazione interpretando in modo completamente errato le argomentazioni della società. I giudici di secondo grado hanno affermato che la società sosteneva di essere un’impresa ‘libera da condizionamenti, mai venuta in contatto con la mafia’. In pratica, hanno trasformato un’ammissione di ‘contatto occasionale’ in una negazione di ‘qualsiasi contatto’.

Basandosi su questa premessa errata, la Corte d’Appello ha concluso che il ricorso era infondato, senza però entrare nel merito della questione centrale: la natura (occasionale o cronica) dell’infiltrazione mafiosa.

L’Analisi della Cassazione sul Controllo Giudiziario

La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, denunciando la violazione di legge e il difetto assoluto di motivazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici di legittimità hanno stabilito che la Corte d’Appello ha ‘travisato integralmente il significato delle censure’. Invece di valutare se l’infiltrazione fosse occasionale, come richiesto dalla difesa, ha costruito la sua decisione su un presupposto fattuale opposto e mai sostenuto dall’appellante.

Questo errore ha prodotto una motivazione ‘solo apparente’, che integra il vizio di violazione di legge. Una motivazione è apparente quando fornisce una risposta ‘distonica e non coerente’ con le richieste e le argomentazioni dell’appello. Il giudice, infatti, ha l’obbligo di esaminare le specifiche doglianze formulate dall’interessato. Se le ignora o le fraintende, la sua decisione manca di un fondamento logico-giuridico reale, pur essendo formalmente presente un testo motivazionale.

La Cassazione ha ricordato che, sebbene il ricorso in materia di prevenzione sia limitato alla violazione di legge, la mancanza assoluta o l’apparenza della motivazione rientrano a pieno titolo in tale vizio.

Conclusioni e Principio di Diritto

La sentenza si conclude con l’annullamento del decreto impugnato e il rinvio per un nuovo giudizio alla Corte di appello di Napoli, ma in diversa composizione. La decisione afferma un principio fondamentale per la tutela del diritto di difesa: il giudice dell’impugnazione non può sottrarsi al suo dovere di valutazione del merito travisando i motivi di ricorso. Deve confrontarsi con le argomentazioni della parte, non con una loro versione distorta.

Questo caso sottolinea l’importanza di una motivazione effettiva e non solo formale, specialmente in un ambito delicato come quello delle misure di prevenzione, dove l’applicazione di strumenti come il controllo giudiziario dipende da una valutazione attenta e puntuale della specifica situazione aziendale.

Quando una motivazione di un giudice può essere considerata “apparente”?
Quando fornisce una risposta non coerente e distonica con le richieste e le argomentazioni contenute nei motivi di appello, risultando priva di completezza e slegata dalle specifiche doglianze dell’interessato, integrando così una violazione di legge.

Qual è la differenza tra negare ogni infiltrazione mafiosa e sostenere un’infiltrazione “occasionale” ai fini del controllo giudiziario?
Negare ogni infiltrazione esclude i presupposti per qualsiasi misura di prevenzione. Sostenere un’infiltrazione “occasionale” e non più attuale è, invece, il presupposto per richiedere l’applicazione del controllo giudiziario, una misura pensata proprio per le aziende che, pur essendo state condizionate, sono considerate “bonificabili” e recuperabili alla legalità.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla un decreto con rinvio?
Il caso viene rinviato alla Corte di appello, la quale dovrà riesaminare la questione attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione. Inoltre, il nuovo collegio giudicante deve avere una composizione diversa da quello che ha emesso la decisione annullata, per garantire l’imparzialità del nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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