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Contrasto dispositivo motivazione: reato estinto

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto a causa di un insanabile contrasto tra dispositivo e motivazione nella sentenza d’appello. La Corte ha stabilito il principio della prevalenza del dispositivo, la parte della sentenza che esprime la decisione finale. Di conseguenza, ha considerato la condanna per un reato meno grave, il cui termine di prescrizione era già maturato, portando all’estinzione del reato e all’annullamento della sentenza.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contrasto Dispositivo Motivazione: la Cassazione Annulla per Prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 25179 del 2025, offre un importante chiarimento su un principio fondamentale del diritto processuale: cosa accade quando una sentenza presenta un contrasto tra dispositivo e motivazione? In questo caso, l’apparente contraddizione ha avuto un esito decisivo, portando all’annullamento della condanna per intervenuta prescrizione del reato.

I Fatti di Causa: un Furto Basato sull’Inganno

La vicenda giudiziaria ha origine da un furto commesso nel 2013 ai danni di una donna. L’imputata, dopo aver conquistato la fiducia della vittima, si era introdotta nella sua abitazione con il suo consenso, ma con il fine premeditato di impossessarsi di beni di valore. In primo grado, era stata condannata per furto pluriaggravato, sia per l’uso del mezzo fraudolento sia per aver approfittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa.

Il Percorso Giudiziario e il Contrasto tra Dispositivo e Motivazione

Il caso assume una particolare complessità in sede di appello. La Corte territoriale, nella parte della motivazione della sua sentenza, aveva operato una riqualificazione giuridica del fatto, trasformandolo nel più grave reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.), aggravato dall’uso del mezzo fraudolento. Tuttavia, nel dispositivo, ovvero nella parte finale che contiene la decisione, la Corte si era limitata a escludere una delle aggravanti contestate in origine (quella prevista dall’art. 61 n. 5 c.p.), confermando per il resto la sentenza di primo grado.

Si è così creato un insanabile contrasto tra dispositivo e motivazione: la motivazione descriveva un reato più grave, con un termine di prescrizione più lungo, mentre il dispositivo sanciva una condanna per un reato meno grave, con un termine di prescrizione più breve. L’imputata ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando sia l’errata riqualificazione del fatto sia, soprattutto, questa palese contraddizione.

La Qualificazione del Furto con Consenso Carpito con Inganno

Prima di affrontare la questione principale, la Cassazione ha respinto il primo motivo di ricorso. Ha ribadito il suo consolidato orientamento secondo cui integra il delitto di furto in abitazione anche la condotta di chi si introduce nella dimora altrui con un consenso ottenuto tramite inganno. La volontà della vittima è viziata, pertanto l’accesso non può considerarsi legittimo.

Le Motivazioni della Cassazione: la Prevalenza del Dispositivo

Il cuore della decisione risiede nel secondo motivo di ricorso. La Suprema Corte ha affermato un principio cardine della procedura penale: in caso di contrasto tra dispositivo e motivazione, è il dispositivo a prevalere. La motivazione ha una funzione strumentale, serve a spiegare e chiarire le ragioni della decisione, ma è il dispositivo l’atto con cui si estrinseca la volontà della legge nel caso concreto.

Applicando questo principio, i Giudici hanno stabilito che la condanna inflitta all’imputata doveva essere considerata quella risultante dal dispositivo della Corte d’Appello. Di conseguenza, il reato per cui era stata condannata non era il furto in abitazione (come indicato nella motivazione), ma il furto monoaggravato (come risultava dal dispositivo, che aveva solo escluso un’aggravante dalla condanna di primo grado).

Le Conclusioni: Estinzione del Reato per Prescrizione

Questa interpretazione ha avuto un effetto determinante sull’esito del processo. Il reato di furto monoaggravato, previsto dagli artt. 624 e 625 c.p., ha un termine di prescrizione massimo di sette anni e mezzo. La Corte di Cassazione, effettuando il calcolo e tenendo conto dei periodi di sospensione, ha accertato che tale termine era già spirato al momento della sua decisione.

Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto dell’estinzione del reato e, pertanto, ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata. Questa pronuncia sottolinea l’importanza della coerenza interna degli atti giudiziari e ribadisce come il dispositivo rappresenti il nucleo intangibile della decisione del giudice, con conseguenze decisive sulla sorte del processo.

Entrare in una casa con il consenso ottenuto con l’inganno per rubare è furto in abitazione?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che la condotta di chi si impossessa di beni mobili dopo essersi introdotto nella dimora della vittima con il suo consenso carpito mediante inganno integra il delitto di furto in abitazione previsto dall’art. 624-bis del codice penale.

In caso di contrasto tra dispositivo e motivazione di una sentenza, quale parte prevale?
Di regola, in caso di contrasto, prevale il dispositivo. Questo perché esso rappresenta l’atto con cui si manifesta la volontà decisionale del giudice nel caso concreto, mentre la motivazione ha una funzione di spiegazione e chiarimento delle ragioni di tale decisione.

Cosa comporta l’estinzione del reato per prescrizione?
L’estinzione del reato per prescrizione comporta l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna. Significa che il processo si conclude definitivamente perché lo Stato ha perso il suo potere di punire a causa del lungo tempo trascorso dalla commissione del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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