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Contraffazione opere d’arte: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo per il reato di contraffazione opere d’arte. Il caso riguardava un dipinto falsamente attribuito a un celebre artista del Rinascimento. La Corte ha stabilito che la richiesta di un attestato di libera circolazione integra il reato di ‘messa in circolazione’ e ha confermato la continuità normativa tra la vecchia e la nuova disciplina, respingendo le eccezioni procedurali sollevate dalla difesa.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contraffazione opere d’arte: la Cassazione fa il punto su sequestro e continuità normativa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27673 del 2025, offre importanti chiarimenti in materia di contraffazione opere d’arte, un settore in cui l’illecito danneggia non solo il patrimonio economico ma anche quello culturale. La Corte ha esaminato un caso complesso riguardante il sequestro preventivo di un dipinto, analizzando i presupposti del reato, l’applicabilità della legge nel tempo e i limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti del Caso: un Presunto Autoritratto e il Sequestro

Il caso ha origine dal sequestro preventivo di un dipinto raffigurante un soggetto maschile, falsamente accreditato come un autoritratto di un celebre artista del Rinascimento. Secondo l’accusa, l’opera era stata alterata nel XIX secolo tramite l’applicazione di un pezzo di carta con una scritta fuorviante. I proprietari, consapevoli della falsità, avrebbero tentato di ‘ripulire’ l’opera chiedendo all’ufficio esportazione un attestato di libera circolazione, un documento necessario per vendere legalmente il bene all’estero. Il Tribunale del riesame di Verona aveva confermato il sequestro, spingendo gli indagati a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato una serie di complesse censure, sostenendo:
1. L’insussistenza del fumus commissi delicti, ovvero la mancanza di prove sufficienti a ipotizzare il reato.
2. L’errata applicazione retroattiva della nuova legge penale (art. 518-quaterdecies c.p.), entrata in vigore dopo parte dei fatti contestati.
3. L’incompetenza del collegio giudicante.
4. L’inutilizzabilità di prove raccolte prima della formale iscrizione degli indagati nel registro delle notizie di reato.
5. Il travisamento delle prove e la violazione del contraddittorio in relazione alle perizie tecniche.

La Decisione della Corte sulla Contraffazione Opere d’Arte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i motivi del ricorso, confermando di fatto la validità del sequestro. La sentenza è particolarmente rilevante per le argomentazioni con cui ha respinto le principali doglianze della difesa.

Continuità Normativa e Irretroattività

Uno dei punti più significativi riguarda l’applicazione della legge penale nel tempo. La difesa sosteneva che le condotte, avvenute in parte prima dell’entrata in vigore della L. 22/2022 che ha introdotto l’art. 518-quaterdecies c.p., non potessero essere punite in base a tale nuova norma. La Cassazione ha chiarito che si tratta di un caso di abrogatio sine abolitione. La condotta di contraffazione era già punita dall’art. 178 del Codice dei beni culturali. La nuova legge ha semplicemente spostato il reato nel Codice penale, inasprendo la pena, ma senza creare un vuoto normativo. Esiste, quindi, una piena ‘continuità normativa’: il fatto è sempre stato reato. Di conseguenza, il principio di irretroattività si applica solo al trattamento sanzionatorio, garantendo all’imputato la pena più mite tra quella vecchia e quella nuova, ma non esclude la rilevanza penale della condotta.

La ‘Messa in Circolazione’ dell’Opera Falsa

La Corte ha ritenuto corretta la valutazione del Tribunale secondo cui la richiesta di un attestato di libera circolazione costituisce una condotta penalmente rilevante. Tale atto, infatti, integra sia la ‘messa in circolazione’ dell’opera (poiché è il passo fondamentale per la sua movimentazione legale sul mercato internazionale), sia la condotta di ‘accreditamento’ della sua autenticità tramite documentazione ufficiale, entrambe previste dall’art. 518-quaterdecies c.p. Non è necessario, quindi, che l’opera sia stata materialmente venduta per configurare il reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità sottolineando come gran parte dei motivi del ricorso mirassero a una rivalutazione dei fatti e delle prove, operazione preclusa in sede di legittimità. Il ricorso per cassazione contro misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per ‘violazione di legge’ e non per vizi di motivazione come l’illogicità manifesta. La Corte ha riscontrato che il Tribunale del riesame aveva adeguatamente argomentato l’esistenza del fumus commissi delicti basandosi su una pluralità di elementi indiziari (relazioni di esperti, analisi tecniche sui pigmenti, incertezze sulla provenienza del dipinto). Anche le questioni procedurali, come l’utilizzabilità degli atti di indagine antecedenti all’iscrizione formale o la presunta incompatibilità del collegio, sono state giudicate infondate sulla base di consolidati principi giurisprudenziali.

Le Conclusioni

La sentenza consolida importanti principi in materia di contraffazione opere d’arte. In primo luogo, ribadisce che il tentativo di legittimare un’opera falsa attraverso canali ufficiali, come la richiesta di un certificato di esportazione, è di per sé una condotta penalmente rilevante che integra il reato. In secondo luogo, fa chiarezza sulla successione delle leggi penali nel tempo, confermando la continuità tra la normativa speciale del Codice dei beni culturali e le nuove disposizioni del Codice penale. Infine, la decisione riafferma i rigorosi limiti del ricorso in Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

La semplice richiesta di un attestato per esportare un’opera d’arte falsa è reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di un attestato di libera circolazione per un’opera che si sa essere contraffatta integra pienamente il reato previsto dall’art. 518-quaterdecies del codice penale, in quanto costituisce una forma di ‘messa in circolazione’ e un tentativo di ‘accreditare come autentica’ l’opera.

La nuova legge sulla contraffazione opere d’arte si applica anche a fatti commessi prima della sua entrata in vigore nel 2022?
Sì, la condotta rimane penalmente rilevante. La Corte ha chiarito che esiste una ‘continuità normativa’ tra la vecchia disciplina (art. 178 Codice beni culturali) e la nuova (art. 518-quaterdecies c.p.). Il fatto era già reato prima e continua ad esserlo ora. Il principio di irretroattività riguarda solo la pena: si applicherà la sanzione più favorevole all’imputato tra quella prevista dalla vecchia e dalla nuova legge.

Le prove raccolte prima che una persona sia formalmente iscritta nel registro degli indagati sono utilizzabili?
Sì. La Corte ha ribadito che la tardiva iscrizione del nome di un indagato nel registro delle notizie di reato non determina l’invalidità o l’inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti in precedenza. Tali atti restano pienamente utilizzabili nel procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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