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Contraffazione marchio sigarette: il codice univoco

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33119/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di contrabbando e contraffazione marchio sigarette. La Corte ha chiarito che l’assenza o la falsificazione del codice identificativo univoco su un pacchetto non è di per sé il reato di cui all’art. 474 c.p., ma costituisce un grave indizio della falsità del marchio di produzione apposto sulla confezione. Questa interpretazione ha annullato la decisione di un Tribunale del riesame che aveva escluso l’applicabilità di misure cautelari, riaprendo il caso per una nuova valutazione che tenga conto di tale nesso probatorio.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contraffazione Marchio Sigarette: Il Codice Univoco come Prova Regina

In una recente e significativa sentenza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un tema cruciale che lega il contrabbando alla contraffazione marchio sigarette. La decisione chiarisce il valore probatorio del codice identificativo univoco, quel piccolo codice che troviamo su ogni pacchetto, trasformandolo in un elemento chiave per dimostrare la falsità del prodotto e del suo marchio. Questa pronuncia ribalta un precedente orientamento e stabilisce un principio di diritto con importanti conseguenze pratiche.

Il Caso in Esame

La vicenda trae origine da un’indagine per contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Un soggetto veniva accusato di aver detenuto e venduto sigarette di contrabbando, con l’aggravante di aver commesso il fatto in connessione con un reato contro la fede pubblica, ovvero l’introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.).

Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) aveva disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari, ritenendo che la presenza di pacchetti con lo stesso codice identificativo univoco, o addirittura privi di esso, fosse prova della contraffazione. Tuttavia, il Tribunale del riesame aveva annullato tale misura. Secondo il Tribunale, il codice univoco non è un ‘marchio’ o un ‘segno distintivo’ ai sensi dell’art. 474 c.p. e, pertanto, la sua alterazione non poteva configurare il reato di contraffazione né, di conseguenza, l’aggravante che giustificava la misura cautelare.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Procura ha impugnato la decisione del Tribunale del riesame, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando il caso per un nuovo giudizio. L’errore del Tribunale del riesame, secondo la Cassazione, è stato di natura concettuale.

Il punto non è se il codice univoco sia esso stesso un marchio, ma quale sia il suo ruolo nel sistema di tracciabilità e quale valore indiziario assuma la sua assenza o falsificazione. La Corte ha evidenziato che il codice mendace non è l’oggetto della contraffazione, bensì un sintomo inequivocabile della falsità del marchio di fabbrica apposto sulla confezione.

## Le Implicazioni della Contraffazione Marchio Sigarette

La sentenza sottolinea come il sistema di tracciabilità, introdotto dalla normativa europea, sia stato creato proprio per garantire la provenienza e l’autenticità di ogni singolo pacchetto di sigarette. Ogni confezione deve avere un codice unico che la contraddistingue e ne permette il monitoraggio lungo tutta la filiera produttiva e distributiva.

L’assenza di questo codice, o la presenza di un codice falso o duplicato, rende il prodotto ‘clandestino’ e non tracciabile. In questa prospettiva, è altamente improbabile, secondo la Corte, che un produttore titolare di un marchio noto immetta sul mercato prodotti facilmente riconoscibili come illegali. Di conseguenza, la manomissione del codice identificativo diventa una prova logica fortissima della contraffazione marchio sigarette impresso sul pacchetto stesso.

## Il Ruolo del Codice Identificativo Univoco

Il codice identificativo univoco è stato istituito dalla Direttiva 2014/40/UE e disciplinato da successivi regolamenti. La sua funzione è quella di ‘tracciare’ e ‘rintracciare’ ogni confezione dal produttore al primo punto vendita. Questo sistema ha due scopi principali: combattere il commercio illecito e garantire la conformità dei prodotti.

La Cassazione, valorizzando questa funzione, ha affermato che la sua manomissione interrompe la catena di controllo e rende impossibile identificare il produttore e gli altri soggetti della filiera. Questo fatto, unito alla logica commerciale, porta a concludere che il prodotto con codice assente o falso è, con elevata probabilità, un prodotto con marchio contraffatto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse commesso un errore di motivazione, non valutando la questione nella sua corretta prospettiva. Invece di interrogarsi sulla natura giuridica del codice univoco, avrebbe dovuto considerarlo come un elemento indiziario cruciale. La falsificazione o l’omissione del codice è una circostanza che indica specificamente la falsità del marchio di fabbrica. Il giudice del rinvio dovrà quindi procedere a una nuova valutazione, tenendo conto di tutti gli elementi disponibili, inclusa la decisiva ‘spia’ rappresentata dal codice identificativo, per accertare la sussistenza dell’aggravante e, di conseguenza, delle esigenze cautelari.

Le Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un importante precedente. Afferma che nel contesto del contrabbando, la prova della contraffazione marchio sigarette può essere desunta logicamente dalla manomissione del sistema di tracciabilità. L’assenza o la falsità del codice identificativo univoco non è più un dettaglio tecnico, ma un grave indizio che può portare a contestazioni più severe e all’applicazione di misure cautelari personali. Ciò rafforza gli strumenti a disposizione degli inquirenti per contrastare il mercato illegale dei tabacchi, colpendo non solo il contrabbando ma anche la connessa frode a danno dei consumatori e dei titolari dei marchi.

Un pacchetto di sigarette senza codice identificativo univoco è prova di contraffazione del marchio?
Secondo la sentenza, l’assenza o la falsificazione del codice identificativo univoco non è di per sé il reato di contraffazione, ma costituisce una circostanza specificamente indicativa e un grave indizio della falsità del marchio di fabbrica apposto sulla confezione.

Perché la contraffazione del marchio è un’aggravante del reato di contrabbando?
L’art. 291-ter del d.P.R. 43/1973 prevede un’aggravante specifica quando il reato di contrabbando è connesso a un delitto contro la fede pubblica, come quello di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.). Questa aggravante eleva i limiti di pena e rende applicabili misure cautelari personali che altrimenti non sarebbero consentite.

Qual è la funzione del codice identificativo univoco sui pacchetti di sigarette?
Il codice identificativo univoco, istituito dalla normativa europea, serve a tracciare e rintracciare ogni singola confezione di sigarette lungo tutta la filiera produttiva e distributiva, dal fabbricante fino al primo punto vendita. Il suo scopo è garantire l’autenticità e la provenienza del prodotto, combattendo il commercio illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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