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Contraffazione grossolana: reato anche se il falso è palese

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18987/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per commercio di prodotti contraffatti. La Corte ha ribadito che il reato sussiste anche in caso di contraffazione grossolana, poiché la norma tutela la fede pubblica e non la libera determinazione dell’acquirente. Viene confermato, inoltre, che la riproduzione di personaggi di fantasia registrati integra il reato e che è possibile il concorso con il delitto di ricettazione.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contraffazione Grossolana: Reato Anche se il Falso è Palese

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità: il commercio di prodotti con marchi falsi. La decisione in esame affronta una questione specifica e spesso dibattuta: la rilevanza penale della contraffazione grossolana, ovvero di una falsificazione così evidente da poter essere, in teoria, facilmente riconosciuta. La Suprema Corte ribadisce un principio consolidato, fondamentale per la tutela del mercato e dei consumatori.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da una persona condannata nei gradi di merito per il reato di commercio di prodotti con segni falsi, previsto dall’articolo 474 del codice penale. La difesa dell’imputata aveva sollevato diversi motivi di ricorso, sostenendo, tra le altre cose, che la falsificazione dei prodotti fosse talmente palese da non poter ingannare nessuno e che i beni in questione riproducessero semplici personaggi di fantasia e non veri e propri marchi aziendali.

Le Questioni Giuridiche e la Rilevanza della Contraffazione Grossolana

Il cuore della questione giuridica verteva su tre punti principali:
1. La natura del bene protetto: I personaggi di fantasia riprodotti, anche se non identici agli originali, potevano essere considerati marchi registrati la cui riproduzione illecita integrava il reato?
2. L’ipotesi della contraffazione grossolana: Se un falso è così mal fatto da essere riconoscibile, si può ancora parlare di reato? Non si tratterebbe, in questo caso, di un reato impossibile per inidoneità dell’azione?
3. Il concorso di reati: Poteva coesistere la condanna per commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.) con quella per ricettazione (art. 648 c.p.)?

La difesa puntava a smontare l’impianto accusatorio sostenendo che l’evidente falsità dei prodotti escludesse la possibilità di trarre in inganno gli acquirenti, facendo venir meno l’offensività della condotta.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni difensive con motivazioni chiare e in linea con la sua giurisprudenza consolidata.

In primo luogo, la Corte ha specificato che anche la riproduzione non fedele di un personaggio di fantasia tutelato da marchio registrato integra il reato, qualora sia espressiva di una forte somiglianza e possa generare confusione nel pubblico circa la provenienza del prodotto. Non è necessaria una copia identica, ma è sufficiente un’imitazione che evochi l’originale in modo inequivocabile.

Il punto centrale della decisione riguarda però la contraffazione grossolana. La Cassazione ha ribadito con forza che l’articolo 474 c.p. non tutela la libera determinazione del singolo acquirente, bensì un bene giuridico di portata più ampia: la fede pubblica. Quest’ultima è intesa come l’affidamento che tutti i cittadini ripongono nei marchi e nei segni distintivi che identificano i prodotti industriali e ne garantiscono la circolazione. Si tratta, pertanto, di un reato di pericolo, per la cui configurazione non è richiesta la realizzazione di un inganno effettivo. La norma punisce la potenziale lesione della fiducia collettiva, che avviene nel momento stesso in cui un prodotto falso viene messo in circolazione. La grossolanità della contraffazione, quindi, non rende il reato impossibile, perché l’offesa alla fede pubblica si è già consumata.

Infine, la Corte ha confermato la possibilità del concorso tra il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) e quello di commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.). Si tratta di due fattispecie che descrivono condotte diverse sotto il profilo strutturale e cronologico e tra le quali non esiste un rapporto di specialità. L’una riguarda l’acquisto o la ricezione di cose di provenienza illecita, l’altra la successiva messa in vendita di tali beni.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione consolida un principio di fondamentale importanza: la lotta alla contraffazione non si ferma di fronte all’evidenza del falso. La tutela penale è accordata a un interesse collettivo, quello di garantire un mercato trasparente e affidabile, dove i segni distintivi svolgano la loro funzione di garanzia di origine e qualità. La decisione invia un messaggio chiaro: chi detiene per la vendita merce contraffatta, a prescindere dalla qualità della falsificazione, commette un reato perché mina la fiducia su cui si reggono gli scambi commerciali. La condanna dell’imputata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende suggella l’inammissibilità del tentativo di sminuire la gravità della condotta.

È reato vendere un prodotto con un marchio palesemente falso (contraffazione grossolana)?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.) sussiste anche in caso di contraffazione grossolana. La norma, infatti, non tutela il singolo acquirente dall’inganno, ma la fede pubblica, ovvero la fiducia della collettività nell’autenticità dei marchi.

La riproduzione di un personaggio di fantasia protetto da marchio registrato integra il reato di commercio di prodotti falsi?
Sì. La Corte ha confermato che la riproduzione di un personaggio di fantasia tutelato da marchio, anche se non fedele ma espressiva di una forte somiglianza, integra il reato se è in grado di creare una possibilità oggettiva e inequivocabile di confusione nel pubblico sulla provenienza del prodotto.

I reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.) possono coesistere?
Sì. La Cassazione ha ribadito che i due delitti possono concorrere. Essi descrivono condotte diverse dal punto di vista strutturale e cronologico (prima la ricezione della merce illecita, poi la sua messa in commercio) e tra di loro non sussiste un rapporto di specialità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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