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Contraffazione grossolana: reato anche se evidente?

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di vendita di prodotti contraffatti, stabilendo un principio fondamentale sulla cosiddetta “contraffazione grossolana”. Un imputato, condannato per ricettazione e commercio di prodotti con marchi falsi, aveva sostenuto che i falsi fossero così evidenti da non poter ingannare nessuno. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che il reato sussiste comunque perché non tutela solo l’acquirente, ma la “fede pubblica”, cioè la fiducia collettiva nei marchi. Tuttavia, ha annullato la condanna per il reato di commercio di prodotti falsi perché, nel frattempo, era intervenuta la prescrizione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contraffazione Grossolana: Anche un Falso Evidente è Reato? La Cassazione Spiega

La vendita di prodotti contraffatti è un fenomeno diffuso, ma cosa succede quando il falso è talmente evidente da non poter ingannare nessuno? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7987/2024, affronta direttamente il tema della contraffazione grossolana, stabilendo principi chiari e di grande rilevanza pratica. La questione centrale è se la palese falsità di un prodotto possa escludere la punibilità. Analizziamo insieme la decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Vendita di Prodotti Falsi

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per i reati di ricettazione e detenzione a scopo di vendita di prodotti con marchi contraffatti. L’imputato era stato ritenuto responsabile in primo grado e la sua condanna era stata confermata dalla Corte d’appello di Palermo. I giudici di merito avevano stabilito che, sebbene i marchi non fossero identici agli originali, erano comunque idonei a generare confusione e a trarre in inganno i potenziali acquirenti.

I Motivi del Ricorso: Tra Contraffazione Grossolana e Prescrizione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Carenza di motivazione sulla contraffazione grossolana: Secondo il ricorrente, la falsità dei prodotti era così palese e grossolana da rendere impossibile l’inganno. Di conseguenza, il reato non sarebbe configurabile per inoffensività della condotta. Si lamentava inoltre l’assenza di una perizia tecnica che attestasse l’effettiva non autenticità dei marchi.
2. Violazione di legge per intervenuta prescrizione: La difesa sosteneva che, al momento della sentenza di primo grado, il termine massimo di prescrizione per i reati contestati fosse già decorso.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Contraffazione Grossolana

La Suprema Corte ha ritenuto infondato il primo motivo. I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato, secondo cui il reato di detenzione per la vendita di prodotti con marchi contraffatti (art. 474 c.p.) tutela in via principale la fede pubblica. Questo significa che il bene giuridico protetto non è la libera determinazione dell’acquirente, ma la fiducia generale che i cittadini ripongono nei marchi come segni di autenticità e provenienza dei prodotti.

Pertanto, la contraffazione grossolana non esclude il reato. Anche se l’acquirente è consapevole di comprare un falso, o se il falso è così evidente da non poter ingannare nessuno, la condotta è comunque punibile perché lede la fiducia del pubblico nei marchi e danneggia la loro funzione distintiva.

La Prescrizione del Reato

Sul secondo punto, invece, la Corte ha accolto parzialmente il ricorso. Dopo un’attenta analisi dei tempi processuali, tenendo conto anche dei periodi di sospensione, i giudici hanno concluso che il reato meno grave, quello di commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.), era effettivamente caduto in prescrizione. Il reato più grave di ricettazione, invece, non era ancora prescritto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha spiegato che la configurabilità del reato previsto dall’art. 474 c.p. non richiede la realizzazione di un inganno effettivo. Si tratta di un reato di pericolo, per il quale è sufficiente la semplice messa in circolazione di prodotti con marchi falsificati per ledere l’interesse protetto. La fede pubblica, intesa come affidamento collettivo nei segni distintivi, viene minata a prescindere dal fatto che il singolo consumatore venga o meno tratto in errore. La Corte ha citato precedenti in cui si è affermato che il reato sussiste anche se il venditore informa esplicitamente l’acquirente della non autenticità del prodotto, ad esempio tramite cartelli con la scritta “falso d’autore”. Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha applicato scrupolosamente le norme degli artt. 157 e 161 c.p., calcolando il tempo necessario a estinguere il reato e rilevando il suo decorso per il delitto di cui al capo 1) della rubrica.

Conclusioni: Cosa Implica questa Sentenza?

La sentenza ribadisce con forza un principio cruciale: la lotta alla contraffazione non mira a proteggere solo il portafoglio del consumatore, ma un bene più ampio, la fiducia nel mercato e nell’autenticità dei segni distintivi. Per chi vende, questo significa che non ci si può difendere sostenendo che “il falso era evidente”. La semplice detenzione a scopo di vendita di merce contraffatta, indipendentemente dalla sua qualità, costituisce reato. Per gli operatori del diritto, la sentenza offre un chiaro riepilogo della giurisprudenza sulla contraffazione grossolana e un esempio pratico del calcolo dei termini di prescrizione in un processo complesso con diverse sospensioni.

La vendita di un prodotto palesemente falso costituisce reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, anche la vendita di un prodotto la cui contraffazione è grossolana e facilmente riconoscibile costituisce reato ai sensi dell’art. 474 del codice penale.

Perché la contraffazione grossolana è considerata un reato?
Il reato non protegge solo l’acquirente dall’inganno, ma tutela un bene giuridico più ampio: la fede pubblica. La circolazione di prodotti falsi, anche se palesi, lede la fiducia che la collettività ripone nell’autenticità dei marchi e dei segni distintivi.

Cosa succede se un reato si prescrive durante il processo?
Se il termine massimo di prescrizione matura prima di una sentenza definitiva, il reato si estingue. Come avvenuto in questo caso, la Corte annulla la sentenza di condanna per quel specifico reato, eliminando la relativa pena, ma il processo può continuare per gli altri reati non ancora prescritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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