LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contraddittorietà motivazione dispositivo: pena annullata

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna per una commerciante accusata di ricettazione e vendita di abbigliamento contraffatto. Il motivo è una palese contraddittorietà tra motivazione e dispositivo riguardo la pena. Mentre la motivazione intendeva ridurre la sanzione, il dispositivo l’ha inspiegabilmente aumentata. La Corte ha invece rigettato il motivo sulla particolare tenuità del fatto, ritenendo l’offesa grave per la quantità di merce.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contraddittorietà Motivazione Dispositivo: la Cassazione Annulla la Pena

La coerenza logica tra le ragioni di una decisione e la sua conclusione è un pilastro del nostro sistema giudiziario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio, annullando la determinazione della pena in un caso di prodotti contraffatti proprio a causa di una palese contraddittorietà tra motivazione e dispositivo. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come un errore formale possa incidere sull’esito di un processo, anche quando la colpevolezza è confermata.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda la titolare di un’impresa individuale, condannata in primo e secondo grado per i reati di ricettazione e detenzione per la vendita di prodotti industriali con marchi contraffatti. Nello specifico, durante un controllo presso i locali della sua attività commerciale, erano stati rinvenuti 167 capi di abbigliamento con marchi falsificati. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la prima sentenza disapplicando la recidiva, aveva confermato il giudizio di responsabilità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: Secondo il legale, la Corte di Appello avrebbe errato nel non applicare la causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p., sottovalutando la liceità del resto dell’attività commerciale e basando il diniego su un singolo precedente penale, non sufficiente a configurare un comportamento ‘abituale’.
2. Contraddittorietà tra motivazione e dispositivo: La difesa ha evidenziato una grave illogicità. Nella parte motiva, la Corte d’Appello aveva rideterminato la pena in un anno di reclusione e 400 euro di multa a seguito della disapplicazione della recidiva. Tuttavia, nel dispositivo letto in udienza e riportato in sentenza, la pena inflitta era di un anno e sette mesi di reclusione e 650 euro di multa, una sanzione addirittura superiore a quella del primo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato entrambi i motivi, giungendo a una decisione divisa: ha rigettato il primo motivo ma ha accolto il secondo, con conseguenze significative sulla pena.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Sul primo punto, la Cassazione ha ritenuto il motivo infondato. Sebbene abbia riconosciuto che il ragionamento della Corte d’Appello sulla ‘abitualità’ del comportamento fosse in contrasto con i principi stabiliti dalle Sezioni Unite (sentenza Tushaj, che richiede almeno due illeciti della stessa indole), ha sottolineato che l’esclusione della non punibilità era comunque giustificata. La valutazione sull’assenza di ‘particolare tenuità dell’offesa’ è stata considerata corretta e non illogica, dato l’elevato numero di capi contraffatti (167). Questo dato, secondo i giudici, riflette un disvalore concreto e significativo, sufficiente di per sé a escludere il beneficio. Il fatto che l’imputata svolgesse anche un’attività lecita, anziché attenuare, ha reso più marcata la violazione della fiducia dei consumatori.

La Contraddittorietà Motivazione Dispositivo e l’Annullamento

Il secondo motivo di ricorso è stato invece ritenuto fondato. La Corte ha riscontrato un’insanabile contraddittorietà tra motivazione e dispositivo. È apparso evidente il contrasto logico tra l’intenzione, espressa in motivazione, di ridurre la pena eliminando l’aggravante della recidiva, e il risultato pratico, contenuto nel dispositivo, di un suo inspiegabile inasprimento.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si è concentrata sull’impossibilità di sanare tale vizio. Un contrasto così netto non può essere corretto tramite una semplice rettifica, poiché l’eliminazione della recidiva impone al giudice di merito una nuova valutazione discrezionale sulla pena base e sulle circostanze attenuanti. Questa operazione, per sua natura, spetta esclusivamente al giudice di merito e non può essere compiuta in sede di legittimità. Pertanto, l’unica soluzione possibile era l’annullamento della sentenza limitatamente al trattamento sanzionatorio.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata annullata, ma solo per quanto riguarda la quantificazione della pena. Il caso è stato rinviato ad un’altra sezione della Corte di Appello di Milano, che dovrà procedere a un nuovo giudizio esclusivamente su questo punto, garantendo coerenza tra la propria valutazione e la sanzione finale. La dichiarazione di responsabilità dell’imputata, invece, è diventata definitiva. Questa pronuncia ribadisce che la correttezza formale e la coerenza logica sono requisiti imprescindibili di ogni provvedimento giudiziario, la cui violazione può portare all’annullamento parziale della decisione.

Cosa succede in caso di contraddizione tra la motivazione di una sentenza e il suo dispositivo finale?
La Corte di Cassazione annulla la sentenza limitatamente alla parte viziata. Se la contraddizione riguarda la determinazione della pena, come in questo caso, la sentenza viene annullata con rinvio a un altro giudice di merito affinché proceda a una nuova e coerente quantificazione della sanzione.

La presenza di un solo precedente penale è sufficiente per considerare un comportamento ‘abituale’ e quindi escludere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite citata nella sentenza, per configurare un comportamento abituale che ostacola l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., è necessaria la commissione di almeno due illeciti della stessa indole, oltre a quello per cui si procede.

Un elevato numero di prodotti contraffatti può impedire l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì. Anche se il comportamento non è ‘abituale’, la particolare tenuità del fatto può essere esclusa se l’offesa non è considerata di minima gravità. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la detenzione di 167 capi contraffatti costituisse un’offesa di disvalore significativo, tale da non poter essere considerata ‘tenue’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati