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Contrabbando tabacchi: la nuova depenalizzazione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per contrabbando di tabacchi lavorati esteri. A seguito della riforma del 2024 (D.Lgs. 141/2024), la detenzione per la vendita di quantità inferiori a 15 kg non è più reato ma illecito amministrativo. La sentenza chiarisce l’impatto della nuova normativa, che porta alla depenalizzazione del contrabbando di tabacchi di lieve entità, con l’annullamento delle sentenze di condanna precedenti e la trasmissione degli atti all’autorità amministrativa per l’applicazione della sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contrabbando Tabacchi: La Nuova Depenalizzazione e le Sentenze Annullate

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato le conseguenze della riforma in materia di contrabbando tabacchi depenalizzazione, stabilendo un principio di fondamentale importanza. La detenzione di quantitativi di tabacco lavorato estero inferiori a 15 kg non costituisce più reato. Questa decisione, basata sull’applicazione della legge più favorevole al reo, ha portato all’annullamento di una condanna e delinea un nuovo scenario normativo per le condotte di lieve entità.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’articolo 291-bis del d.P.R. n. 43/1973. L’imputato era stato trovato in possesso di 1,120 kg di tabacchi lavorati esteri (TLE) privi del sigillo dei monopoli di Stato, destinati alla vendita. La condanna, aggravata dalla recidiva, prevedeva una pena di un anno di reclusione e 5.600 euro di multa.

L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, lamentando inizialmente solo un vizio nella quantificazione della pena. Tuttavia, nelle more del giudizio, è intervenuta una modifica legislativa che ha cambiato radicalmente il quadro giuridico.

La Riforma del 2024 e la Depenalizzazione del Contrabbando di Tabacchi

Il punto di svolta è rappresentato dal Decreto Legislativo del 26 settembre 2024, n. 141, che ha integralmente rivisitato la disciplina del contrabbando. La nuova normativa, in particolare l’articolo 84, ha innalzato la soglia di rilevanza penale per la detenzione di tabacco di contrabbando da 10 a 15 chilogrammi convenzionali.

Secondo la nuova legge:

* Sopra i 15 kg: La condotta rimane un reato, punito con la reclusione da due a cinque anni.
* Fino a 15 kg: Il fatto non è più considerato reato, ma viene punito con una sanzione amministrativa pecuniaria di 5 euro per ogni grammo (con un minimo di 5.000 euro), a meno che non ricorrano specifiche circostanze aggravanti (come l’uso di armi, il concorso di più persone, ecc.), elencate nell’articolo 85.

Questa modifica ha determinato una vera e propria depenalizzazione per le condotte di minore gravità, come quella oggetto del processo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha applicato il principio fondamentale dell’articolo 2, comma 2, del Codice Penale, secondo cui “nessuno può essere punito per un fatto che secondo una legge posteriore non costituisce reato”. Poiché la quantità di tabacco detenuta dall’imputato (1,120 kg) è ampiamente al di sotto della nuova soglia di 15 kg e non risultavano contestate le circostanze aggravanti, il fatto per cui era stato condannato non è più previsto dalla legge come reato.

Anche la recidiva, che aveva portato all’applicazione della pena detentiva, non può più trovare applicazione. La nuova normativa sulla recidiva nel contrabbando (art. 89 del D.Lgs. 141/2024) si riferisce esplicitamente a chi commette un “delitto” di contrabbando. Dal momento che il fatto base è stato trasformato in un illecito amministrativo, non è più possibile contestare la recidiva per questo tipo di condotte.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che la condotta è diventata penalmente irrilevante. Non si tratta di una semplice modifica del trattamento sanzionatorio, ma di una completa abolizione del reato per i fatti sotto soglia.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna, perché “il fatto non è previsto dalla legge come reato”. L’effetto è retroattivo: la condanna cessa di esistere e vengono meno tutti i suoi effetti penali. Gli atti del procedimento sono stati trasmessi all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Napoli, che sarà l’organo competente per irrogare la sanzione amministrativa prevista dalla nuova legge. Questa pronuncia conferma l’impatto significativo della riforma del 2024, che ridisegna i confini tra illecito penale e amministrativo nel settore del contrabbando tabacchi depenalizzazione, con effetti diretti sui processi in corso e sulle condanne già passate in giudicato.

Il contrabbando di piccole quantità di tabacco è ancora un reato?
No, a seguito del D.Lgs. n. 141/2024, la detenzione, vendita o trasporto di tabacco lavorato estero in quantità fino a 15 chilogrammi convenzionali non costituisce più reato, ma un illecito amministrativo punito con una sanzione pecuniaria, salvo la presenza di specifiche circostanze aggravanti.

Cosa succede a chi è stato condannato per contrabbando di meno di 15 kg di tabacco prima della riforma?
Come stabilito dalla Corte di Cassazione in applicazione dell’art. 2 del codice penale, la condanna viene annullata perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Cessano l’esecuzione della pena e tutti gli effetti penali della condanna. Gli atti vengono trasmessi all’autorità amministrativa per l’applicazione della sanzione pecuniaria.

La recidiva nel contrabbando di tabacchi è ancora applicabile per le piccole quantità dopo la nuova legge?
No. Poiché la condotta sotto i 15 kg è stata trasformata in un illecito amministrativo e non più in un “delitto”, la disciplina sulla recidiva nel contrabbando non può più essere applicata a questi casi, in quanto presuppone la commissione di un nuovo reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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