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Contrabbando doganale aggravato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una condanna per contrabbando doganale aggravato. La Corte ha stabilito che tale reato, aggravato dalla recidiva, costituisce una fattispecie autonoma e non rientra nelle previsioni di depenalizzazione, anche qualora i reati presupposto della recidiva siano stati cancellati per ‘abolitio criminis’. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contrabbando Doganale Aggravato: La Recidiva Resiste alla Depenalizzazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione relativa al contrabbando doganale aggravato e agli effetti della depenalizzazione. La decisione chiarisce che la recidiva, in questo contesto, rende il reato una fattispecie autonoma, non soggetta all’abolitio criminis prevista per i reati meno gravi. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I fatti del caso

Un soggetto veniva condannato per il reato di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione in riferimento all’applicazione della recidiva. Secondo la difesa, la contestazione della recidiva non era fondata, presumibilmente in relazione a precedenti penali che, secondo la sua tesi, non avrebbero dovuto più avere rilevanza giuridica.

La Corte Suprema, tuttavia, ha rigettato tale argomentazione, basando la sua decisione su un presupposto fattuale e su un consolidato principio di diritto.

L’analisi del Contrabbando Doganale Aggravato dalla Recidiva

Il punto centrale della controversia era stabilire se il delitto di contrabbando doganale aggravato dalla recidiva, previsto dall’art. 296, comma 2, del d.P.R. n. 43/1973, potesse beneficiare della depenalizzazione introdotta dal d.lgs. n. 8/2016. Tale decreto ha trasformato in illeciti amministrativi numerosi reati puniti con la sola pena pecuniaria.

L’imputato, nel suo ricorso, ha tentato di sostenere che la recidiva non potesse essere considerata valida, in quanto i delitti sui quali si fondava erano stati oggetto di “abolitio criminis”. La Corte di Cassazione, però, ha seguito un orientamento giurisprudenziale differente e consolidato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, ha evidenziato come il motivo di ricorso fosse generico e non si confrontasse con la motivazione della sentenza impugnata. Quest’ultima aveva infatti sottolineato che l’imputato, prima di commettere il reato in esame (avvenuto nel 2018), aveva già ricevuto un’ordinanza ingiunzione dall’Agenzia delle Dogane nel 2017 per il possesso di oltre 5 kg di tabacchi lavorati esteri, dimostrando una persistente inclinazione a delinquere.

In secondo luogo, e questo è il nucleo della decisione, i giudici hanno ribadito un principio di diritto fondamentale: il delitto di contrabbando doganale aggravato dalla recidiva è una fattispecie di reato autonoma. Come tale, non rientra nell’ambito della depenalizzazione generale prevista dal d.lgs. n. 8/2016. La Corte ha specificato che ciò vale anche quando i reati precedenti, su cui si fonda la recidiva, siano stati depenalizzati. La contestazione della recidiva, in questo specifico reato, non è una semplice circostanza aggravante, ma un elemento costitutivo di un’ipotesi delittuosa a sé stante, più grave e non soggetta all’effetto abrogativo.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione conferma che chi commette contrabbando di tabacchi dopo essere già stato condannato per reati simili non può sperare nella depenalizzazione. La recidiva qualifica il fatto come contrabbando doganale aggravato, un reato autonomo che il legislatore ha inteso mantenere nell’ambito penale. La declaratoria di inammissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

Il reato di contrabbando doganale aggravato dalla recidiva è stato depenalizzato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che questa fattispecie costituisce un reato autonomo e, pertanto, non rientra nella previsione generale di depenalizzazione disposta dal d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 8.

Cosa succede se i reati precedenti, su cui si basa la recidiva, sono stati oggetto di ‘abolitio criminis’?
Anche se i delitti sui quali si fonda la contestazione della recidiva sono stati successivamente depenalizzati, ciò non influisce sulla sussistenza del reato di contrabbando doganale aggravato. La recidiva rimane un elemento costitutivo di questa specifica e autonoma figura di reato.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo viene fissato equitativamente dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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