Continuazione tra Reati: L’Importanza di un Piano Unitario secondo la Cassazione
L’istituto della continuazione tra reati rappresenta un elemento cruciale del diritto penale, offrendo la possibilità di mitigare il trattamento sanzionatorio quando più crimini sono frutto di un’unica programmazione. Tuttavia, i confini della sua applicabilità non sono sempre netti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri rigorosi che i giudici devono seguire per riconoscere l’esistenza di un “medesimo disegno criminoso”.
I Fatti del Caso
Il caso in esame riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato per diversi reati. In particolare, il ricorrente aveva chiesto al Giudice dell’Esecuzione di unificare, sotto il vincolo della continuazione, una serie di reati già oggetto di una precedente unificazione con nuovi e gravi crimini, tra cui corruzione e riciclaggio, per i quali era intervenuta una successiva condanna. L’obiettivo era evidente: ottenere una pena complessiva più favorevole, considerando tutti i fatti come l’espressione di un unico progetto criminale.
Il Giudice dell’Esecuzione, tuttavia, aveva respinto la richiesta, ritenendo che non vi fossero elementi sufficienti per affermare l’esistenza di un’unica programmazione criminosa. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.
La Decisione della Corte e la Disciplina della Continuazione tra Reati
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice di merito. La motivazione si basa sul consolidato orientamento giurisprudenziale, in particolare quello espresso dalle Sezioni Unite, che definisce con precisione i presupposti per l’applicazione della continuazione tra reati.
I giudici hanno ribadito che il riconoscimento di un disegno criminoso unitario non può basarsi su una valutazione superficiale, ma richiede un’analisi approfondita e la presenza di indicatori concreti. Non è sufficiente che un soggetto commetta più reati nel tempo; è indispensabile dimostrare che i reati successivi fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo.
Le Motivazioni: Perché è Stata Negata la Continuazione?
La Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione del Giudice dell’Esecuzione del tutto logica e corretta. La decisione di negare la continuazione tra reati si fondava su diversi elementi oggettivi che facevano cadere l’ipotesi di un piano unitario:
1. Eterogeneità dei Reati: I nuovi reati (corruzione e riciclaggio) erano ontologicamente diversi da quelli precedentemente unificati.
2. Iato Temporale: Era trascorso un notevole lasso di tempo tra i due gruppi di reati, rendendo difficile ipotizzare una programmazione unitaria e continua.
3. Diversità dei Soggetti Coinvolti: Le nuove condotte criminali avevano visto la partecipazione di soggetti e società differenti rispetto a quelle precedenti.
Questi fattori, considerati nel loro insieme, hanno portato la Corte a concludere che i reati più recenti non fossero parte del piano originario, ma piuttosto il risultato di una “determinazione estemporanea”, ovvero una decisione autonoma e successiva, non legata da un filo programmatico ai fatti precedenti.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: per beneficiare della continuazione tra reati, non basta dimostrare una generica tendenza a delinquere. È necessario fornire prove concrete che tutti gli illeciti discendano da un unico progetto iniziale. La Corte esige una verifica rigorosa di indicatori quali l’omogeneità delle violazioni, la contiguità spazio-temporale, le modalità della condotta e, soprattutto, la prova di una programmazione iniziale. In assenza di questi elementi, ogni reato verrà considerato autonomo, con le conseguenti implicazioni sul calcolo della pena.
Quando si può chiedere la continuazione tra reati?
Si può chiedere quando più reati, anche commessi in tempi diversi, sono stati eseguiti in attuazione di un medesimo disegno criminoso, ovvero un piano unitario ideato prima della commissione del primo reato.
Quali sono i criteri per riconoscere un “medesimo disegno criminoso”?
I criteri includono l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la contiguità di tempo e luogo, le modalità della condotta, la sistematicità delle abitudini di vita e, soprattutto, la prova che i reati successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, al momento della commissione del primo.
Perché in questo caso la Cassazione ha respinto il ricorso per la continuazione tra reati?
La Cassazione ha respinto il ricorso perché mancavano gli elementi per ritenere unitaria la programmazione criminosa. I reati erano di natura diversa, commessi a notevole distanza di tempo e con il coinvolgimento di soggetti e società differenti, indicando una nuova e autonoma decisione criminale piuttosto che l’attuazione di un piano preesistente.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3228 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3228 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 12/10/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME NOME SENAGO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 19/04/2023 del GIP TRIBUNALE di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che gli argomenti dedotti nel ricorso sono manifestamente infondati, in quanto in contrasto con la consolidata giurisprudenza della Corte di legittimità in punto di individuazione dei criteri da cui si può desumere l’esistenza di una volizione unitaria (cfr. Sez. U, Sentenza n. 28659 del 18/05/2017, COGNOME, Rv. 270074 – 01: Il riconoscimento della continuazione, necessita, anche in sede di esecuzione, non diversamente che nel processo di cognizione, di una approfondita verifica della sussistenza di concreti indicatori, quali l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la contiguità spazio-temporale, le singole causali, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini programmate di vita, e del fatto che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero stati programmati almeno nelle loro linee essenziali, non essendo sufficiente, a tal fine, valorizzare la presenza di taluno degli indici suindicati se i successivi reati risultino comunque frutto di determinazione estemporanea), atteso che, con motivazione affatto illogica, il G.E. ha ritenuto insussistenti gli elementi per ritenere l’unitarietà della programmazione criminosa tra i fatti di cui alla sentenza sub 1 (attinente a corruzione e riciclaggio) e gli ulteriori già unificati sotto il vincolo della continuazione (relativi a reati ontologicamente diversi, stante lo iato temporale intercorrente e l’implicazione di soggetti e società diverse).
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 12 ottobre 2023
Il consigliere estensore