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Continuazione tra reati: quando richiederla in appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8610/2025, ha respinto il ricorso di un’imputata che aveva richiesto l’applicazione della continuazione tra reati solo nelle conclusioni scritte del processo d’appello. La Corte ha chiarito che tale richiesta, se relativa a una condanna già irrevocabile prima della sentenza di primo grado, deve essere formalizzata nei motivi di appello e non può essere introdotta tardivamente. La questione, rigettata per motivi procedurali, potrà comunque essere riproposta in sede esecutiva.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra reati: la Cassazione sui termini per la richiesta in appello

La richiesta di applicazione della continuazione tra reati rappresenta un momento cruciale nella strategia difensiva, potendo incidere significativamente sulla determinazione finale della pena. Tuttavia, il suo successo non dipende solo dalla sussistenza dei presupposti sostanziali, come l’unicità del disegno criminoso, ma anche dal rigoroso rispetto delle tempistiche e delle modalità procedurali. Con la sentenza n. 8610 del 2025, la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza su un punto fondamentale: quando e come si può chiedere il riconoscimento della continuazione nel giudizio di appello.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un’imputata per furto pluriaggravato, confermata sia in primo grado che dalla Corte di Appello. Durante il processo di secondo grado, la difesa aveva richiesto, nelle proprie conclusioni scritte, il riconoscimento del vincolo della continuazione con un altro reato, oggetto di una precedente sentenza di condanna divenuta irrevocabile. La Corte territoriale, tuttavia, aveva respinto tale richiesta, considerandola come una deduzione del tutto nuova e non formalizzata nei motivi di appello originari.

L’imputata, tramite il proprio difensore, ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo la tesi difensiva, la Corte d’Appello avrebbe errato a non considerare la richiesta e, in subordine, avrebbe dovuto disporre d’ufficio una rinnovazione dell’istruttoria per approfondire la questione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione dei giudici d’appello. I magistrati hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato, tracciando una netta linea di demarcazione procedurale per la richiesta di applicazione della continuazione tra reati.

La Corte ha precisato che la correttezza procedurale dipende dal momento in cui la sentenza relativa all’altro reato è divenuta definitiva. Nel caso di specie, la sentenza era diventata irrevocabile quasi un anno e mezzo prima della pronuncia di primo grado. Di conseguenza, la difesa avrebbe avuto tutto il tempo e il modo per formulare la richiesta nei motivi di appello principali.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della pronuncia risiede nella spiegazione delle regole procedurali che governano l’effetto devolutivo dell’appello e gli strumenti a disposizione della difesa.

Tempistica e Strumenti Processuali Corretti

La Cassazione ha chiarito che se la sentenza per il reato ‘satellite’ diventa irrevocabile prima della sentenza di primo grado (o comunque prima della scadenza dei termini per l’appello), la richiesta di continuazione deve essere necessariamente inserita nell’atto di impugnazione principale. Introdurla per la prima volta solo nelle conclusioni finali è tardivo e proceduralmente scorretto.

Diversamente, se la sentenza per l’altro reato diventa irrevocabile dopo la scadenza dei termini per l’appello, la difesa può legittimamente presentare la richiesta tramite lo strumento dei ‘motivi nuovi’, come previsto dall’art. 585, comma 4, c.p.p.

Il Rigetto della Rinnovazione Istruttoria

La Corte ha inoltre spiegato perché non sussistevano i presupposti per una rinnovazione istruttoria d’ufficio ai sensi dell’art. 603, comma 3, c.p.p. Tale potere è eccezionale e può essere esercitato solo quando il giudice lo ritenga assolutamente indispensabile ai fini della decisione. Nel caso in esame, il rigetto non era basato su una carenza di prove sul ‘medesimo disegno criminoso’, ma su una preclusione di natura puramente processuale. La richiesta era stata avanzata in modo irrituale e, pertanto, non vi era alcuna necessità di approfondimento istruttorio.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel processo penale, la forma è sostanza. La corretta gestione delle tempistiche e degli strumenti procedurali è essenziale per la tutela dei diritti dell’imputato. Una richiesta di continuazione tra reati, sebbene potenzialmente fondata nel merito, può essere respinta se non viene avanzata secondo le regole.

L’implicazione pratica è chiara: la difesa deve agire con tempestività, formalizzando ogni richiesta pertinente nei motivi di appello. Tuttavia, la Corte lascia aperta una porta importante: il rigetto per motivi procedurali non preclude la possibilità di riproporre la medesima istanza in sede esecutiva, ai sensi dell’art. 671 c.p.p. Questo significa che, pur avendo perso un’occasione nel giudizio di cognizione, l’imputata avrà ancora la possibilità di ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione davanti al giudice dell’esecuzione.

È possibile chiedere l’applicazione della continuazione tra reati per la prima volta nelle conclusioni del processo d’appello?
No, la Cassazione ha chiarito che se la sentenza per il reato da unificare era già irrevocabile prima della pronuncia di primo grado, la richiesta deve essere formalizzata nei motivi di appello e non può essere introdotta tardivamente nelle sole conclusioni scritte.

Se la richiesta di continuazione viene respinta in appello per motivi procedurali, si perde il diritto a richiederla?
No. La sentenza specifica che la questione può essere riproposta in sede esecutiva ai sensi dell’art. 671 del codice di procedura penale, poiché il rigetto è avvenuto per ragioni di rito e non ha esaminato il merito della richiesta.

In quali casi la richiesta di continuazione può essere presentata con i ‘motivi nuovi’ di appello?
È possibile presentare la richiesta con i motivi nuovi quando la sentenza per l’altro reato è diventata irrevocabile solo dopo la scadenza del termine per proporre l’appello principale. Questo strumento consente di introdurre nel processo una circostanza giuridicamente rilevante sopravvenuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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