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Continuazione tra reati: quando non è riconosciuta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati per diverse condanne. La richiesta è stata respinta a causa dell’eterogeneità dei crimini commessi (rapina, lesioni, furto) e dell’ampio arco temporale in cui sono avvenuti. I giudici hanno sottolineato che una mera reiterazione di condotte illecite, espressione di uno stile di vita criminale, non è sufficiente a integrare il requisito del disegno criminoso unico necessario per la continuazione.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Differenza tra Disegno Criminoso e Stile di Vita

L’istituto della continuazione tra reati, previsto dall’articolo 671 del codice di procedura penale, rappresenta un’importante applicazione del principio del favor rei, consentendo di unificare diverse condanne sotto un’unica pena più mite. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini precisi di questo beneficio, distinguendo nettamente tra un ‘disegno criminoso unico’ e un semplice ‘stile di vita improntato al crimine’.

I fatti del caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un individuo condannato con diverse sentenze definitive. L’interessato aveva richiesto alla Corte d’Appello di applicare la disciplina della continuazione, sostenendo che tutti i reati commessi fossero parte di un unico progetto criminale. La Corte d’Appello aveva però respinto la richiesta, spingendo il condannato a rivolgersi alla Cassazione.

La decisione della Cassazione e la continuazione tra reati

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 9 maggio 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha ritenuto che non sussistessero i presupposti per riconoscere la continuazione tra reati, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni: perché è stata negata la continuazione tra reati?

Le ragioni alla base della decisione sono cruciali per comprendere i limiti dell’istituto. I giudici hanno evidenziato due elementi fondamentali che ostacolavano il riconoscimento del disegno criminoso unico.

Eterogeneità dei reati commessi

Il primo ostacolo era la natura profondamente diversa dei reati giudicati: si andava dalla rapina alle lesioni personali, dalla resistenza a pubblico ufficiale al furto, fino al danneggiamento e alla minaccia. Secondo la Corte, questa diversità rendeva difficile ricondurre tutte le azioni a una programmazione unitaria e preordinata.

L’ampio arco temporale

Il secondo elemento determinante è stato l’ampio periodo di tempo in cui i reati erano stati commessi, ovvero tra la fine del 2014 e l’inizio del 2018. Un lasso temporale così esteso, unito alla varietà dei crimini, è stato considerato incompatibile con l’idea di un’originaria e unitaria progettazione criminale.

La distinzione fondamentale: Disegno criminoso vs. programma di vita criminale

La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio chiave: la reiterazione di condotte illecite non equivale automaticamente a un disegno criminoso unico. Un conto è pianificare in anticipo una serie di reati specifici, un altro è adottare un ‘programma di vita’ orientato al crimine. Quest’ultima condizione, sebbene socialmente allarmante, trova risposta in altri istituti giuridici come la recidiva, l’abitualità o la professionalità nel reato, che hanno finalità repressive e non di favore come la continuazione.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: per ottenere il beneficio della continuazione tra reati, non è sufficiente dimostrare di aver commesso più illeciti nel tempo. È necessario provare, in modo rigoroso, che tutti i crimini fossero stati concepiti e pianificati come parte di un unico progetto fin dall’inizio. La semplice propensione a delinquere o la commissione seriale di reati diversi non basta a integrare i requisiti di legge, lasciando che ogni condanna segua il suo corso autonomo.

Quando può essere riconosciuta la continuazione tra reati?
La continuazione può essere riconosciuta solo quando più reati sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, ovvero un piano unitario e preordinato che li prevedeva tutti fin dall’inizio.

Perché la Corte ha negato la continuazione in questo caso specifico?
La Corte l’ha negata a causa dell’eterogeneità dei reati commessi (rapina, lesioni, furto, resistenza, ecc.) e dell’ampio arco temporale (dal 2014 al 2018), elementi che rendevano inverosimile l’esistenza di un’unica programmazione criminale iniziale.

La semplice ripetizione di reati nel tempo è sufficiente per ottenere il riconoscimento della continuazione?
No. La Corte ha chiarito che la mera reiterazione di condotte illecite, che può indicare uno stile di vita orientato al crimine, non è sufficiente. Essa è sanzionata da istituti diversi (come la recidiva), mentre la continuazione richiede la prova di un progetto criminoso specifico e unitario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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