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Continuazione tra reati: quando il tempo la esclude

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34729/2024, ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati commessi in un arco di dieci anni. La Corte ha stabilito che un notevole distacco temporale tra i fatti, pur non essendo un ostacolo assoluto, costituisce un forte indizio negativo contro l’esistenza di un medesimo disegno criminoso, prevalendo sull’omogeneità dei reati.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: La Cassazione Sottolinea il Peso del Fattore Tempo

L’istituto della continuazione tra reati, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un cardine del sistema sanzionatorio, consentendo di unificare sotto un’unica pena più violazioni di legge commesse in esecuzione di un ‘medesimo disegno criminoso’. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 34729/2024) offre un importante chiarimento sui limiti di applicazione di tale istituto, ponendo l’accento sul rilievo del distacco temporale tra le condotte illecite.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato per una serie di reati commessi in un arco temporale di circa dieci anni. Nello specifico, le condanne includevano un reato di false attestazioni a un pubblico ufficiale commesso in tre diverse occasioni nel 2011 e quattro distinti episodi di spaccio di lieve entità, avvenuti tra il 2013 e il 2021.

L’interessato, tramite il suo difensore, aveva chiesto al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Torino di riconoscere il vincolo della continuazione tra tutti questi reati. La richiesta si basava sull’idea che le azioni, sebbene distanti nel tempo, fossero frutto di un’unica programmazione volta a procurarsi i mezzi di sussistenza. Tuttavia, il Tribunale aveva rigettato l’istanza, evidenziando come l’ampio lasso temporale fosse sintomatico più di un’abitualità criminosa che di un singolo e unitario progetto delittuoso.

La Decisione della Corte sulla continuazione tra reati

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del giudice di merito, dichiarando il ricorso infondato. Gli Ermellini hanno ribadito i principi consolidati in materia, chiarendo che il fattore tempo, sebbene non sia un ostacolo assoluto, assume un peso determinante nella valutazione della sussistenza del medesimo disegno criminoso.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato le sue motivazioni su alcuni punti fondamentali:

1. Distinzione tra Disegno Criminoso e Abitualità Criminosa: Viene sottolineato che il ‘medesimo disegno criminoso’ postula una rappresentazione e deliberazione unitaria, antecedente alla commissione del primo reato, di una serie di condotte illecite. Questo concetto si distingue nettamente da un generico ‘programma di vita delinquenziale’ o da un’abitualità a delinquere, che si manifesta in reati occasionali, anche se della stessa natura.

2. Valore degli Indicatori: Il riconoscimento della continuazione richiede un’analisi approfondita di vari indicatori concreti: l’omogeneità delle violazioni, la contiguità spaziale e temporale, le modalità della condotta, le causali e le abitudini di vita. Nessun singolo indicatore è di per sé decisivo.

3. Il Peso del Fattore Temporale: La sentenza chiarisce in modo inequivocabile che l’inciso ‘anche in tempi diversi’ presente nell’art. 81 c.p. non significa che il tempo sia irrilevante. Al contrario, se una vicinanza temporale non è prova sufficiente, una ‘notevole distanza di tempo’ costituisce un forte indizio negativo. La Corte afferma che la possibilità di ravvisare la continuazione ‘si riduce fino ad annullarsi in proporzione inversa all’aumento del distacco temporale tra i singoli episodi criminosi’. Nel caso di specie, un arco di dieci anni è stato considerato un elemento di spiccato rilievo per escludere un’unica programmazione iniziale.

4. Onere della Prova: La Corte ha inoltre evidenziato come il ricorrente non avesse fornito elementi specifici per dimostrare un legame programmatico tra i diversi gruppi di reati, limitandosi a un generico riferimento alla ‘contingente situazione di vita’. La sola omogeneità dei delitti in materia di stupefacenti non è stata ritenuta sufficiente a superare il pesante indizio contrario rappresentato dal lungo intervallo di tempo.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in tema di continuazione tra reati. Essa serve da monito per la difesa: per ottenere il riconoscimento di questo beneficio, non basta invocare la somiglianza dei reati o una generica condizione di bisogno. È necessario fornire prove concrete di una programmazione unitaria e originaria, specialmente quando i fatti sono separati da un significativo lasso di tempo. La decisione riafferma che il tempo, pur non essendo un limite normativo assoluto, agisce come un potente filtro logico nella distinzione tra un progetto criminale unitario e una semplice, reiterata scelta delinquenziale.

Un lungo periodo di tempo tra un reato e l’altro esclude sempre la continuazione tra reati?
No, non la esclude automaticamente, ma secondo la Corte costituisce un ‘indizio negativo’ molto forte. La possibilità di riconoscere la continuazione si riduce progressivamente all’aumentare del distacco temporale tra i reati.

Cosa si intende per ‘medesimo disegno criminoso’ ai fini della continuazione?
Si intende una programmazione unitaria di una serie di reati, deliberata prima della commissione del primo di essi. Non va confuso con una generica propensione a delinquere o con uno stile di vita criminale.

L’omogeneità dei reati è sufficiente per ottenere il riconoscimento della continuazione?
No, da sola non è sufficiente. È uno degli indicatori da valutare, ma nel caso di specie, il notevole lasso temporale (dieci anni) è stato ritenuto un elemento di spiccato rilievo che ha prevalso sull’omogeneità dei reati, portando ad escludere la continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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