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Continuazione tra reati: quando è esclusa dalla Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. La Suprema Corte ha confermato la decisione del Tribunale, sottolineando che l’assenza di un disegno criminoso unitario, desumibile dalla distanza temporale, dalla diversa natura e dalle modalità esecutive dei reati, osta all’applicazione dell’istituto di favore previsto dall’art. 81 c.p. I reati sono stati considerati espressione di risoluzioni criminose autonome e non di un unico programma.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Quando un Unico Disegno Criminoso Non Sussiste

L’istituto della continuazione tra reati, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un importante strumento per mitigare il trattamento sanzionatorio quando più crimini sono legati da un unico disegno. Tuttavia, il suo riconoscimento non è automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 588/2024) chiarisce i criteri per escludere tale beneficio, sottolineando l’importanza di una prova concreta di un programma criminoso unitario e preordinato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso l’ordinanza del Tribunale di Bologna. Quest’ultimo aveva negato l’applicazione della continuazione tra reati diversi, commessi in momenti differenti. Il ricorrente sosteneva che i vari illeciti fossero parte di un medesimo disegno criminoso, chiedendo quindi una rideterminazione della pena complessiva in un’ottica più favorevole.

La Decisione della Corte sulla Continuazione tra Reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno pienamente condiviso la valutazione del giudice precedente, ritenendo che mancassero gli elementi essenziali per poter configurare l’istituto della continuazione. Il ricorso, secondo la Corte, si limitava a proporre una lettura alternativa degli elementi già valutati, senza evidenziare vizi logici o giuridici nella decisione impugnata.

Le Motivazioni della Cassazione

La motivazione della Suprema Corte è centrale per comprendere i limiti applicativi della continuazione tra reati. I giudici hanno evidenziato diversi fattori ostativi al suo riconoscimento:

1. Assenza di un Programma Unitario: Il punto cruciale è stata la mancanza di prove che dimostrassero che l’imputato avesse pianificato, sin dalla commissione del primo reato, anche i successivi. La continuazione richiede una visione d’insieme e una programmazione iniziale, anche solo nelle sue linee generali, che qui era del tutto assente.
2. Distanza Temporale: L’arco di tempo intercorso tra i vari reati è stato considerato un indicatore della loro autonomia. Una notevole distanza temporale può suggerire che ogni crimine sia frutto di una nuova e autonoma deliberazione, piuttosto che l’attuazione di un piano preesistente.
3. Diversità dei Reati e delle Modalità Esecutive: La Corte ha notato come i reati avessero una natura parzialmente diversa e fossero stati commessi con modalità esecutive differenti. Anche questo elemento è stato interpretato come un segnale della mancanza di un filo conduttore unico.

Secondo la Cassazione, i reati commessi apparivano, plausibilmente, come il risultato di “autonome risoluzioni criminose” e l’espressione di una “pervicace volontà criminale”. Tale condotta, frammentata in decisioni delinquenziali distinte, non è meritevole dell’applicazione di un istituto di favore come la continuazione, pensato per chi agisce nell’ambito di un unico impulso programmatico.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato: la continuazione tra reati non può essere presunta dalla semplice successione di più illeciti, anche se commessi dalla stessa persona. È onere di chi la invoca fornire elementi concreti che dimostrino l’esistenza di un disegno criminoso unico e concepito prima dell’inizio dell’azione. In assenza di tale prova, e in presenza di indicatori contrari come la distanza temporale o la diversità dei crimini, i giudici considereranno ogni reato come un episodio a sé stante, con le conseguenti implicazioni sul calcolo della pena. La decisione sottolinea la rigorosa valutazione richiesta per accedere a questo beneficio, escludendolo nei casi in cui la condotta criminale appare come una serie di scelte indipendenti piuttosto che l’esecuzione di un piano unitario.

Quando può essere negata la continuazione tra reati?
La continuazione può essere negata quando mancano prove di un unico disegno criminoso che leghi i vari reati. Elementi come una significativa distanza temporale, la diversa natura dei crimini e le differenti modalità di esecuzione possono indicare che i reati derivano da decisioni autonome e non da un piano unitario.

Cosa si intende per ‘disegno criminoso unitario’?
Per ‘disegno criminoso unitario’ si intende un programma delinquenziale ideato da una persona prima di commettere il primo reato, che preveda la realizzazione di più crimini come parte di un unico piano. Non è sufficiente la semplice ripetizione di atti illeciti.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, non viene esaminato nel merito. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in assenza di elementi che escludano una sua colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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