Continuazione tra Reati: Quando un Unico Disegno Criminoso Non Sussiste
L’istituto della continuazione tra reati, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un importante strumento per mitigare il trattamento sanzionatorio quando più crimini sono legati da un unico disegno. Tuttavia, il suo riconoscimento non è automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 588/2024) chiarisce i criteri per escludere tale beneficio, sottolineando l’importanza di una prova concreta di un programma criminoso unitario e preordinato.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso l’ordinanza del Tribunale di Bologna. Quest’ultimo aveva negato l’applicazione della continuazione tra reati diversi, commessi in momenti differenti. Il ricorrente sosteneva che i vari illeciti fossero parte di un medesimo disegno criminoso, chiedendo quindi una rideterminazione della pena complessiva in un’ottica più favorevole.
La Decisione della Corte sulla Continuazione tra Reati
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno pienamente condiviso la valutazione del giudice precedente, ritenendo che mancassero gli elementi essenziali per poter configurare l’istituto della continuazione. Il ricorso, secondo la Corte, si limitava a proporre una lettura alternativa degli elementi già valutati, senza evidenziare vizi logici o giuridici nella decisione impugnata.
Le Motivazioni della Cassazione
La motivazione della Suprema Corte è centrale per comprendere i limiti applicativi della continuazione tra reati. I giudici hanno evidenziato diversi fattori ostativi al suo riconoscimento:
1. Assenza di un Programma Unitario: Il punto cruciale è stata la mancanza di prove che dimostrassero che l’imputato avesse pianificato, sin dalla commissione del primo reato, anche i successivi. La continuazione richiede una visione d’insieme e una programmazione iniziale, anche solo nelle sue linee generali, che qui era del tutto assente.
2. Distanza Temporale: L’arco di tempo intercorso tra i vari reati è stato considerato un indicatore della loro autonomia. Una notevole distanza temporale può suggerire che ogni crimine sia frutto di una nuova e autonoma deliberazione, piuttosto che l’attuazione di un piano preesistente.
3. Diversità dei Reati e delle Modalità Esecutive: La Corte ha notato come i reati avessero una natura parzialmente diversa e fossero stati commessi con modalità esecutive differenti. Anche questo elemento è stato interpretato come un segnale della mancanza di un filo conduttore unico.
Secondo la Cassazione, i reati commessi apparivano, plausibilmente, come il risultato di “autonome risoluzioni criminose” e l’espressione di una “pervicace volontà criminale”. Tale condotta, frammentata in decisioni delinquenziali distinte, non è meritevole dell’applicazione di un istituto di favore come la continuazione, pensato per chi agisce nell’ambito di un unico impulso programmatico.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato: la continuazione tra reati non può essere presunta dalla semplice successione di più illeciti, anche se commessi dalla stessa persona. È onere di chi la invoca fornire elementi concreti che dimostrino l’esistenza di un disegno criminoso unico e concepito prima dell’inizio dell’azione. In assenza di tale prova, e in presenza di indicatori contrari come la distanza temporale o la diversità dei crimini, i giudici considereranno ogni reato come un episodio a sé stante, con le conseguenti implicazioni sul calcolo della pena. La decisione sottolinea la rigorosa valutazione richiesta per accedere a questo beneficio, escludendolo nei casi in cui la condotta criminale appare come una serie di scelte indipendenti piuttosto che l’esecuzione di un piano unitario.
Quando può essere negata la continuazione tra reati?
La continuazione può essere negata quando mancano prove di un unico disegno criminoso che leghi i vari reati. Elementi come una significativa distanza temporale, la diversa natura dei crimini e le differenti modalità di esecuzione possono indicare che i reati derivano da decisioni autonome e non da un piano unitario.
Cosa si intende per ‘disegno criminoso unitario’?
Per ‘disegno criminoso unitario’ si intende un programma delinquenziale ideato da una persona prima di commettere il primo reato, che preveda la realizzazione di più crimini come parte di un unico piano. Non è sufficiente la semplice ripetizione di atti illeciti.
Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, non viene esaminato nel merito. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in assenza di elementi che escludano una sua colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 588 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 588 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 07/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a AVEZZANO il 18/10/1965
avverso l’ordinanza del 20/07/2023 del TRIBUNALE di BOLOGNA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e la ordinanza impugnata.
Rilevato che il ricorso è manifestamente infondato;
Considerato, infatti, che il provvedimento impugnato, in puntuale applicazione dei principi in materia di continuazione come declinati dalla giurisprudenza di legittimità, ineccepibilmente osservato che osta al riconoscimento della continuazione tra i reati indicati nell’istanza, con rilievo decisivo, l’assenza di circostanze da cui desumere ch NOME COGNOME sin dalla consumazione del primo reato oggetto della sua istanza, avesse programmato, sia pure nelle linee generali richieste dall’art. 81, secondo comma, cod. pen., anche quelli successivi, tenuto conto della distanza temporale tra essi, dell loro parziale diversa natura e delle diverse modalità esecutive. In tale contesto i re commessi sembrano, plausibilmente, riconducibili ad autonome risoluzioni criminose ed espressione di una pervicace volontà criminale non meritevole dell’applicazione di istitut di favore;
Rilevato, altresì, che le censure del ricorrente, oltre ad essere generiche, sollecitano una lettura alternativa del compendio probatorio tratto dalle sentenze in esecuzione da sovrapporre a quella, non manifestamente illogica, del giudice a quo ;
Ritenuto che deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, a versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 7 dicembre 2023.