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Continuazione tra reati: quando è esclusa dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della continuazione tra reati di furto e resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che la continuazione tra reati richiede un’unica programmazione criminosa originaria, che non può essere confusa con una mera inclinazione a delinquere. La distanza temporale e geografica tra i reati e le modalità occasionali delle condotte sono stati elementi decisivi per escludere l’esistenza di un medesimo disegno criminoso.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’istituto della continuazione tra reati rappresenta un concetto fondamentale nel diritto penale, consentendo di mitigare il trattamento sanzionatorio quando più crimini sono legati da un unico disegno. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri distintivi tra un piano criminoso unitario e una semplice tendenza a delinquere, sottolineando come la distanza temporale, geografica e le motivazioni occasionali possano escludere questo beneficio.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un imputato contro un’ordinanza del Tribunale di Pavia. Quest’ultimo aveva negato l’applicazione della continuazione tra reati giudicati con tre sentenze diverse, relativi a furto (art. 624 c.p.) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), commessi in un arco temporale di circa due anni (tra il 2021 e il 2023) e in diverse località.

Il Tribunale aveva motivato il diniego sostenendo che i reati fossero disomogenei, consumati in contesti spazio-temporali differenti e non riconducibili a un medesimo disegno criminoso. Secondo i giudici di merito, le condotte erano piuttosto il frutto di fattori occasionali ed estemporanei, sintomatici di uno “stile di vita delinquenziale” piuttosto che di una programmazione unitaria.

Il ricorrente, invece, lamentava un vizio di motivazione, insistendo sull’omogeneità dei beni giuridici tutelati, sulla vicinanza temporale (almeno per alcuni episodi) e sull’analogia delle modalità esecutive, caratterizzate da reazioni all’intervento delle forze dell’ordine. A suo dire, la distanza tra i luoghi dei reati era irrilevante, data la sua condizione di soggetto nomade abituato a spostarsi sul territorio.

La questione giuridica: i limiti della continuazione tra reati

Il fulcro della questione giuridica risiede nella corretta interpretazione del presupposto del “medesimo disegno criminoso”. La legge prevede un trattamento di favore per chi delinque seguendo un piano unitario, distinguendolo da chi commette reati in modo slegato e occasionale. La sfida per i giudici è tracciare una linea di demarcazione chiara tra una programmazione originaria, seppur generica, e una mera inclinazione a ripetere condotte illecite quando se ne presenta l’opportunità.

L’ordinanza in esame si concentra proprio su questo aspetto, valutando se la serialità di reati simili sia sufficiente a dimostrare l’esistenza di un unico progetto criminoso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando in toto la decisione del Tribunale di Pavia. I giudici supremi hanno ribadito che l’ordinanza impugnata ha correttamente distinto la continuazione tra reati, intesa come “programmazione unitaria e originaria”, dalla “mera inclinazione a reiterare nel tempo delle condotte di reato”.

Secondo la Corte, diversi elementi fattuali impedivano di riconoscere un unico disegno criminoso:
1. Distanza Temporale e Geografica: I reati erano stati commessi a distanza di oltre due mesi l’uno dall’altro, in province e località molto distanti tra loro.
2. Modalità e Motivazioni Diverse: Le condotte erano state decise in modo occasionale, come reazione a imprevisti controlli delle forze dell’ordine. Non erano, quindi, parte di un piano preordinato.
3. Incredibilità del Piano Unitario: La Corte ha ritenuto “incredibile” che l’imputato, nel commettere un primo atto di resistenza a pubblico ufficiale durante un furto, avesse già programmato di compiere una futura condotta analoga, come quella di sfuggire in auto a un occasionale posto di blocco.

La motivazione del provvedimento impugnato è stata giudicata completa, logica e priva di contraddizioni, respingendo così la tesi difensiva del vizio di motivazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: per ottenere il riconoscimento della continuazione tra reati, non è sufficiente dimostrare di aver commesso crimini della stessa natura o con modalità simili. È indispensabile provare l’esistenza di un’unica risoluzione criminosa, sorta prima della commissione del primo reato, che abbia funzionato come matrice comune per tutte le condotte successive.

La decisione chiarisce che una tendenza a delinquere o uno stile di vita che porta a reagire illegalmente a situazioni simili (come un controllo di polizia) non integra di per sé il “medesimo disegno criminoso”. La valutazione del giudice deve basarsi su elementi concreti come la prossimità temporale, la connessione logica e la riconducibilità a un progetto unitario, escludendo tutte quelle condotte che appaiono come il frutto di decisioni estemporanee e occasionali.

Cos’è il medesimo disegno criminoso necessario per la continuazione tra reati?
È una programmazione unitaria e originaria dei vari reati, decisa prima della commissione del primo illecito, che non va confusa con una semplice inclinazione a commettere reati analoghi nel tempo.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso la continuazione nel caso specifico?
La Corte l’ha esclusa perché i reati erano stati commessi in tempi e luoghi distanti tra loro (oltre due mesi e in province diverse), con modalità e motivazioni diverse, e apparivano come reazioni occasionali a controlli di polizia non preventivati, rendendo incredibile l’esistenza di un piano unitario preesistente.

Commettere più volte reati simili è sufficiente per ottenere il riconoscimento della continuazione?
No, secondo la Corte non è sufficiente. La semplice reiterazione di condotte di reato, anche analoghe, non dimostra automaticamente l’esistenza di un disegno criminoso unico, che deve invece essere provato sulla base di elementi concreti che leghino le diverse azioni a un’unica programmazione iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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