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Continuazione tra reati: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata che chiedeva l’applicazione della continuazione tra reati per due condanne. La Corte ha confermato la decisione del giudice di merito, il quale aveva escluso l’unicità del disegno criminoso data la commissione dei reati in contesti e momenti temporali diversi (uno lavorativo e uno personale), ritenendoli frutto di decisioni estemporanee.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Unico Disegno Criminoso

L’istituto della continuazione tra reati rappresenta un importante strumento di mitigazione della pena, ma la sua applicazione è subordinata a requisiti precisi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito che la semplice omogeneità dei reati o la loro vicinanza temporale non sono sufficienti a dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso, specialmente quando le condotte si collocano in contesti di vita profondamente diversi. Analizziamo insieme questa pronuncia per capire meglio i confini di tale disciplina.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da una donna contro la decisione del Tribunale di Milano, in funzione di giudice dell’esecuzione. L’interessata aveva ricevuto due condanne definitive per reati contro il patrimonio e aveva richiesto che le fosse applicata la disciplina della continuazione tra reati. Tale richiesta mirava a unificare le pene sotto un unico vincolo, ottenendo così un trattamento sanzionatorio più favorevole. Il Tribunale, tuttavia, aveva respinto l’istanza, ritenendo che tra le due vicende delittuose mancasse il presupposto fondamentale: l’unicità del disegno criminoso.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione e il Ricorso

Il giudice dell’esecuzione aveva fondato il suo rigetto sulla netta eterogeneità dei contesti in cui i reati erano stati commessi. La prima serie di illeciti si era verificata in ambito lavorativo, in un arco temporale compreso tra il 2013 e luglio 2014. La seconda, invece, aveva avuto luogo in un contesto puramente personale, dall’autunno del 2014 al maggio del 2019. Secondo il Tribunale, questa diversità indicava che le violazioni non erano parte di un piano unitario, ma piuttosto espressione di decisioni criminose estemporanee, sintomo di una generica propensione a delinquere per profitto.

La ricorrente, di contro, ha impugnato l’ordinanza sostenendo che il giudice avesse erroneamente valutato la situazione, senza considerare l’omogeneità del bene giuridico leso e il ravvicinato intervallo temporale tra le condotte, elementi che a suo dire provavano un’unitaria ideazione.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando la Continuazione tra Reati Va Esclusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza del ragionamento del giudice di merito. Gli Ermellini hanno innanzitutto ricordato un principio consolidato: l’accertamento dell’unicità del disegno criminoso è una questione di fatto, la cui valutazione è rimessa al giudice di merito. In sede di legittimità, la Cassazione può intervenire solo se la motivazione della decisione impugnata è assente, manifestamente illogica o contraddittoria.

Nel caso specifico, la motivazione del Tribunale è stata giudicata pienamente logica e coerente. La distinzione tra il contesto lavorativo e quello personale, unita alla diversa collocazione temporale dei fatti, è un elemento sufficiente a escludere che i reati fossero stati programmati sin dall’inizio come parte di un unico progetto. La Corte ha sottolineato che le diverse violazioni apparivano come il frutto di decisioni criminose separate e spontanee, non riconducibili a una strategia unitaria. Pertanto, il ricorso è stato qualificato come un tentativo non consentito di ottenere una nuova valutazione dei fatti, estranea alle competenze della Corte di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione in esame offre importanti spunti pratici. Per ottenere l’applicazione della continuazione tra reati, non basta dimostrare che i crimini sono simili o commessi a breve distanza di tempo. È necessario fornire elementi concreti che provino l’esistenza di un piano originario e unitario. La diversità dei contesti di vita (ad esempio, professionale vs. personale) in cui i reati vengono perpetrati può costituire un forte indizio contrario all’esistenza di un medesimo disegno criminoso. Questa ordinanza rafforza la discrezionalità del giudice di merito nell’effettuare tale complessa valutazione, limitando il sindacato della Cassazione ai soli vizi di logicità della motivazione.

Quando può essere esclusa la continuazione tra reati?
La continuazione può essere esclusa quando manca il requisito dell’unicità del disegno criminoso. Secondo la Corte, se i reati sono commessi in contesti (es. lavorativo e personale) e periodi di tempo sensibilmente diversi, possono essere considerati frutto di decisioni estemporanee anziché di un unico piano preordinato.

L’accertamento dell’unicità del disegno criminoso può essere riesaminato in Cassazione?
No, l’accertamento dell’esistenza di un unico disegno criminoso è una questione di fatto la cui valutazione spetta al giudice di merito. La Corte di Cassazione può sindacare tale valutazione solo se la motivazione è assente, manifestamente illogica o contraddittoria, ma non può riesaminare i fatti.

Quali elementi ha considerato il giudice per negare la continuazione in questo caso?
Il giudice ha considerato l’eterogeneità delle due vicende criminali: la prima avvenuta in ambito lavorativo (dal 2013 a luglio 2014) e la seconda in ambito personale (dall’autunno 2014 a maggio 2019). Questa diversità di contesti e la separazione temporale hanno portato a concludere per l’assenza di un’unitaria ideazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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