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Continuazione tra reati: nuovo esame se cambia il petitum

La Corte di Cassazione ha stabilito che una nuova istanza per il riconoscimento della continuazione tra reati deve essere esaminata nel merito qualora abbia un oggetto (petitum) più ampio rispetto a una precedente richiesta già rigettata. Il principio di preclusione non si applica se la nuova domanda riguarda condotte delittuose diverse o un lasso di tempo più esteso, legittimando un nuovo giudizio in sede esecutiva. La Corte ha annullato l’ordinanza di inammissibilità, rinviando al Tribunale per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Preclusione

L’istituto della continuazione tra reati, disciplinato dall’articolo 671 del codice di procedura penale, rappresenta un cardine del nostro sistema sanzionatorio, consentendo di unificare sotto un unico disegno criminoso più condotte illecite per ottenere una pena complessiva più favorevole. Ma cosa accade se una prima richiesta viene respinta? È possibile riproporla? Con la sentenza n. 4885 del 2024, la Corte di Cassazione offre un importante chiarimento: una nuova istanza è ammissibile se il suo oggetto, il cosiddetto petitum, è diverso e più ampio di quello precedente.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato per una serie di gravi reati, tra cui associazione di tipo mafioso, omicidio ed estorsione, si rivolgeva al giudice dell’esecuzione del Tribunale di Parma chiedendo l’applicazione della disciplina della continuazione tra reati. La sua istanza, tuttavia, veniva dichiarata inammissibile.

Il motivo della decisione risiedeva nel fatto che una precedente richiesta, avente un oggetto simile, era già stata rigettata in passato, e tale decisione era divenuta definitiva. Il giudice dell’esecuzione riteneva quindi che la nuova domanda fosse preclusa dal giudicato precedente.

Il condannato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo due motivi principali:
1. Il giudice non aveva considerato i nuovi elementi probatori presentati a sostegno del medesimo disegno criminoso.
2. La nuova istanza era in realtà più ampia della precedente, poiché riguardava un arco temporale e un numero di reati maggiore, configurando quindi un petitum diverso che non poteva essere considerato precluso.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Tema della Continuazione tra Reati

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di inammissibilità e rinviando il caso al Tribunale di Parma per un nuovo esame nel merito. Il fulcro della decisione si concentra sul concetto di petitum e sui limiti della preclusione processuale.

I giudici di legittimità hanno ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo all’errata applicazione delle norme procedurali. La Corte ha evidenziato come l’ordinanza del precedente giudice dell’esecuzione riguardasse condotte delittuose poste in essere fino al 1994. Al contrario, la nuova istanza presentata dal ricorrente abbracciava un periodo temporale molto più esteso e includeva reati commessi fino al 2014.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che il petitum della nuova istanza era oggettivamente diverso da quello precedente. Quando un ricorrente amplia l’oggetto della sua domanda, includendo reati e periodi temporali non coperti dalla decisione precedente, il giudice dell’esecuzione non può semplicemente dichiarare l’inammissibilità sulla base della preclusione. Al contrario, ha l’obbligo di valutare nel merito la fondatezza della nuova e più ampia richiesta.

In sostanza, la preclusione opera solo quando si ripropone la stessa identica questione già decisa. Se la domanda viene modificata nei suoi elementi costitutivi – in questo caso, l’insieme dei reati per i quali si chiede il riconoscimento della continuazione tra reati – si configura una nuova questione giuridica che merita un’autonoma valutazione. Il giudice dell’esecuzione, pertanto, aveva errato nel non procedere a un esame di merito della richiesta, violando il diritto del condannato a una piena valutazione giurisdizionale.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio di garanzia fondamentale nella fase esecutiva della pena. Stabilisce chiaramente che il rigetto di un’istanza di applicazione della continuazione tra reati non preclude in modo assoluto la possibilità di riproporla. Se il condannato è in grado di presentare una nuova domanda basata su un perimetro di reati più ampio o su elementi diversi, ha diritto a un nuovo giudizio. Questa decisione impedisce che errori o incompletezze in una prima istanza possano cristallizzarsi in un pregiudizio definitivo, assicurando che la determinazione della pena risponda sempre ai principi di giustizia e proporzionalità.

È possibile presentare una nuova istanza per la continuazione tra reati se una precedente è stata rigettata?
Sì, è possibile a condizione che la nuova istanza abbia un oggetto (petitum) diverso e più ampio rispetto a quella precedentemente respinta. Ad esempio, se riguarda un maggior numero di reati o un arco temporale più esteso.

Cosa si intende per ‘petitum’ diverso in un’istanza di continuazione?
Significa che la nuova richiesta si riferisce a un insieme di condotte criminali differente da quello già esaminato dal giudice. Se la prima istanza riguardava reati commessi fino al 1994 e la nuova include reati commessi fino al 2014, il petitum è considerato diverso.

Cosa succede se un giudice dichiara inammissibile una nuova istanza di continuazione ritenendola preclusa da una decisione precedente?
Se la nuova istanza ha un petitum oggettivamente diverso, la decisione di inammissibilità è illegittima. La Corte di Cassazione può annullare tale provvedimento e ordinare al giudice dell’esecuzione di procedere a un nuovo esame nel merito della richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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