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Continuazione tra reati: no se sono estemporanei

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati di evasione. La Corte ha stabilito che la mera ripetizione di illeciti dello stesso tipo, se commessi in modo estemporaneo e non come parte di un unico programma criminoso preordinato, non è sufficiente per applicare il più favorevole trattamento sanzionatorio previsto dalla disciplina della continuazione tra reati.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Quando la Cassazione Nega il Beneficio

L’istituto della continuazione tra reati, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un cardine del nostro sistema sanzionatorio, offrendo un trattamento più favorevole a chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, i requisiti per la sua applicazione sono rigorosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questi principi, negando il beneficio nel caso di ripetuti reati di evasione, ritenuti frutto di decisioni estemporanee piuttosto che di un piano unitario. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato in via definitiva per diversi reati, tra cui due episodi di evasione commessi in un arco temporale di circa tre anni, presentava un’istanza al Tribunale competente in fase esecutiva. L’obiettivo era ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati giudicati, al fine di rideterminare la pena complessiva in modo più favorevole.

Il Tribunale rigettava la richiesta, sottolineando l’eterogeneità dei comportamenti e l’ampiezza del periodo in cui erano stati commessi. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che il giudice di merito non avesse adeguatamente considerato l’omogeneità dei reati (entrambi di evasione) e la correlazione tra di essi, omettendo un’analisi approfondita richiesta dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla continuazione tra reati

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ribadito che, per poter applicare la disciplina della continuazione tra reati, non è sufficiente la semplice ripetizione di condotte illecite, anche se della stessa natura. È invece necessario dimostrare l’esistenza di un elemento unificante fondamentale: il “medesimo disegno criminoso”.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su alcuni punti chiave, consolidando un orientamento giurisprudenziale ben definito.

L’Unicità del Programma Criminoso

Il fulcro per il riconoscimento della continuazione è la presenza di un’unica ideazione criminosa, una progettazione originaria di una serie ben definita di reati, concepiti nelle loro caratteristiche essenziali prima di commettere il primo. Questo distingue la continuazione da una mera tendenza a delinquere o da un “programma di vita” improntato al crimine. Quest’ultimo, infatti, è un concetto esistenziale che viene valutato negativamente da altri istituti, come la recidiva o l’abitualità nel reato, che comportano un inasprimento della pena.

L’Estemporaneità dei Reati di Evasione

Secondo la Corte, i reati di evasione sono, per loro natura, connotati da una “estemporaneità comportamentale”. Salvo rari casi, è difficile ipotizzare che un soggetto pianifichi in anticipo una serie di evasioni. Più verosimilmente, ogni evasione è frutto di una decisione autonoma e improvvisata, dettata da circostanze contingenti. Questa natura estemporanea è intrinsecamente incompatibile con l’idea di un programma criminoso unitario e preordinato.

L’Irrilevanza dell’Arco Temporale

Il Tribunale aveva dato peso all’ampio arco temporale tra i due reati (dal 2016 al 2019). La Cassazione, pur confermando l’esito, ha corretto questa impostazione, definendola “impropriamente valutata”. L’elemento dirimente non è la distanza temporale tra i reati, ma l’assenza del disegno criminoso unitario. Le connotazioni di estemporaneità delle condotte rendono, di per sé, inapplicabile il beneficio, a prescindere dal fatto che i reati siano stati commessi a breve o lunga distanza l’uno dall’altro.

Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale: il beneficio della continuazione tra reati non è un automatismo derivante dalla commissione di più illeciti simili. È necessario fornire prova rigorosa di un’ideazione unitaria e preventiva. La decisione di commettere più reati deve essere frutto di una deliberazione unica, che precede l’azione e lega teleologicamente le diverse condotte. In assenza di questo collante psicologico, la reiterazione di illeciti, specialmente quelli tipicamente estemporanei come l’evasione, viene considerata come una serie di episodi criminali distinti, da sanzionare autonomamente senza alcuna mitigazione della pena.

È sufficiente che più reati siano dello stesso tipo per ottenere il riconoscimento della continuazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che, oltre all’omogeneità dei reati, è indispensabile dimostrare l’esistenza di un unico e preordinato programma criminoso che li leghi, deliberato prima della commissione del primo reato.

La ripetizione di reati di evasione può essere considerata come attuazione di un ‘medesimo disegno criminoso’?
Generalmente no. Secondo la sentenza, i reati di evasione sono tipicamente connotati da ‘estemporaneità comportamentale’, cioè sono frutto di decisioni improvvisate e non parte di una violazione seriale pianificata in anticipo, requisito essenziale per la continuazione.

Un ampio arco temporale tra i reati esclude a priori la continuazione?
Non necessariamente. La Corte ha ritenuto l’arco temporale un elemento non decisivo nel caso specifico. L’elemento fondamentale che esclude la continuazione è l’assenza di un piano criminoso unitario; se questo manca, la distanza temporale tra i fatti diventa irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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