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Continuazione tra reati: no se passa troppo tempo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato per spaccio di stupefacenti. I giudici escludono sia la qualificazione del reato come fatto di lieve entità, sia l’istituto della continuazione tra reati, a causa del notevole lasso di tempo (quattro anni) trascorso tra gli episodi criminosi, ritenendolo incompatibile con un unico disegno criminoso.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Stop della Cassazione se il Tempo Trascorso è Eccessivo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di continuazione tra reati: un lasso di tempo eccessivo tra la commissione di diversi illeciti può interrompere il legame del ‘medesimo disegno criminoso’. Questa decisione chiarisce i limiti di applicabilità di un istituto che garantisce un trattamento sanzionatorio più mite, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso presentato da un soggetto condannato per violazione della legge sugli stupefacenti (art. 73, d.P.R. 309/1990). L’imputato si era rivolto alla Suprema Corte lamentando due principali vizi della sentenza d’appello.

In primo luogo, contestava la mancata riqualificazione del reato nella fattispecie di ‘lieve entità’ (comma 5 dell’art. 73), ritenuta più adeguata alla sua condotta. In secondo luogo, chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati (art. 81 c.p.) tra il delitto di spaccio oggetto del procedimento e un precedente reato associativo, per cui era già stato condannato con una sentenza precedente.

L’Inammissibilità del Ricorso per Genericità

La Corte ha preliminarmente bocciato il ricorso definendolo ‘inammissibile’ per la sua genericità. I giudici hanno sottolineato come l’impugnazione non si confrontasse in modo puntuale con le motivazioni della Corte d’Appello, ma mirasse a una rivalutazione del quadro probatorio. Tale riesame dei fatti è precluso in sede di legittimità, dove il compito della Cassazione è limitato al controllo della corretta applicazione del diritto.

Le Motivazioni della Cassazione sul Tema della Continuazione tra Reati

Analizzando nel dettaglio i motivi del ricorso, la Corte ha fornito chiarimenti importanti.

Per quanto riguarda la mancata qualificazione del fatto come ‘lieve entità’, i giudici hanno confermato la correttezza della decisione di merito. La Corte d’Appello aveva infatti valorizzato due elementi ostativi: la notevole quantità complessiva di sostanza stupefacente e il contesto del ritrovamento, avvenuto durante una perquisizione domiciliare legata a un’altra grave accusa (associazione finalizzata al traffico di droga). Questi fattori, secondo la Cassazione, sono sufficienti a escludere la minore gravità del reato.

Il punto centrale della pronuncia riguarda però il secondo motivo, relativo alla continuazione tra reati. La Corte ha validato la valutazione della Corte territoriale, la quale aveva evidenziato come tra la cessazione del reato associativo e la commissione dei nuovi reati di spaccio fossero trascorsi ben quattro anni. Un periodo di tempo così lungo, secondo i giudici, non è compatibile con la ‘plausibile configurazione dell’esistenza di un unico disegno criminoso’. L’unicità del programma delinquenziale è il presupposto indispensabile per applicare l’art. 81 c.p., e un intervallo temporale così ampio ne interrompe la continuità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale preciso: il fattore tempo è un elemento determinante per valutare l’esistenza di un medesimo disegno criminoso. Sebbene non esista un limite temporale fisso stabilito dalla legge, un intervallo di anni tra un reato e l’altro rende molto difficile, se non impossibile, sostenere che entrambi derivino da un’unica programmazione iniziale. Questa pronuncia serve da monito: i ricorsi in Cassazione devono essere specifici e basati su vizi di legittimità, non su mere richieste di riconsiderazione dei fatti. Inoltre, conferma che l’istituto della continuazione tra reati non può essere invocato per ‘collegare’ episodi criminosi cronologicamente distanti e privi di un evidente nesso programmatico.

Quando può essere esclusa la continuazione tra reati?
Secondo questa ordinanza, la continuazione può essere esclusa quando tra la commissione di un reato e l’altro trascorre un lasso di tempo significativo (nel caso di specie, quattro anni), poiché tale distanza temporale è considerata incompatibile con l’esistenza di un unico disegno criminoso.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se è generico, se non si confronta specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata, o se mira a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che è preclusa al giudice di legittimità.

Quali elementi possono impedire la qualificazione di un reato di spaccio come ‘fatto di lieve entità’?
La qualificazione come ‘fatto di lieve entità’ può essere esclusa in presenza di elementi come la quantità complessiva non trascurabile della sostanza stupefacente e il contesto criminale in cui il reato è stato accertato, ad esempio durante indagini per un reato più grave come l’associazione a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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