LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Continuazione tra reati: no se manca un disegno unico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. La Corte ha confermato la decisione di merito, escludendo il vincolo del medesimo disegno criminoso a causa del notevole lasso di tempo (due anni) tra i fatti e l’assenza di prove di una programmazione unitaria, ritenendo più plausibile l’ipotesi di autonome risoluzioni criminose.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Quando il Tempo Spezza il Disegno Criminoso

L’istituto della continuazione tra reati, previsto dall’articolo 81 del codice penale, è un meccanismo fondamentale per garantire una pena proporzionata a chi commette più violazioni della legge penale in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa valutazione da parte del giudice. Con l’ordinanza n. 3535/2024, la Corte di Cassazione ribadisce i confini di questo istituto, sottolineando come un significativo lasso di tempo tra i reati e l’assenza di prove concrete di un piano unitario ne ostacolino il riconoscimento.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato con due sentenze separate. La prima per aver fatto parte di un’associazione finalizzata al narcotraffico, operativa fino a marzo 2017. La seconda per un singolo episodio di spaccio di sostanze stupefacenti, commesso nel marzo 2019, ovvero due anni dopo la cessazione dell’attività associativa e il suo arresto avvenuto nel luglio 2017. L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso al Giudice dell’esecuzione chiedendo di unificare le due condanne sotto il vincolo della continuazione, sostenendo che entrambi i reati fossero parte di un unico progetto criminale. La Corte d’Appello di Roma ha respinto la richiesta, e contro tale decisione è stato proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e la Continuazione tra Reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, le censure del ricorrente non superavano il vaglio preliminare di ammissibilità, in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti – non consentita in sede di legittimità – e presentavano argomentazioni giuridiche generiche e manifestamente infondate.

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dei presupposti per la continuazione tra reati. La Corte ha evidenziato che non è sufficiente la mera omogeneità dei reati (in questo caso, entrambi legati al traffico di droga) per presumere l’esistenza di un medesimo disegno criminoso.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte si fonda su due pilastri principali:

1. Il Lasso Temporale: Un intervallo di due anni tra la fine dell’operatività del sodalizio criminale e la commissione del nuovo reato è stato ritenuto un elemento decisivo. Questo lungo periodo di tempo rende più plausibile che il secondo illecito sia frutto di una nuova e autonoma determinazione criminale, piuttosto che l’attuazione di un piano concepito anni prima.

2. L’Assenza di Prova di un Programma Unitario: Il ricorrente non ha fornito elementi concreti per dimostrare che il reato del 2019 fosse stato pianificato fin dall’inizio, insieme all’attività associativa conclusasi nel 2017. Le sole dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, in assenza di altri riscontri, sono state giudicate insufficienti a superare l’accertamento del giudice della cognizione sulla durata del vincolo associativo. In sostanza, mancavano le circostanze sintomatiche di un’ideazione e programmazione che abbracciasse tutti i reati sin dalla commissione del primo.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio consolidato: per ottenere il riconoscimento della continuazione tra reati, è onere del richiedente provare l’esistenza di un disegno criminoso unico, deliberato ab origine e che comprenda tutti gli episodi delittuosi. Un significativo intervallo temporale tra i fatti costituisce un forte indizio contrario, che può essere superato solo con prove concrete di una programmazione unitaria. La semplice affinità della natura dei reati non basta a configurare quel vincolo psicologico e programmatico che l’istituto della continuazione richiede, rendendo le violazioni riconducibili ad autonome e distinte risoluzioni criminose.

Quando si può applicare la continuazione tra reati?
La continuazione tra reati si applica quando più reati sono commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, ovvero quando sono stati ideati e programmati unitariamente sin dall’inizio, anche se commessi in momenti diversi.

Un lungo intervallo di tempo tra due reati esclude automaticamente la continuazione?
Non la esclude automaticamente, ma rappresenta un elemento di forte rilievo che gioca contro il suo riconoscimento. Un lungo lasso di tempo (in questo caso, due anni) rende più plausibile che il reato successivo derivi da una nuova e autonoma decisione criminale, piuttosto che da un piano originario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate erano generiche e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in Cassazione. Inoltre, la Corte ha ritenuto manifestamente infondate le argomentazioni legali, poiché non vi erano prove di un disegno criminoso unitario che collegasse un reato associativo del 2017 a uno singolo del 2019.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati