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Continuazione tra reati: no se manca disegno unitario

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della continuazione tra reati per tre condanne distinte. Secondo la Corte, un ampio arco temporale, la diversità delle persone offese e dei contesti in cui i reati sono stati commessi sono elementi che escludono la sussistenza di un disegno criminoso unitario, delineando piuttosto un generico programma delinquenziale.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Quando un Ampio Lasso di Tempo Esclude il Disegno Unitario

L’istituto della continuazione tra reati, previsto dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un cardine del nostro sistema sanzionatorio, consentendo di mitigare la pena per chi commette più violazioni della legge in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa valutazione da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di questo istituto, sottolineando come un ampio arco temporale e la diversità dei contesti possano far venir meno il presupposto del disegno unitario.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta di un condannato di vedere applicata la disciplina della continuazione tra reati a tre diverse sentenze di condanna, emesse rispettivamente nel 2013, 2016 e 2021 per reati della stessa natura. Il Tribunale, in funzione di Giudice dell’esecuzione, aveva respinto l’istanza. Pur riconoscendo l’omogeneità dei beni giuridici lesi, il giudice di merito aveva evidenziato elementi di forte differenziazione tra le condotte: la diversità delle persone offese, i differenti contesti operativi e, soprattutto, l’ampio lasso di tempo intercorso tra la commissione dei vari reati. Questi fattori, secondo il Tribunale, non delineavano un disegno criminoso unitario, bensì un più generico programma delinquenziale.

La Decisione della Corte sulla Continuazione tra Reati

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa. I giudici di legittimità hanno ritenuto i motivi del ricorso come una mera riproposizione di argomenti già correttamente esaminati e disattesi dal Tribunale, privi di una reale critica alla motivazione del provvedimento impugnato. In particolare, la Corte ha definito manifestamente infondato il motivo relativo alla presunta illogicità della motivazione, evidenziando come il percorso argomentativo del Giudice dell’esecuzione fosse coerente e non sindacabile in sede di legittimità. L’appello si limitava a contrapporre una diversa lettura dei fatti, senza però dimostrare l’esistenza di quel singolo e preventivo disegno criminoso che costituisce il fondamento della continuazione tra reati.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte Suprema si fonda su un principio consolidato: per il riconoscimento della continuazione non è sufficiente la semplice ripetizione di reati dello stesso tipo. È indispensabile provare l’esistenza di un’unica ideazione criminosa, una programmazione iniziale che abbracci tutte le condotte successive. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente valorizzato gli elementi che deponevano in senso contrario: l’arco temporale esteso (dal 2011 al 2014), la pluralità delle vittime e la diversità delle circostanze. Questi elementi, secondo la Cassazione, interrompono il nesso teleologico e psicologico che deve unire i vari episodi delittuosi. In assenza di una prova concreta dell’identità del medesimo disegno criminoso, la reiterazione dei reati viene correttamente interpretata come espressione di una generica tendenza a delinquere, e non come l’attuazione di un piano preordinato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un importante criterio distintivo per l’applicazione della continuazione tra reati. La presenza di un notevole distacco temporale tra i fatti, unita alla variazione delle vittime e dei contesti, costituisce un forte indizio contro l’esistenza di un disegno criminoso unitario. Per ottenere il beneficio, non basta invocare la somiglianza dei reati, ma è onere del richiedente fornire elementi concreti che dimostrino come tutte le azioni illecite fossero state previste e deliberate sin dall’inizio, come parte di un unico progetto. In mancanza di tale prova, prevale la presunzione di una pluralità di reati autonomi, ciascuno da sanzionare singolarmente.

Quando si può chiedere l’applicazione della continuazione tra reati?
Si può chiedere quando più reati sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, ovvero quando l’agente ha pianificato fin dall’inizio di commettere una serie di illeciti per un unico scopo finale.

Perché un ampio arco temporale tra i reati può escludere la continuazione?
Perché un lungo periodo tra un reato e l’altro, unito ad altri elementi come la diversità delle vittime o dei contesti, rende meno probabile che tutte le azioni facessero parte di un unico piano originario, suggerendo piuttosto l’esistenza di decisioni autonome e successive di delinquere.

Per quale motivo il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice riproduzione di argomenti già respinti dal giudice precedente con motivazione logica e coerente, e non contenevano una critica specifica e giuridicamente fondata alla decisione impugnata, limitandosi a proporre una diversa valutazione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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