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Continuazione tra reati: la decisione della Cassazione

Un individuo condannato con cinque sentenze definitive ha richiesto il riconoscimento della continuazione tra reati. La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso, confermando il diniego per due reati eterogenei e distanti nel tempo, ma annullando la decisione per altri tre reati commessi nello stesso luogo e in un arco temporale ristretto. Per questi ultimi, la Corte ha ritenuto insufficiente la motivazione del giudice di merito, ordinando una nuova e più approfondita valutazione sull’esistenza di un unico disegno criminoso.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Quando la Vicinanza Spazio-Temporale Non Basta

L’istituto della continuazione tra reati rappresenta un pilastro del nostro sistema sanzionatorio, volto a mitigare la pena per chi commette più illeciti sotto l’impulso di un unico disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 28015/2025, offre importanti chiarimenti sui criteri da utilizzare, distinguendo tra una generica tendenza a delinquere e una specifica programmazione criminale.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Unificazione delle Pene

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo che, dopo aver subito cinque condanne definitive, si è rivolto al Giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento della continuazione tra reati. L’obiettivo era unificare le pene inflitte, beneficiando del più mite trattamento sanzionatorio del cumulo giuridico. I reati in questione erano stati commessi in un arco temporale di diversi anni e in luoghi differenti. Nello specifico, due episodi (furto aggravato e falso ideologico) erano avvenuti tra il 2015 e il 2016 in Toscana, mentre altri tre (tra cui un tentato omicidio e lesioni personali) si erano concentrati nelle Marche tra il 2017 e il 2018, alcuni addirittura nella stessa giornata.

La Decisione del Tribunale: L’Eterogeneità come Ostacolo

Il Tribunale di Macerata, in qualità di Giudice dell’esecuzione, aveva respinto integralmente la richiesta. Secondo il giudice, i reati erano troppo eterogenei per essere ricondotti a un unico disegno. In particolare, i primi due episodi, commessi in Toscana, erano stati ritenuti distinti per modalità esecutive, tipologia di reato e distanza temporale e geografica dagli altri tre. Anche per il gruppo di reati commessi nelle Marche, il Tribunale aveva escluso la continuazione, ritenendoli frutto di determinazioni criminose autonome e non di una programmazione unitaria, nonostante la loro evidente contiguità.

La Valutazione della Cassazione sulla Continuazione tra Reati

La Corte di Cassazione ha analizzato il ricorso dell’imputato, giungendo a una conclusione differenziata che distingue nettamente le due serie di crimini.

Reati Distanti e Diversi: Negazione Confermata

Per quanto riguarda i due reati commessi nel 2015 e 2016, la Corte ha confermato la decisione del Tribunale. L’ampio arco temporale, la distanza geografica e la diversità dei reati (furto e falso ideologico) rendevano effettivamente insostenibile l’ipotesi di un unico disegno criminoso che li legasse agli episodi successivi. Per questa parte, il ricorso è stato quindi rigettato.

Reati Contigui: Motivazione Carente e Rinvio

La valutazione della Corte è stata opposta per i tre reati commessi tra il 2017 e il 2018 nella stessa città. La Cassazione ha censurato la motivazione del Tribunale, giudicandola assertiva e carente. Di fronte a una così forte contiguità spaziale e temporale (due reati commessi nello stesso giorno), il giudice non può limitarsi ad affermare che manca un’unica programmazione. È necessario, invece, condurre una verifica approfondita e spiegare concretamente perché, nonostante gli indizi, si ritiene che i reati siano espressione di impulsi estemporanei e non di un piano unitario. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza su questo punto, rinviando il caso al Tribunale di Macerata per una nuova e più motivata valutazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito principi consolidati in materia. La continuazione tra reati richiede la prova di un ‘medesimo disegno criminoso’, inteso come un’originaria e unitaria programmazione di una serie di illeciti, già concepiti nelle loro caratteristiche essenziali. Questo concetto deve essere distinto dalla mera ‘concezione di vita’ fondata su attività illecite. La reiterazione di condotte criminose può essere espressione di una scelta di vita improntata al crimine, penalizzata da istituti come la recidiva o l’abitualità, ma non integra di per sé il ‘favor rei’ sotteso alla continuazione. La verifica di tale preordinazione, inoltre, non può basarsi su mere congetture, ma deve fondarsi su elementi concreti che dimostrino che i reati sono stati concepiti ed eseguiti nell’ambito di un programma unitario.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ha un’importante implicazione pratica: la contiguità spaziale e temporale dei reati costituisce un indizio fondamentale per il riconoscimento della continuazione, ma non è una prova automatica. Al contempo, un giudice non può ignorare tali indizi. Se intende negare l’unicità del disegno criminoso, deve fornire una motivazione solida, logica e non assertiva, che spieghi perché quegli elementi non siano sufficienti. La decisione rafforza la necessità di un’analisi caso per caso, ancorata a prove concrete, per garantire una corretta applicazione di un istituto che incide significativamente sulla determinazione della pena.

Quando si può chiedere la continuazione tra reati?
Si può chiedere in fase di esecuzione della pena, ai sensi dell’art. 671 c.p.p., quando più reati, giudicati con sentenze diverse, sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso.

La vicinanza di tempo e luogo tra più reati è sufficiente per ottenere la continuazione?
No, non è sufficiente da sola, ma costituisce un forte indizio. La Corte ha stabilito che, di fronte a una evidente contiguità spaziale e temporale, il giudice non può negare la continuazione con una motivazione generica, ma deve condurre una verifica adeguata sull’esistenza di un’unica programmazione criminosa.

Qual è la differenza tra ‘disegno criminoso’ e una generica ‘vita dedita al crimine’?
Il ‘disegno criminoso’ richiede una programmazione originaria e unitaria di specifici illeciti. Una ‘vita dedita al crimine’, invece, è una scelta generale che non rientra nella continuazione, ma viene sanzionata con altri istituti come la recidiva o l’abitualità a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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