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Continuazione tra reati: la Cassazione decide

Un soggetto ha richiesto l’applicazione della continuazione tra reati per due condanne distinte: una per un singolo episodio di spaccio e l’altra per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. I motivi principali del rigetto sono stati il notevole lasso di tempo trascorso tra i fatti (oltre un anno) e la diversa modalità di commissione dei reati (uno in forma associativa, l’altro in concorso con un soggetto esterno), elementi ritenuti sufficienti per escludere l’esistenza di un medesimo disegno criminoso.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: La Cassazione e il “Medesimo Disegno Criminoso”

L’istituto della continuazione tra reati, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un cardine del nostro sistema sanzionatorio, consentendo di mitigare il trattamento punitivo quando più crimini sono riconducibili a un unico progetto. Tuttavia, la sua applicazione, specialmente in fase esecutiva, non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i rigorosi criteri necessari per il suo riconoscimento, sottolineando come il fattore temporale e la diversità delle modalità operative possano essere decisivi per escluderla.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in due procedimenti distinti. Il primo, per un reato di spaccio di stupefacenti commesso in concorso con un’altra persona nel giugno 2018. Il secondo, ben più grave, per partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, con una condotta accertata dal marzo 2017 fino al 9 giugno 2017.

Diventate definitive entrambe le sentenze, la difesa ha richiesto al giudice dell’esecuzione di applicare la disciplina della continuazione tra reati, sostenendo che entrambi i fatti fossero espressione di un unico programma criminoso. La Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha respinto l’istanza, portando il caso all’attenzione della Cassazione.

La Decisione della Corte sulla continuazione tra reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la decisione del giudice dell’esecuzione. Gli Ermellini hanno ritenuto corretta la valutazione che escludeva la sussistenza di un medesimo disegno criminoso tra i reati giudicati. La decisione si fonda su un’analisi attenta di specifici indicatori, che vanno oltre la semplice omogeneità dei reati commessi.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi fondamentali, in linea con i principi consolidati espressi anche dalle Sezioni Unite.

L’Importanza del Fattore Temporale

Il primo elemento ostativo individuato è stato il considerevole lasso di tempo intercorso tra la cessazione del contributo del condannato all’associazione criminale (giugno 2017) e la commissione del singolo reato di spaccio (giugno 2018). Un intervallo di oltre un anno, secondo la Corte, è un indicatore forte contro l’esistenza di una programmazione unitaria e predeterminata. Quanto più ampio è il tempo che separa le violazioni, tanto più è improbabile che esse discendano da un unico piano iniziale.

La Diversità delle Condotte Criminali

Un secondo fattore decisivo è stata la diversità delle forme di manifestazione del reato. Nel primo caso, la condotta si inseriva in un contesto associativo stabile e strutturato. Nel secondo, invece, si trattava di un episodio isolato, commesso in concorso con un soggetto estraneo a quel sodalizio. Questa differenza nelle modalità operative, secondo i giudici, riflette una diversa determinazione a delinquere, difficilmente riconducibile a un progetto unitario concepito in precedenza. L’episodio del 2018 appariva più come il frutto di una determinazione estemporanea che come l’attuazione di un piano preesistente.

L’Assenza di un Unico “Disegno Criminoso”

La Corte ha ribadito che, per riconoscere la continuazione tra reati, non è sufficiente la generica omogeneità dei crimini. È necessaria una verifica approfondita che dimostri come i reati successivi al primo fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, sin dall’inizio. Mancando prove concrete di un simile piano unitario, e in presenza di indicatori contrari come il tempo e le diverse modalità esecutive, la richiesta non poteva essere accolta.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso nell’applicazione della continuazione tra reati. La sentenza chiarisce che il giudice deve andare oltre la superficie, analizzando indicatori concreti come la contiguità spazio-temporale, le modalità della condotta e le causali. Per chi invoca questo istituto, non basta affermare l’esistenza di un piano unitario, ma è necessario fornire elementi concreti che lo dimostrino, superando le forti presunzioni contrarie derivanti da un lungo intervallo temporale e da contesti operativi differenti. La decisione sottolinea che ogni reato, se non provato diversamente, nasce da una deliberazione autonoma.

Quando può essere riconosciuta la continuazione tra reati?
La continuazione può essere riconosciuta solo quando si dimostra che più reati sono stati commessi in esecuzione di un “medesimo disegno criminoso”, ovvero un piano unitario e preordinato, concepito da una persona prima della commissione del primo reato. La semplice somiglianza tra i reati non è sufficiente.

Un lungo intervallo di tempo tra due reati esclude la continuazione?
Sì, secondo questa sentenza, un lasso di tempo significativo tra le violazioni (nel caso specifico, oltre un anno) è un elemento decisivo che rende improbabile l’esistenza di una programmazione unitaria e predeterminata, costituendo un forte ostacolo al riconoscimento della continuazione.

La diversità nelle modalità di commissione dei reati è rilevante ai fini della continuazione?
Sì, è molto rilevante. La Corte ha stabilito che la differenza tra un reato commesso all’interno di un’associazione criminale e un altro commesso in concorso con un soggetto esterno a tale gruppo indica una diversità di determinazione criminale che si oppone al concetto di un unico disegno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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