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Continuazione tra reati: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che riconosceva la continuazione tra reati di furto commessi a breve distanza di tempo. La Corte ha stabilito che la mera omogeneità dei reati e la vicinanza temporale non bastano a provare un unico disegno criminoso, che deve essere deliberato preventivamente nelle sue linee essenziali. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame del punto specifico.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Non Basta la Sola Vicinanza Temporale

L’istituto della continuazione tra reati rappresenta un elemento cruciale nel calcolo della pena, offrendo un trattamento sanzionatorio più mite a chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 33053/2024) ha ribadito i rigorosi criteri necessari per il suo riconoscimento, annullando una decisione di merito che si era basata su elementi insufficienti.

I Fatti del Caso

Due imputate venivano condannate dal Tribunale di Cuneo per un furto commesso il 20 ottobre 2021. Durante il giudizio abbreviato, il Tribunale riconosceva la continuazione tra questo reato e un altro furto per cui le stesse erano state condannate dal Tribunale di Verbania solo pochi mesi prima, commesso appena dodici giorni prima del primo. Di conseguenza, la pena veniva ricalcolata in modo più favorevole per le imputate.

Il Procuratore della Repubblica, però, non condivideva questa conclusione e proponeva ricorso, lamentando sia un vizio procedurale sia un errore nella valutazione del merito.

La Questione Procedurale: L’Acquisizione Tardiva della Prova

Il primo motivo di ricorso del Pubblico Ministero riguardava un aspetto procedurale: la sentenza del Tribunale di Verbania, usata per dimostrare la continuità, era stata prodotta dalla difesa solo al termine della discussione. Secondo il ricorrente, questa produzione tardiva aveva violato il principio del contraddittorio, impedendogli di interloquire su un documento decisivo.

La Cassazione, pur riconoscendo l’esistenza di un error in procedendo, ha respinto questo motivo. Ha chiarito che, sebbene la produzione di documenti debba avvenire prima dell’inizio della discussione, la nullità che ne deriva è di natura intermedia. Poiché il rappresentante della pubblica accusa era presente al momento del deposito del documento e non aveva sollevato immediatamente l’eccezione, la nullità doveva considerarsi sanata.

Il Cuore della Decisione: I Requisiti della Continuazione tra Reati

Il secondo motivo di ricorso, ritenuto fondato dalla Corte, si concentrava sulla sostanza della decisione. Il Tribunale di Cuneo aveva motivato il riconoscimento della continuazione basandosi su tre elementi: l’omogeneità dei reati (entrambi furti), la contiguità temporale (solo 12 giorni di distanza) e la partecipazione delle stesse imputate.

Secondo la Cassazione, questa motivazione è insufficiente e contrasta con la sua consolidata giurisprudenza. Per poter applicare la continuazione tra reati, non basta dimostrare una generica inclinazione a delinquere o una semplice ripetizione di condotte illecite. È necessaria la prova rigorosa di un unico disegno criminoso.

Cos’è il Medesimo Disegno Criminoso?

Il disegno criminoso è un programma deliberato ab origine, cioè fin dall’inizio, che prevede la commissione di una serie ben individuata di illeciti, concepiti almeno nelle loro caratteristiche essenziali. Deve trattarsi di una risoluzione preventiva e unitaria, non di decisioni prese di volta in volta sotto la spinta di circostanze occasionali.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha specificato che l’indagine del giudice deve avere un carattere essenzialmente psicologico, volto a verificare se le singole violazioni siano parte integrante di un unico programma deliberato sin dall’inizio. Elementi come la distanza cronologica, le modalità della condotta, la tipologia dei reati e l’omogeneità delle violazioni sono solo “indici rivelatori” e non possono, da soli, fondare la decisione. Essi devono essere valutati nel loro complesso per accertare, caso per caso, l’esistenza di quella preventiva ideazione che unifica i diversi reati.

Nel caso di specie, il Tribunale si era limitato a constatare dati esteriori (tempo, tipo di reato, autori) senza approfondire l’elemento psicologico, ovvero senza verificare se i due furti fossero effettivamente frutto di una medesima e preventiva risoluzione criminosa. Tale approccio, secondo la Suprema Corte, rischia di trasformare l’istituto in uno “sconto premiale” ingiustificato per chi delinque con maggiore frequenza.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto del riconoscimento della continuazione. Ha rinviato il caso al Tribunale di Cuneo, in diversa composizione, che dovrà procedere a un nuovo esame della questione. Il giudice del rinvio dovrà attenersi ai principi espressi dalla Cassazione, conducendo un’analisi più approfondita e rigorosa per accertare se, al di là degli indici esteriori, esistesse realmente un unico e preventivo disegno criminoso alla base dei due furti.

Quando si può applicare la continuazione tra reati?
Secondo la sentenza, la continuazione si applica solo quando sia provata in modo rigoroso l’esistenza di un unico e medesimo disegno criminoso, ovvero un programma delinquenziale deliberato preventivamente nelle sue linee essenziali, che lega tra loro le diverse violazioni di legge.

La vicinanza di tempo e la somiglianza dei reati bastano per riconoscere il disegno criminoso?
No. La sentenza chiarisce che la prossimità temporale, l’identità degli autori e l’omogeneità dei reati sono solo indici che possono contribuire alla prova, ma da soli non sono sufficienti. È indispensabile un’indagine sull’elemento psicologico, cioè sulla preventiva ideazione dei reati.

Cosa succede se un documento viene prodotto in giudizio abbreviato dopo la discussione?
La produzione tardiva di un documento costituisce un errore procedurale che viola il contraddittorio. Tuttavia, secondo la Corte, si tratta di una nullità a regime intermedio che deve essere eccepita immediatamente dalla parte interessata presente. In caso di mancata eccezione, la nullità si considera sanata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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